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Avvento. Poiché l’attesa del Signore diventi essa stessa incontro con il Signore

Avvento, il tempo dell’attesa; insieme al freddo le strade si riempiono di suoni, di colori e di profumi che ricordano l’arrivo del Natale.

Fino a poco tempo fa, ricordo, le famiglie cattoliche preparavano l’albero di Natale, il presepe e gli addobbi il giorno 8 dicembre, festa dell’Immacolata; i protestanti, invece, addobbavano le case e soprattutto le chiese la prima domenica di avvento, in modo da tenere pronta la corona con la prima candela da accendere. Non è più così. Oggi tutti si affrettano ad addobbare le case, come anche i negozi, il prima possibile. Certamente questa fase di lenta e incerta uscita dalla pandemia, che porta con sé il desiderio di vivere una Natale “abbastanza” normale, sicuramente diverso da quello a cui siamo stati costretti lo scorso anno, ha in qualche modo alimentato questa corsa agli addobbi. Tuttavia, già da qualche anno, è facile imbattersi in addobbi, atmosfere, e prodotti tipicamente natalizi sugli scaffali già dalla metà di Novembre e tutto questo non mi sembra corrispondere al desiderio di celebrare l’attesa, quanto piuttosto a voler in qualche modo anticipare i tempi; la fretta è una dinamica ormai consolidata nelle nostre vite, purtroppo.

Lo scorso anno siamo stati costretti ad avere molto tempo a nostra disposizione e forse, paradossalmente, lo abbiamo anche apprezzato; mi pare, però, che ce ne siamo già dimenticati. Il mondo intorno a noi sembra dirci che non c’è tempo per prendersi del tempo, e noi, a quanto pare, non abbiamo tanta voglia di opporci a questa idea.

Una pagina del vangelo di Luca, può aiutarci a capire l’importanza dell’attesa, specie nella vita di fede. Gesù dice: «Siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando tornerà dalle nozze, per aprirgli appena giungerà e busserà. Beati quei servi che il padrone, arrivando, troverà vigilanti! In verità io vi dico che egli si rimboccherà le vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli» (Lc 12, 36-37).

L’attesa è al centro di questa similitudine: siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando tornerà dalle nozze, dice Gesù. Una condizione apparentemente ordinaria ma che si rivelerà essere fuori dal comune, un avvenimento dirompente. Che cosa accade, infatti, a quei servi che il padrone troverà vigilanti? Egli si rimboccherà le vesti e li farà mettere a tavola e passerà a servirli, straordinario! Ci si aspetterebbe che il padrone, tornato finalmente a casa, si facesse servire. Invece no, il vangelo ribalta ogni logica. La notizia sorprendente della parabola è che la Parola di Dio si è incarnata per servire la sua creatura, o meglio per salvarla. La salvezza, però, è destinata a chi è fedele, a chi è vigilante, a chi sa attendere! 

Non è che noi dobbiamo o possiamo fare qualcosa per ottenere la salvezza, essa è un dono della Grazia di Dio, non è qualcosa che possiamo guadagnarci con le nostre prestazioni; l’attesa di cui si parla non è affatto una prestazione quanto piuttosto una disposizione. Questo testo ci dice che la fedeltà richiede diligenza. Per ricevere ciò che Dio vuole donarti gratuitamente devi esserci, devi farti trovare e quindi devi saper attendere.

Viviamo un tempo nel quale il valore dell’attesa non è più riconosciuto, non abbiamo alcuna voglia di attendere, non ci piace aspettare. Vogliamo ciò che desideriamo subito, oppure non lo vogliamo più. E invece è così importante saper attendere, specie ora che siamo ripetutamente costretti a farlo: abbiamo aspettato l’arrivo del vaccino, ora aspettiamo di raggiungere l’immunità di gregge, aspettiamo i dati giornalieri e settimanali per capire se questa uscita dalla pandemia è concreta oppure no, aspettiamo che questo tempo incredibile passi, che passi questo essere costretti ad astenerci dagli abbracci, aspettiamo un tempo nel quale potremo tornare a vivere. 

Forse è per questo che non riusciamo ad apprezzare il valore dell’attesa, e quindi nemmeno a cogliere la bellezza e l’importanza dell’avvento, siamo stanchi. Ma è proprio per questo che l’avvento è così importante, specie quest’anno; per opporci, nella fede, all’idea che non c’è tempo per prendersi del tempo. 

L’avvento è il tempo dell’attesa e quindi il tempo per prendersi del tempo, per cercare il senso e lo scopo della nostra vita, nella fede. Vivere la fede nella dimensione dell’attesa, infatti, non è sospensione passiva ma preparazione assidua, esercizio di fedeltà. Poiché l’attesa del Signore diventi essa stessa incontro con il Signore.