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Belgio: verso l’ora di religione facoltativa

La scuola pubblica belga francofona sta per dire (quasi) addio alle lezioni di religione ed etica. Sei membri del parlamento della federazione Vallonia-Bruxelles (l’ex comunità francese) hanno infatti appena presentato una proposta di risoluzione affinché queste ore di corso obbligatorie siano in futuro dedicate all’insegnamento dell’educazione civica. Se il loro testo sarà votato, saranno previste due ore settimanali di filosofia e educazione civica (contro un’ora attuale) nell’istruzione obbligatoria, ma i firmatari vogliono evitare una rottura radicale che porti a un confronto permanente. Il loro testo specifica che la religione e la morale possono ancora essere offerte come opzione dalle istituzioni educative ufficiali. Ma solo in aggiunta al corso di educazione civica. Quest’ultimo deve essere di buona qualità, aggiungono, e ciò richiede un finanziamento separato e l’aggiornamento degli insegnanti che fino a quel momento hanno insegnato religione o morale-etica.

Già nel 2015 la Corte Costituzionale si era pronunciata a favore dei genitori che rifiutavano l’obbligo di scelta allora vigente. Riconobbe che nel dover scegliere tra un corso di religione o moralità laica per il proprio figlio, i genitori nell’istruzione formale erano in realtà obbligati a mostrare pubblicamente le proprie convinzioni personali, senza riguardo per la loro privacy.

La sentenza del tribunale ha aperto la strada all’organizzazione di un corso di cittadinanza – educazione civica – nell’educazione formale. La richiesta ora è di dare ai genitori la possibilità di richiedere l’esonero del figlio dalle ore di religione a beneficio di una seconda ora settimanale di educazione civica. La Chiesa cattolica in Belgio ha subito commentato definendo questa proposta «un grosso errore».

Il concistoro centrale israelita crede che ci sia «un modo per conciliare l’insegnamento delle religioni ed etica civica. Se non insegniamo le religioni in modo positivo e aperto ai giovani, si possono creare spazi per le influenze estremiste».

Nelle scuole cosiddette “ufficiali” (organizzate dalla Comunità francese del Belgio, dalle province o anche dai Comuni), i genitori devono scegliere per i loro figli tra un cosiddetto corso morale (etica) e un corso di una delle religioni riconosciuta dal Belgio (cattolicesimo , protestantesimo, ortodossia, islam ed ebraismo). Gli studenti dello stesso anno di studio sono divisi in sei sottogruppi, secondo i desideri delle famiglie. In ogni sottogruppo, gli alunni ricevono il corso a loro scelta, al ritmo di due ore/settimana. I sottogruppi sono separati, poche sono le possibilità di riunire tutti questi studenti per affrontare in maniera trasversale un tema comune. Gli alunni del corso di religione cattolica nelle scuole ufficiali seguono attualmente lo stesso curriculum di quelli delle scuole cattoliche. Il livello di formazione degli insegnanti è identico.

Per tutti gli studenti formati nel Belgio francofono (dati 2010-2011), il 69,6% segue il corso di religione cattolica, il 23% il corso morale, il 6,1% il corso di religione islamica; gli altri tre corsi (Protestantesimo, Ortodossia ed Ebraismo) insieme rappresentano solo l’1,2% degli studenti.

In Italia, come abbiamo scritto in questi mesi, il rischio di confusa commistione fra insegnamento della religione e educazione civica è più che mai attuale, ed è stato oggetto di ampio dibattito anche durante l’ultimo Sinodo delle chiese metodiste e valdesi.