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Maria Montessori a 150 anni dalla nascita

I due anni di pandemia da Covid hanno posticipato un evento che avrebbe dovuto celebrare i 150 anni dalla nascita di Maria Montessori, nota pedagogista, educatrice, medico, e scienziata, nata a Chiaravalle, in provincia di Ancona, nel 1870. 

La casa che ospitava la sua famiglia si trova allora in una via periferica, oggi praticamente centrale, ed è stata acquisita dal comune e segnalata già parecchi decenni fa, ma proprio in occasione del 150enario dalla nascita, restaurata e modificata.

«Il padre di Maria montessori – come racconta Nedo Fanelli, vice presidente della fondazione Chiaravalle Montessori –  ha raggiunto Chiaravalle per lavoro, sposandosi poi con Renilde Stoppani, una giovane del posto, e rimanendo pochi anni durante i quali è nata la loro unica figlia Maria. L’attività del padre si sposta prima a Firenze poi a Roma, delocalizzando l’intera famiglia, ma Maria Montessori è sempre rimasta legata al suo luogo di nascita». 

Nonostante si considerasse cittadina del mondo, per Maria Montessori il luogo di nascita e dei primi anni di vita ricopriva una grande importanza per lo sviluppo della persona. Lei ha vissuto in varie parti del globo principalmente per sfuggire alle guerre, ma anche per seguire e sviluppare il suo metodo attraverso la creazione delle case dei bambini che ha realizzato in tutto il mondo. «Nel 1898 – continua Fanelli –  ha avuto un figlio, anche lui legato a Chiaravalle tanto da aver inaugurato via Montessori, il nipote è poi venuto a inaugurare la prima apertura della casa natale. Questa inaugurazione ha visto la partecipazione della pronipote, Carolina Montessori che ora cura in Olanda l’archivio della trisnonna».

Quando Maria Montessori inizia il suo percorso di studi la situazione delle donne e dell’infanzia è molto diversa da quella che conosciamo, poche possibilità erano offerte al mondo femminile tanto che Maria è tra le prime donne laureate in medicina in Italia. Oltretutto la professione di medico non era consentita, alle donne serviva una dispensa particolare e lei aveva avuto un esito negativo da parte dell’allora ministro all’istruzione per l’iscrizione alla facoltà. Si è iscritta allora a Fisica e dopo due anni ha potuto ottenere il trasferimento. Alla fine degli anni ‘90 dell’800, termina gli studi e partecipa come rappresentante italiana a numerose conferenze per l’emancipazione delle donne, nei movimenti che allora stavano nascendo in tutto il mondo, andando a Londra, in Svizzera e in Italia. Allora era molto conosciuta attraverso questo attivismo ma anche attraverso i suoi convegni dedicati a un’altra categoria di negletti dell’epoca: i bambini. 

«Il bambino allora era considerato un piccolo uomo che doveva essere plasmato secondo le caratteristiche dell’uomo maturo, non solo non c’erano strutture educative come le intendiamo oggi ma veniva considerato un soggetto da far crescere a immagine e somiglianza degli adulti. Maria Montessori attraverso i primi convegni, con la fondazione della prima casa dei bambini a Roma e con la sua prima opera, Il metodo della pedagogia scientifica, propone una lettura dell’infanzia del tutto diversa, quasi opposta. Già Jean-Jacques Rousseau  aveva teorizzato questo tipo di idee, ma Montessori lo propone dal punto di vista didattico e formativo. Il bambino deve essere al centro dell’attività degli uomini perché deve avere la possibilità di crescere autonomamente secondo le proprie capacità e le proprie caratteristiche, deve essere inserito in un ambiente che gli dia la possibilità di maturare autonomamente. Il bambino è il padre dell’uomo, diceva Maria Montessori. Il bambino che gioca è un operaio che lavora, perché-è svolgendo le attività che gli sono consone costruisce le caratteristiche proprie che si svilupperanno nella persona adulta. Idee per allora totalmente rivoluzionarie e innovative, tanto che spazi educativi non c’erano». 

Le sue idee cominciano essere conosciute attraverso le conferenze e attraverso i suoi testi come L’antropologia pedagogica; testi che propongono anche strumenti per la formazione e il materiale montessoriano che farà parte delle prime scuole a lei ispirate in tutto il mondo.

Paradossalmente il luogo dove viene ritardato lo sviluppo del metodo montessoriano è l’Italia: il fascismo, benché inizialmente molto favorevole al metodo, poi limita le attività didattiche che consentivano troppa libertà ai bambini. Montessori sceglie di uscire dall’Italia, le scuole montessoriane vengono chiuse e non riaprono fino al secondo dopoguerra, negli anni ‘60 e ‘70 del ‘900.

«La casa museo – conclude Fanelli – non è grande perché la famiglia era modesta. Sono quattro stanze, ognuna delle quali offre una lettura diversa legata a Maria Montessori. C’è la stanza della mappa, dove un planetario vede distribuite le presenze sia delle scuole montessoriane nei diversi paesi, sia i viaggi che lei ha fatto. C’è la stanza biografica, l’unica che assomiglia a un museo, dove sono conservati diversi oggetti. C’è la stanza del metodo in cui sono conservati alcuni dei materiali montessoriani originali. La quarta stanza è un’aula multimediale in cui ci sono strumenti che contengono relazioni, interventi della stessa Montessori,  interventi di discendenti ed educatori».

 

Foto di Jack de Nijs / Anefo: Maria Montessori a Amsterdam