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Giancarlo Siani. Il giornalista ucciso per «reato di scrittura»

Il 23 settembre 1985 Giancarlo Siani viene ucciso a Napoli dal clan dei Nuvoletta.

Il giovane cronista di 26 anni denunciava dalle colonne de “Il Mattino” di Napoli l’attività di alcune cosche criminali (camorra) e la loro espansione economica, ottenuta grazie agli intrecci con la politica per usufruire dei miliardi devoluti alla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto del 1980.

Il processo chiarirà 12 anni dopo e per la prima volta in Italia, che Siani (la storia del giornalista è ricordata in un bel documentario Rai condotto da Massimo Bernardini) è stato ucciso per «un reato di scrittura».

«Sin dagli inizi della sua attività giornalistica – si legge sul sito della Fondazione  dedicata al giornalista – , Giancarlo Siani ha dedicato la sua attenzione al mondo dei lavoratori. Le parole più ricorrenti nei suoi articoli sono Lavoro (1336 volte), lavoratori (728 volte), fabbrica (554 volte), disoccupati (292 volte), sindacato (506 volte), Cisl (352 volte), Cgil (290 volte), Uil (394 volte), lotta (364 volte), edilizia (178 volte). Siani racconta, in gran parte dei suoi articoli (circa 220 su 651), i conflitti sociali del Novecento, mettendosi sempre dalla parte delle classi lavoratrici, portatrici di interessi universali e di emancipazione, assetate di giustizia sociale. Anche il Mezzogiorno e i suoi storici problemi sono al centro di tante sue inchieste giornalistiche, sempre concluse con reali e concrete soluzioni delle forze sociali in campo».

Marco Risi ha dedicato a Siani il film “Fortapàsc”, pellicola che ospita nel ruolo di Siani la splendida interpretazione di Libero De Rienzo.

«Dopo il 23 settembre 1985 – scrive la giornalista Graziella Di Mambro Pedoto, su Articolo 21.org -, nulla nel giornalismo italiano, nella lotta alla camorra e nella memoria collettiva è stato più come prima di allora. Giancarlo Siani il giovane collaboratore de Il Mattino è stato ricordato in molti modi in questi 36 anni.

Nell’anniversario 2021 il suo giornale ha scelto di pubblicare il libro “Per Giancarlo Siani. Dalla verità sul delitto al mistero del dossier”distribuito  in edicola insieme al quotidiano. É un modo per rafforzare il messaggio che Giancarlo ha lasciato a tutti i giornalisti, infatti il volume contiene il contributo di molti colleghi.

All’iniziativa hanno aderito anche il sindacato dei giornalisti della campania (Sugc) e la Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), che vorrebbero far coincidere la data d’uscita con l’inizio di un reale percorso di tutela dei giornalisti precari, portando finalmente a termine un serio piano sull’equo compenso. Perché Giancarlo Siani era anche questo: un collaboratore in un grande quotidiano del sud. Del significato e del valore del libro parla il fratello di Giancarlo, Paolo Siani, che ha dedicato tutta la vita a sottolineare il messaggio del giovane cronista e l’impatto che esso ha avuto sulla libertà di stampa, sulla lotta alla camorra, sulla coscienza civile del Paese: “Con questo libro dopo 36 anni dalla barbara uccisione di Giancarlo – dice Paolo  –,  Federico Monga che negli anni 80 era ancora all’Università, sceglie con coraggio di raccontare Giancarlo attraverso il lavoro dei suoi colleghi, che sotto la direzione di Sergio Zavoli (prima) e di Paolo Graldi (dopo) ripresero seriamente a occuparsi del caso, che come ricorda Paolo Giraldi era un ‘delitto che andava oltre il delitto: ci riguardava tutti, era una ferita al patrimonio comune della libertà.’ Questo volume rappresenta non solo un documento storico, ma, credo, anche una presa di distanza da quella prima pagina de Il Mattino del 24 settembre 1985 in cui la notizia della morte di Giancarlo non fu trattata come doveva esserlo e che per me ha rappresentato una ferita profonda che questo libro tenta finalmente di sanare”».