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Clima, ci vogliono cambiamenti significativi

A pochi giorni dalle elezioni che il 20 settembre hanno portato la riconferma in Canada, per il terzo mandato, del Primo Ministro Justin Trudeau, i leader delle chiese anglicane e luterane scrivono al premier e al nuovo Parlamento una lettera per ricordare limportanza della crisi climatica, in vista della prossima Conferenza delle Parti dell’Onu (Cop26) che si aprirà fra poco meno di un mese a Glasgow.

Nel documento, datato 5 ottobre, Linda Nicholls (arcivescova e primate della Chiesa anglicana del Canada) e Susan C. Johnson (vescova nazionale della Chiesa evangelica luterana in Canada) seguite da 41 firmatari, esprimono la loro «preoccupazione per l’impatto in corso del cambiamento climatico causato dagli esseri umani sulle comunità in Canada e in tutto il mondo, e chiedono un’azione da parte del governo canadese per garantire che il Canada dia il suo equo contributo per ridurre le emissioni di gas-serra e mitigare l’impatto del cambiamento climatico».

Ricordano poi l’impegno, come cristiani, nel «prendersi cura di tutta la creazione ed essere responsabili»; l’impatto del cambiamento climatico è evidente, dall’aumento degli incendi alle gravi inondazioni, alla drastica diminuzione delle risorse e quindi della sicurezza alimentare per molte popolazioni, soprattutto indigene, che fanno sì che «la salute e la sicurezza di molti continui a essere minacciata».

La lettera ricorda inoltre che il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc, formato fin dal 1988 nell’ambito delle Nazioni Unite, mettendo insieme l’Organizzazione meteorologica mondiale e il Programma Onu per l’ambiente) nel suo ultimo rapporto dà un «duro avvertimento», confermando l’impatto prodotto dalle attività umane sul clima, già esistente a livello mondiale, «sconvolgendo i sistemi meteorologici globali, incidendo sulla produzione alimentare e aumentando le migrazioni per ragioni legate al clima». Naturalmente questo colpisce maggiormente le comunità già emarginate e più in difficoltà, aumentando le disparità a livello mondiale.

Tuttavia, ricordano i leader, «ci sono ancora dei modi per limitare i danni se facciamo ora dei cambiamenti significativi»; ne ricordano quattro, con l’auspicio che le richieste siano portate all’incontro della Cop26: l’impegno a ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra del 60% al di sotto dei livelli del 2005; investire nella transizione ecologica sostenendo lavoratori e comunità, per garantire benessere a tutti e una “green economy” davvero inclusiva; rispettare i diritti delle popolazioni indigene, in particolare al «consenso libero e informato» riguardo allo sviluppo di risorse e infrastrutture, politiche ambientali ed energetiche; e infine impegnarsi finanziariamente per sostenere «le misure di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici nel Sud del mondo».

Anche se l’impegno è enorme e le conseguenze del nostro agire (o non agire) potenzialmente catastrofiche, i leader anglicani e luterani guardano al futuro con speranza, guidati dalla fede «in colui che affrontò la propria morte e fu risuscitato a nuova vita. Crediamo che un mondo migliore sia possibile e che siamo tutti chiamati a fare la nostra parte per costruire insieme quel mondo». Fiduciosi di poter lavorare insieme al nuovo Parlamento e al riconfermato Premier, e affrontare questa «sfida generazionale» per «costruire un mondo migliore per tutti».