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Marina Addis Saba: partigiana della cultura italiana

Marina Addis Saba, storica e saggista, ha lasciato la sua amata Sardegna la scorsa settimana. Si è spenta a 91 anni. Professoressa universitaria e autrice di numerosi libri, è nota per il suo impegno nella ricerca della contemporaneità femminile e per aver analizzato a fondo il fenomeno del fascismo. La scelta, a esempio, è il volume pubblicato nel 2005 dagli Editori Riuniti, che ripercorre la storia di tante bambine educate dal regime fascista al destino di essere spose e madri esemplari; donne che al momento dell’armistizio fecero scelte opposte partecipando da una parte alla Resistenza e dall’altra arruolandosi come Ausiliarie nella Repubblica di Salò.

Questo libro è stato il motivo del nostro incontro e della nostra amicizia, nata grazie a lunghe telefonate intercorse per quasi un anno, senza che potessimo mai incontrarci. Donna speciale, anticonformista, Marina Addis Saba non amava i luoghi comuni e odiava le gomme americane, o meglio, mal sopportava chi le masticava smodatamente. Lo disse la prima volta che riuscimmo incontrarci di persona all’aeroporto di Sassari. Amava la verità e la spontaneità. Era una persona di rara intelligenza. L’insaziabile curiosità e la famelica necessità di conoscere e incontrare tante persone amandone vizi e virtù era una sua prerogativa. Non lo faceva entrando in punta dei piedi ma con la sua educata finezza entrava negli interstizi più profondi delle vite degli altri, che per lei erano materia viva per i libri, per i racconti, per i testi, tutto ciò che la circondava era argomento per le sue lezioni. «Vieni a casa mia in Sardegna a fere un po’ di vacanza», mi disse dopo quell’anno di telefonate. Le risposi timido: «Marina non ci siamo mai visti di persona? Come posso venire da te?». «Smettiamola, ci conosciamo benissimo – mi disse – e la voce non mente, per me sei un libro aperto, già riletto per la terza volta».

Nell’ultimo lavoro editoriale al quale teneva tanto (come scrigno di ricordi), Berlinguer non era triste (Aliberti 2013), emerge anche la vitalità contagiosa dell’autrice. Nel libro scorgiamo l’adolescente Marina che incontra un giovane: «Stavo lì, un pomeriggio, con una mia cuginetta, quando il Berlinguer più grande, Enrico, mi si sedette vicino. Tolse dalle tasche un libro molto vissuto e si rivolse a me chiedendo: “Tu sei Marina, vero?”, poi mi sorrise e s’immerse nella lettura». Quel sorriso e quel libro sgualcito sono l’immagine d’esordio, l’incrocio di due percorsi diversi, quello di Enrico e quello di Marina. Un attimo, ma foriero d’intenti e passioni comuni. Di politica, intesa per Saba nel senso più profondo del femminismo. «Studiate e siate indipendenti – diceva spesso alle giovani studentesse –. solo così sarete libere davvero».

«Ricercatrice e docente scrupolosa, ha dato tanto all’Università degli Studi di Sassari», ha ricordato pochi giorni fa il Rettore dell’Università di Sassari, Gavino Mariotti (Gavino un nome diffuso in Sardegna ma vicino, unico e importante per Marina Addis Saba). Sì perché, prosegue il rettore, «la sua non fu soltanto una vicenda legata al ruolo di ricercatrice e di autrice di molti libri importanti. Alla passione e alla competenza del suo lavoro di storica Addis Saba univa un impegno altrettanto grande negli aspetti concreti da cui scaturivano i suoi stessi interessi e le scelte delle tematiche collegate alla Resistenza, alla deportazione, ai movimenti politici e sociali e al femminismo».

Il contributo dato agli studi sulle donne (approfonditi anche nelle università di Madrid e Parigi come visiting professor), emerge nei volumi La Corporazione delle donne: ricerche e studi sui modelli femminili nel ventennio (Vallecchi, 1988); Partigiane (Mursia, 1998) che ricostruisce la partecipazione delle donne alla lotta di Liberazione; Non recidere forbice quel volto (Doramarkus, 2004). Tra le preziose biografie ricordiamo quelle dedicate a Giuseppe Garibaldi e a Emilio Lussu. Anna Kuliscioff. Vita privata e passione politica (Mondadori, 1993) vinse il Premio Tobagi.

Tra i suoi libri più celebri ricordiamo Partigiane. Le donne della resistenza: staffette, fattorine, infermiere, vivandiere, sarte. Pubblicato per la prima volta nel 1998, il saggio ha avuto (e ha) il merito di raccontare il ruolo delle donne nella Resistenza, restituendo alla memoria storica le vicende individuali e il valore sociale e politico che ebbero in quel particolare frangente storico. Nella prefazione Angelo Del Boca afferma: «Senza il concorso spontaneo e generoso delle donne, la Resistenza non ci sarebbe stata in Italia, o sarebbe stata un fenomeno minore, trascurabile».

Marina Addis Saba, senza dubbio, è stata una partigiana della cultura italiana.