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Egitto. Liberato l’attivista cristiano copto Ramy Kamel

 

Pieno apprezzamento delle organizzazioni di difesa della libertà religiosa al Governo egiziano per aver rilasciato sabato scorso l’attivista cristiano copto, Ramy Kamel, le cui dichiarazioni contro i maltrattamenti subiti dai cristiani copti nel Paese, gli sono costate più di due anni di detenzione. 

Per la Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale e il gruppo di difesa Copt Solidarity le accuse contro Kamel erano assolutamente “fasulle”.

Nello specifico, Kamel è stato accusato di essersi unito a un gruppo terroristico, di aver trasmesso false informazioni e di aver ricevuto finanziamenti esteri. I sostenitori dell’attivista invece affermano le motivazioni della sua detenzione vanno rintracciate nel suo lavoro di giornalista e di attivista per i diritti umani.

I gruppi di difesa, tra cui In Defense of Christians e International Christian Concern, hanno espresso gratitudine per il suo rilascio, pur sostenendo che l’Egitto ha molta strada da fare per garantire la parità di trattamento dei cristiani copti secondo la legge.

«Ci congratuliamo al governo egiziano per il rilascio di Ramy Kamel», ha dichiarato il direttore esecutivo di In Defense of Christians, Richard Ghazal. «Mentre il governo egiziano del presidente Sisi, negli ultimi anni, ha dimostrato crescenti progressi attraverso le riforme costituzionali, c’è ancora molto lavoro da fare per garantire ai cristiani copti uguale cittadinanza nella loro terra natale».

Il presidente di International Christian Concern, Jeff King, ha dichiarato che l’organizzazione accoglie con soddisfazione il rilascio di Kamel dopo anni di advocacy.

«Nonostante questa vittoria, non possiamo ignorare il fatto che l’Egitto ha una lunga esperienza nel perseguire cambiamenti superficiali in relazione ai diritti umani nel tentativo di gestire la sua reputazione internazionale», ha affermato King. «Ma la situazione dei diritti umani in Egitto è chiara: è pessima. E per i cristiani, che sono già costretti a vivere ai margini della società, le conseguenze possono essere devastanti».

Kenneth Roth, direttore esecutivo del gruppo di difesa dei diritti umani Human Rights Watch, ha reagito al rilascio di Kamel su Twitter: «È fantastico che il governo egiziano del presidente Sisi abbia finalmente rilasciato l’attivista per i diritti dei copti Ramy Kamel dopo averlo ingiustamente costretto a trascorrere due anni in detenzione. Non avrebbe mai dovuto essere incarcerato. Ci sono decine di migliaia di egiziani incarcerati come lui».

Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha rilasciato una dichiarazione alla corrispondente del Dipartimento di Stato di Al-Monitor Elizabeth Hagedorn, incoraggiando «il governo egiziano a continuare a rilasciare ulteriori detenuti a lungo termine».

Secondo Jubilee Campaign, organizzazione no-profit che «promuove i diritti umani e la libertà religiosa delle minoranze etniche e religiose nei paesi più oppressivi», l’arresto di Kamel è avvenuto «direttamente dopo aver chiesto il visto svizzero per partecipare al Forum delle Nazioni Unite di Minority Issues a Ginevra come relatore sullo sfollamento forzato e sulla discriminazione contro i cristiani copti. A Kamel è stata tesa un’imboscata ed è stato arrestato nella sua casa il 23 novembre 2019 dopo aver documentato gli attacchi alle chiese cristiane copte e ai luoghi di culto in Egitto», ha riferito Jubilee Campaign. «Oltre al suo arresto, che è stato effettuato senza mandato, la polizia ha sequestrato documenti di informazioni personali, il suo computer e cellulare e persino la sua macchina fotografica».

Jubilee Campaign, ha inoltre affermato che probabilmente «Kamel [sia stato] aggredito fisicamente dalla polizia nel tentativo di acquisire le sue password per i suoi dispositivi elettronici e che [abbia] subito altri maltrattamenti durante la detenzione, incluso la mancata somministrazione di farmaci per la sua condizione di asma e pressione alta». Inoltre, Kamel ha ricevuto «straordinariamente poche visite da parte della sua famiglia o del suo consulente legale».

Open Doors USA, che monitora la persecuzione dei cristiani in oltre 60 paesi, piazza l’Egitto al 16° posto nella sua World Watch List del 2021 che indica i peggior paesi al mondo dove i cristiani vengono perseguitati.

L’Egitto ospita oltre 16 milioni di cristiani, che rappresentano poco meno di un sesto della popolazione totale. La «mancanza di una seria applicazione della legge», combinata con la «riluttanza delle autorità locali a proteggere i cristiani», aggravano il pericolo affrontato dalla minoranza religiosa in Egitto.