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L’ambiente in Costituzione: proseguiamo su questa via

Siamo arrivati dopo la Spagna, certo. E anche dopo la Francia, la Germania e molti altri. Ma l’importante è che adesso, più precisamente dallo scorso 8 febbraio, possiamo dirci anche noi fra i paesi, circa 150 nel mondo, che hanno inserito la tutela dell’ambiente nella Costituzione. Un passaggio dall’elevato valore simbolico che avviene all’inizio di questo 2022 costellato di anniversari per la cultura ecologista: saranno cinquant’anni, il prossimo 5 giugno, dalla Conferenza delle Nazioni Unite a Stoccolma sull’ambiente umano, altrettanti dalla pubblicazione del celebre rapporto sui Limiti della crescita commissionato dal Club di Roma al Mit di Boston. Il ‘92 si ricorda invece per l’Earth Summit di Rio, che diede una notorietà senza precedenti alle tematiche della sostenibilità. E aggiungiamo i sessant’anni dalla pubblicazione di Primavera silenziosa, il volume di Rachel Carson sulle conseguenze degli insetticidi in agricoltura, vera base del pensiero ambientalista moderno. Nasce sotto la migliore stella, insomma, questo aggiornamento della Legge fondamentale dello Stato nel segno delle sensibilità che nel frattempo sono emerse. Ed è un peccato che sia entrato nella storia quasi alla chetichella: i media, al di là di qualche lodevole eccezione, portano l’ecologia in prima pagina soltanto quando lo impone qualche catastrofe o durante i vertici globali, al seguito dei leader che vi partecipano. Figuriamoci se c’era uno spazio adeguato per una notizia bella, costruttiva e dal potenziale di cambiamento enorme come questa.

Così ci sembra utile ricordare che cosa contiene la modifica passata in quarta lettura alla Camera con una maggioranza ecumenica (438 voti, un contrario e sei astenuti). A partire dalla nuova versione dell’Articolo 9: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali» [corsivo dell’autore]. L’Articolo 41 invece cambia così:«L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali». 

Al paesaggio, quindi, inteso come creazione antropica, si aggiungono le matrici ambientali propriamente dette, la biosfera in tutte le sue componenti, almeno con un’ingenuità: il riferimento agli “animali” come qualcosa di diverso da noi umani, che pure apparteniamo allo stesso regno. Ma non andiamo troppo per il sottile: prima di queste integrazioni, derivanti da otto diverse iniziative parlamentari, l’ambiente faceva capolino soltanto nel Titolo quinto della Carta, rivisto nel 2001 al fine di attribuire le competenze in materia fra Stato e Regioni. Una bella differenza, insomma, rispetto alla versione attuale che colloca la conservazione della natura all’apice della scala dei valori, tra i Principi fondamentali: la maggiore potenza economica del mondo, gli Stati Uniti, tanto per fare un esempio si guarda bene dal compiere un atto di questo genere. 

Già ma ora che cosa cambia nel concreto? Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, inneggia alla “svolta epocale”. Le organizzazioni ambientaliste plaudono a questo traguardo e invocano l’adeguamento del corpuslegislativo al nuovo dettato costituzionale. Soprattutto sottolineano la distanza fra questo e le politiche del governo a proposito di rinnovabili, mobilità dolce o bioagricoltura. Basti dire che le fonti fossili hanno mantenuto i propri incentivi mentre il decreto Sostegni punta a sottrarre risorse alle fonti pulite per calmierare i costi in bolletta provocati dall’aumento del gas. Rischiamo, insomma, un greenwashing di Stato? Certo è che le istanze di una conversione autentica all’ecologia oggi trovano una nuova sponda, coerente con il messaggio della enciclica Laudato si’ e con i riferimenti alla tutela ambientale che il presidente Mattarella ha inserito più volte nei suoi interventi. Ma la strada per un effettivo cambio di modello è lunga almeno quanto quella percorsa fino a oggi. E l’alleanza fra le realtà civiche, le chiese, i movimenti, i bravi amministratori e le imprese che guardano con responsabilità al futuro diventa l’unica leva perché i decisori politici prendano sul serio un cambiamento che non può certo restare sulla carta, per quanto con la C maiuscola.