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Natale per i dubbiosi

«La nascita di Gesù Cristo avvenne in questo modo. Maria, sua madre, era stata promessa sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe, suo promesso sposo, essendo giusto e non volendo esporla a infamia, si propose di ripudiarla di nascosto. Ma mentre aveva queste cose nell’animo, un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere in moglie Maria; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati”. Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele”, che tradotto vuol dire: “Dio con noi”». (Matteo 1, 18-23)

Maria è incinta. Giuseppe suo promesso sposo e uomo giusto, reagisce con domande e dubbi. Che fare? Lasciare Maria? Però, senza esporla a infamia? Lasciarla in segreto? Fare la cosa giusta.

Entriamo nel racconto della nascita di Gesù attraverso i dubbi di Giuseppe. In questo episodio patinato della tradizione natalizia come nelle icone o nelle pale d’altare, noi intravediamo incertezza e per questo autenticità. Come fare la cosa giusta? Certo, questo racconto non è la ricostruzione psicologica di una crisi di coppia per una maternità perlomeno inattesa, bensì una meditazione sull’origine paradossale di Cristo Gesù, figlio di Maria, conosciuto anche come figlio di Giuseppe, proclamato figlio di Davide secondo la genealogia di Giuseppe e, nello stesso tempo, figlio di Dio, venuto dallo Spirito. Di fronte a questa “plurigenitorialità” c’è spazio per i dubbi di Giuseppe. Pure molto sintetico e molto teologico, il racconto dà spazio ai pensieri che agitano Giuseppe. Esitazione e incertezza che sentiamo vicine. La tensione nasce dal fatto di essere “promesso sposo” e uomo “giusto” dinanzi a una nascita fuori tempo, fuori legge, fuori luogo.

Giusto, Giuseppe lo è, ma non fanatico; si preoccupa delle conseguenze per Maria di quella che sarebbe la scelta giusta, il ripudio. Giuseppe non vuole esporre Maria a infamia. Non vuole avere sulla coscienza il peso di una lapidazione. Cerca una soluzione più equilibrata: “lasciarla segretamente”. In un certo senso, l’essere giusto di Giuseppe è il primo ostacolo al piano di Dio.

«Ma mentre aveva queste cose nell’animo, un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: “Giuseppe Figlio di Davide Non temere!”».

I dubbi di Giuseppe non avrebbero fine se non li comparisse in sogno un angelo. I have a dream, per alludere a un famoso discorso. I am a dreamer per ricordare una famosa canzone. La ricerca della scelta giusta è interrotta da un cortocircuito.Ma, è troppo facile risolvere i problemi a colpi di apparizioni miracolose? È un modo per non fare i conti con il reale? Cancella l’autenticità che pensavamo riconoscere nei dubbi di Giuseppe?

E se ci fosse un annuncio di Natale per i dubbiosi, per gli esitanti, per le angosciate e gli angosciati della giusta scelta? Un’alba che si apre sul “non temere” del messaggero, che ci libera dell’ansia del fare o non fare la cosa giusta, e che ci autorizza a rischiare, a sbagliare forse, a generare.

«Ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù».

Lo Spirito è Soffio per vivere. Soffio e Spirito esprimono anche la non-padronanza di fronte agli avvenimenti. Niente ci appartiene e tutto ci viene dato,… o ci cade addosso. Eppure, ci viene dato di reagire. Siamo chiamati a interpretare, come si dice del musicista che suona una pagina di bella musica. Maria e Giuseppe sono i primi due interpreti dello spartito della nuova creazione, nella tensione tra non-padronanza umana e capacità di ricevere e accogliere un piano che supera l’umano, che viene dallo Spirito Santo. Maria e Giuseppe hanno dunque una parte attiva negli avvenimenti: rischiare l’interpretazione dello spartito a loro affidato. Maria porterà il figlio e lo darà alla luce. Giuseppe, lui, è invitato a compiere due azioni: prendere Maria come sposa, accogliendola senza reticenze, e dare al figlio il nome di Gesù.

Accogliere e nominare. Accogliere il richiamo dell’origine, del Soffio creatore, Spirito ricreatore che sorprende, interrompe le linearità, anche quella delle genealogie, che indica questo qualcosa di indicibile, «che si compie in un spazio che mai parola ha varcato» ed è presente in ogni vita umana. Nominare, dare il nome e iscriversi così nelle eredità, nelle tradizioni e nelle attese, dando senso e direzione alle nostre filiazioni; osare generare nella storia dei nomi, che richiamano altri nomi e progetti, altri programmi e compiti.

Con queste due azioni, Giuseppe, interpellato come figlio di Davide, riannoda i due fili della nascita di Gesù: vero figlio di Dio che viene dallo Spirito, vero figlio di Davide per la genealogia. E così si adempie la parola del profeta: al figlio partorito «sarà posto nome Emmanuele, che tradotto vuol dire: “Dio con noi”». C’è Natale per i dubbiosi e gli esitanti, per gli angosciati del fare la cosa giusta. Anche noi siamo autorizzate e autorizzati a generare.