fc8rbnnwqaqajtu

Voci diverse, sfide comuni

Una vicinanza non solo temporale ha collegato idealmente il Culto evangelico trasmesso su Raidue da Bruxelles domenica 31 ottobre, Festa della Riforma, e la giornata che ha sostituito la II Assise della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), il cui svolgimento con circa 150 partecipanti sarebbe stato impossibile in epoca di pandemia, e in modalità telematica assai macchinoso.

Così si è scelto di avere una matinée pubblica con una tavola rotonda nella chiesa metodista di via XX Settembre a cui erano presenti alcuni degli oratori, il Consiglio uscente, i rappresentanti degli esecutivi delle chiese facenti capo alla Federazione stessa. Il pomeriggio, alla chiesa luterana di Roma, l’Assemblea ha eletto il nuovo Consiglio e il nuovo presidente della Fcei nella persona di Daniele Garrone, pastore valdese e docente di Antico Testamento alla Facoltà valdese di Teologia. Più volte, dunque, è risuonato un appello a considerare il valore della Parola (che muove tutti e tutte noi) e a valutare con attenzione il peso delle parole nostre: un gesto di responsabilità, da mettere in atto insieme a tutti gli esercizi di responsabilità a cui ci chiama l’emergenza-Covid.

«Ricevete con dolcezza la parola che è stata piantata in voi» (Giacomo 1, 21b): una promessa che è per noi come una radice profonda, è stato detto nel corso del culto teletrasmesso in base all’accordo fra la rubrica Protestantesimo e le trasmissioni “sorelle”, che si concretizza anche a Natale, Pasqua, Pentecoste. Nel ricordo della voce che si alzò 500 anni fa da chi volle mettersi al servizio della verità, in preghiera è stato detto: «Deponiamo di fronte a te, Signore, le nostre parole vuote, vane, a cui non fa seguito il nostro impegno…»; le deponiamo insieme alle nostre «parole dure, che feriscono il nostro prossimo, parole che calunniano, avviliscono e disprezzano chi è diverso da noi». Sono parole che dividono, «e soprattutto ci allontanano da Te». Tema ripreso, con preoccupazione, da Marco Tarquinio nella tavola rotonda, in riferimento ai linguaggi dell’odio così diffusi oggi.

Si può così tornare alla mattinata precedente, cioè all’incontro ideato – ha detto il presidente uscente della Fcei Luca M. Negro – per passare dalla XIX alla XX Assemblea, aperto dal video La voce protestante nello spazio pubblico realizzato da Nadia Angelucci (caporedattrice di Protestantesimo) a illustrazione dell’attività dei servizi e delle Commissioni della Federazione: dal Servizio Comunicazione al Servizio Istruzione e educazione, dalle varie articolazioni della Commissione Studi-Dialogo-Integrazione alla Commissione Glam su globalizzazione e ambiente. Quanto alle relazioni ecumeniche, in primo piano è stata ribadita l’importanza dell’esperienza dei corridoi umanitari.

Se il tema generale della giornata era «Che cosa vedi?», suggerito dal versetto di Geremia 1, 11, la tavola rotonda condotta da Claudio Paravati è stata affrontata da ospiti in presenza e da altri collegati, mentre il pubblico esterno ha potuto seguire l’evento, e si è svolta all’insegna delle «Voci diverse, sfide comuni»: voci coinvolte nell’attività della Federazione, ma anche nel dialogo sostenuto, per esempio, da Confronti. La sfida che gli interventi hanno raccolto e rilanciato convinti è quella di saper essere contemporanei a ciò che ci accade intorno (Luisella Del Re, rappresentante della Unione europea per il Sahel): in questo senso la “visione” dei corridoi umanitari ha saputo andare oltre l’esperienza dell’esistente, non solo opera di carità ma affermazione di un’azione innovativa. Yassine Lafram, presidente della Unione delle comunità islamiche in Italia, ha spiegato che il dialogo non deve essere temuto da chi è ben fondato nella propria identità: in un rapporto con lo Stato tuttora difficile per i musulmani nel nostro Paese, il dialogo con interlocutori come la Fcei è importante. Shahrzad H. Zadeh, teologa musulmana, ha ribadito la validità di quelle parole che, nel Corano, riconoscono l’importanza delle famiglie ebraica e cristiana; anche Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di S. Egidio, ha sostenuto lo spirito che accomunato la sua Comunità con la Fcei, che hanno saputo «leggere i tempi»: è stato così con i corridoi, lo sarà anche con l’uscita auspicata dalla pandemia, che ci lascerà con una realtà prima inedita. Un richiamo all’uso responsabile delle parole è venuto da Marco Tarquinio, direttore del quotidiano Avvenire, mentre la lunga storia di vicinanza fra ebrei ed evangelici in Italia, nella parole di Lia Tagliacozzo, scrittrice e giornalista, della Comunità ebraica di Roma, è stata rievocata per essere poi estesa in prospettiva a quello che è il mondo della menzogna e il complottismo, come si è tristemente visto nelle manifestazioni no vax e nell’indecente sfruttamento simbolico delle vittime della Shoah da parte dei negazionisti della pandemia.

I compiti che attendono la Fcei in questa nuova composizione del proprio Consiglio e con la nuova presidenza sono stati delineati da Daniele Garrone.