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I vicoli ciechi della guerra

Ormai da diversi giorni quello che si temeva, ma che nessuno sembrava credere, è successo: le truppe russe ammassate da mesi presso i confini dell’Ucraina sono entrate nel paese, lanciando un’offensiva militare che ha scioccato il mondo e soprattutto l’Europa, che non vedeva un conflitto di questo tipo da svariati decenni (se non si considera il conflitto balcanico negli anni ‘90, senz’altro sanguinario ma diverso per molti aspetti, la lancetta torna alla Seconda guerra mondiale). È molto complesso, se non impossibile, fare totale chiarezza su quello che sta accadendo, poiché le notizie provenienti dall’Ucraina sono poche e disordinate e soprattutto perché non sappiamo cosa accada a distanza, nei luoghi dove vengono prese le decisioni. 

Proviamo comunque a chiarire qualche aspetto a partire dall’intervista andata in onda su Cominciamo Bene, trasmissione di RBE dove abbiamo intervistato il giornalista Cosimo Caridi, che fino a qualche giorno fa si trovava proprio in Ucraina. Per iniziare, gli abbiamo chiesto se quest’aggressione da parte di Putin sia stata davvero una sorpresa, o se fossero invece stati troppo ottimisti gli analisti che negavano l’eventualità fino al giorno precedente. «Tutti siamo rimasti sorpresi» ha confermato Caridi, riportando il punto di vista di chi aveva intervistato in quel periodo, anche alla vigilia dell’attacco. Solo una telefonata ricevuta a poche ore di distanza dall’avvio delle ostilità l’aveva avvertito che le cose stavano per cambiare. Ma «nessuno poteva aspettarsi che questo passaggio avvenisse da un momento all’altro» ribadisce ancora, riferendosi anche alla modalità di questa invasione, avvenuta su tre fronti, qualcosa di molto più ampio di quanto si potesse immaginare. 

Caridi è poi d’accordo con l’interpretazione più diffusa riguardo al procedere dell’attacco, ovvero che le cose non stiano andando secondo i piani di Putin. «Penso che l’obiettivo non sia mai stato conquistare l’Ucraina, ma decapitare il governo, interrompendo la politica attuale e instaurando un governo fantoccio, dando la possibilità a Putin e ai poteri russi che gestiscono stati satelliti dell’ex Urss un importante spazio». Invece, sorprendendo, a dire il vero anche gli osservatori occidentali, l’avanzata sta incontrando notevoli difficoltà, con l’esercito ucraino che si dimostra più efficace del previsto (nonostante il divario oggettivo tra le forze). Questo però significa, chiaramente, prolungare lo scontro.

Intanto i paesi occidentali continuano a ribadire di non voler intervenire militarmente in Ucraina, pur inviando notevoli aiuti sia umanitari che militari al governo di Zelensky. Si sta però allungando la lista di sanzioni comminate da Unione Europea, Stati Uniti e alleati, alcune anche molto pesanti: possono essere davvero efficaci nel far scricchiolare il potere di Putin? «Oggi la Russia ha contratti importantissimi con l’estero: se vengono toccati, diventa un problema importante per la Russia, perché la capacità di approvvigionarsi è impossibile». Per Caridi non si è mai vista un’azione simile da parte delle banche centrali. Le sanzioni, secondo lui, potrebbero far sedere di nuovo Putin al tavolo delle trattative, perché sono molto più importanti di quelle imposte dopo l’annessione della Crimea. Nel momento in cui scriviamo questo articolo, si attende proprio il secondo tavolo diplomatico tra rappresentanti ucraini e russi: secondo le indiscrezioni, l’opzione del “cessate il fuoco” sarebbe diventata, in queste ore, più concreta.

Caridi suggerisce però che le sanzioni potrebbero non essere l’unica fonte di pressione su Putin. C’è anche un elemento che è stato generato dalla guerra stessa, e in particolare dalla sua lentezza: il grandissimo numero di profughi in fuga dall’Ucraina. Mentre si digitano queste parole, la stima dell’ONU è di un milione di ucraini fuggiti, ma la cifra sale rapidamente. Molti di questi stanno entrando in Unione Europea e la loro imponente presenza può alimentare, e mantenere alto, il sostegno verso l’Ucraina, anche da un punto di vista morale. Inoltre, molti russi hanno parenti in Ucraina o hanno famiglie provenienti da entrambi i paesi: il malcontento interno potrebbe aumentare, man mano che la guerra s’infiamma.

Dopo queste riflessioni geopolitiche, abbiamo chiesto a Caridi anche uno sguardo personale: un’immagine che l’abbia colpito particolarmente mentre osservava gli eventi da vicino. Lo scorcio che ha raccontato riguarda il momento del suo viaggio lontano da Kiev, rientrando in Germania. L’aereo, ha raccontato, era colmo di persone in fuga dall’Ucraina, soprattutto donne e bambini. A colpirlo è stata la loro familiarità con questo tipo di viaggi: erano persone giovani, “generazione Erasmus”, che parlavano inglese e non davano l’impressione di essere sul primo aereo della loro vita. Con ogni probabilità, fino a poco tempo fa avrebbero preso lo stesso volo low cost per andare in vacanza. E che ora invece volavano per sfuggire dalla guerra.

Foto: mappa curata da Homoatrox