foto-home-repubblica-696x425

Il negoziato Ucraina-Russia: quella foto con il “circolo degli uomini”

Ci sono solo maschi, al tavolo del negoziato Ucraina-Russia che dovrebbe decidere del destino di vita o di morte di milioni di persone, uomini, donne, bambini e bambine.

Le donne della Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei) «sostengono con la preghiera i negoziati, affinché si cerchino vie sincere per terminare il conflitto. Le donne osservano, tuttavia, che purtroppo al tavolo Russia-Ucraina siedono esclusivamente uomini».

Come si possa negoziare di fronte alle grandi assenti resta un grande mistero. Chi sono le assenti, oltre alle donne? Sembrano assenti i principi della Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (Cedaw). Sembra assente la Risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che sottolinea l’impatto dei conflitti armati sulle donne e l’importanza di un’equa partecipazione nei processi di sicurezza, promozione e mantenimento della pace. Sembrano assenti i desideri e le istanze della popolazione civile… Ma forse, queste assenze, più che di un grande mistero ci parlano dei grandi elefanti. I grandi elefanti nella stanza dei bottoni. Elefanti che, come si muovono, distruggono qualcosa. Elefanti nella stanza che tutti ci ostiniamo a non vedere.

Le donne protestanti prendono posizione: «Oltre alle preghiere, chiediamo partecipazione attiva delle donne ai tavoli dove si decide». Le donne sono le grandi assenti, ancora una volta escluse dalla “storia”, anche contemporanea.

«Sosteniamo ogni iniziativa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) per l’aiuto alle popolazioni colpite» concludono le donne Fdei.

Forse le parole di un uomo saranno ascoltate meglio. Per questo prendiamo a prestito quelle di Alberto Asor Rosa, una feroce autocritica del “circolo degli uomini”, nell’Ultimo paradosso.

Alberto Asor Rosa scrive:

«Uomini. Sediamo da secoli in gruppo intorno ad una tavola – non importa se rotonda o quadrata – impartendo il comando cui la nostra funzione ci abilita, distribuendo il potere che il nostro ruolo ci assegna. Anche fra amici indossiamo corazza: i momenti più intimi della nostra conversazione passano tra celate accuratamente abbassate. Le nostre mani sono chele in riposo. Gli orgogliosi sanno fare tutto questo con dignità e fierezza, i vili lo ostentano codardamente per incutere timore: ma gli uni e gli altri stanno diritti solamente perché c’è una corazza a sostenere il filo della schiena o una spada a cui appoggiare il fianco stanco. Il nostro volto, il nostro corpo sono pur là, dietro quelle biancheggianti, livide spoglie. 

Ma non oseremmo pensare di rinunciare al nostro circolo e alle sue leggi neanche se ci fosse promessa in cambio una libertà sconfinata, una gioia senza pari. Sediamo, intenti a noi stessi, alla nostra forma, al nostro decoro, al nostro eroismo, alla nostra dignità: al nostro essere-per-sé, custodito da un simulacro d’acciaio e da una maschera di ferro. Intorno a noi ci sono soltanto o subalterni o buffoni: e tra essi mettiamo le donne, alle quali per giunta presumiamo di piacere e di dar piacere ostentando le virtù cavalleresche, ossia tutto ciò che più ci allontana da loro. A forza di tenere il corpo in armatura, ne risultiamo un poco rattrappiti, le giunture scricchiolano e nel muovere ci procurano dolore. Talvolta ci sorge il sospetto che il nostro sacrificio, offerto a divinità tanto astratte quanto crudeli come quelle che compongono la religione dell’ascetismo guerriero, sia scontato ed inutile, e persino oggi un poco patetico: ed aspiriamo ad uscire da qualche crepa della vecchia armatura, a scivolare furtivi sotto quel tavolo, per guadagnare la porta della riunione a uscire a respirare aria pura. 

Ma appena fissiamo lo sguardo nello sguardo dei nostri compagni, attraverso la fessura della celata… e vi scorgiamo la nostra stessa disperazione, la nostra prigionia, il nostro dolore, il nostro stesso smisurato orgoglio, il nostro disprezzo per tutti gli estranei alla cerchia – non appena sguardo con sguardo di nuovo s’incatena, subito il desiderio di libertà, l’ansia di gioia ci abbandonano -, e scopriamo che non potremo mai lasciarli… L’unico passo in avanti nella cultura degli uomini da due millenni a questa parte è stato la soppressione del re: ma questa soppressione non ha cancellato il circolo, se mai lo ha rafforzato, liberandolo della maglia più debole. Sono secoli che gli esseri umani maschili vivono così; e con questo modo di vita affonderanno».

Fonte: http://www.universitadelledonne.it/circolo.htm

Tratto da Nev – Notizie evangeliche

Foto: Un dettaglio della homepage di Repubblica nella prima giornata della trattativa Ucraina-Russia, 28 febbraio 2022