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Le chiese nel Regno Unito chiedono concreti impegni in vista della conferenza sul clima a Glasgow

Più di 50 personalità religiose britanniche hanno firmato la «Dichiarazione multireligiosa di Glasgow», che chiede alla politica di mettere in atto i punti dell’Accordo di Parigi per il clima del 2015, che ricordiamo è un trattato internazionale giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici adottato dai 196 partecipanti dell’allora Cop21. Siamo a poche settimane dall’appuntamento con la Cop26 che sarà ospitata proprio dalla città scozzese, ancora una volta nella consapevolezza che nel campo delle politiche climatiche il tempo è già scaduto e servono azioni concrete immediate.

La Dichiarazione, che viene resa pubblica durante la Climate Fringe Week, la settimana dedicata alla sensibilizzazione sui cambiamenti climatici, sottolinea quanto sia necessaria un’azione urgente per evitare le perdite di vite umane e materiali, i danni devastanti e le migrazioni forzate dovute al cambiamento climatico in corso.

Siglato fra le altre dalle chiese metodiste, battiste, episcopali, presbiteriane, riformate unite, cattoliche, episcopali, dalle comunità islamiche, ebraiche, hindu, baha’i e buddiste, il testo chiede una transizione verso un’economia giusta e verde e che i governi si impegnino a raggiungere obiettivi basati sulla scienza in linea con un futuro a emissioni zero.

Ecco il testo della dichiarazione:

«Le nostre comunità di fede sono unite nella cura della vita umana e del mondo naturale. Condividiamo la fede in un futuro pieno di speranza, così come l’obbligo di essere responsabili nella cura della nostra casa comune, la Terra.

Riconosciamo le opportunità offerte dalla Cop26 nell’affrontare l’urgente necessità di agire per limitare gli effetti del cambiamento climatico e l’importanza fondamentale delle decisioni prese in questa conferenza per portare avanti l’accordo raggiunto a Parigi nel 2015.

Le persone hanno sfruttato il pianeta, causando il cambiamento climatico. Riconosciamo che l’onere delle perdite e dei danni ricade maggiormente sulle persone che vivono in povertà, in particolare donne e bambini.

Riconosciamo gli impegni presi attraverso la Dichiarazione di Lambeth nel 2015. Ora, a causa della gravità della nostra situazione, dell’impatto del cambiamento climatico nel mondo e della disuguaglianza dei suoi effetti, cerchiamo di rafforzare tali impegni.

Ci impegniamo a rispondere a questa sfida:

-Riflettendo profondamente nella preghiera, nella meditazione e nel culto per discernere come prendersi cura della terra e degli altri, e incoraggiare le nostre rispettive comunità a fare lo stesso.

-Promuovendo cambiamenti trasformativi nelle nostre vite e nelle vite delle nostre comunità attraverso l’azione individuale e collettiva.

-Restando sostenitori della giustizia invitando governi, imprese e altri che esercitano potere e influenza a mettere in atto l’accordo di Parigi

-Rendendo prioritaria la transizione verso un’economia giusta e verde

-Impegnandoci per obiettivi basati sulla scienza che siano allineati con un futuro sano, resiliente e a zero emissioni.

Ricordiamo ai governi gli impegni presi a Parigi nel 2015 per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi e l’articolo 17 della Dichiarazione universale sulla bioetica e i diritti umani che recita “Deve essere prestata la dovuta considerazione all’interconnessione tra esseri umani e altre forme di vita, all’importanza dell’accesso appropriato all’utilizzo delle risorse biologiche e genetiche, al rispetto per le conoscenze tradizionali e per il ruolo degli esseri umani nella protezione dell’ambiente, della biosfera e della biodiversità”, al fine di proteggere l’ambiente, la biosfera e la biodiversità. Li invitiamo a intraprendere le azioni urgenti necessarie per evitare perdite, danni e migrazioni forzate minacciate dal cambiamento climatico.

Ci auguriamo che i governi lavorino insieme e con gli altri per creare una visione positiva per il 2050 in cui affrontare il cambiamento climatico non sia solo un’opportunità per smettere di bruciare combustibili fossili, ma anche per ottenere aria e acqua più pulite, ridurre gli sprechi alimentari, assicurare una giusta ed equa condivisione delle risorse della terra, e per proteggere gli habitat che condividiamo con tutte le altre forme di vita dalla cui salute dipendiamo anche noi.

Nonostante le nostre differenze dottrinali e politiche, sappiamo che dobbiamo cambiare i nostri modi per garantire una qualità di vita che tutti possano condividere e dobbiamo dare speranza alle persone di tutte le età, ovunque, comprese le generazioni future. Per offrire speranza nel mondo dobbiamo avere fiducia che chi è al potere capisca il ruolo vitale che deve svolgere alla Cop26 di Glasgow.

La nostra energia collettiva e le nostre preghiere saranno con coloro che lavorano per un risultato positivo».