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Nigeriani in fuga da Kiev accolti dai valdesi a Palermo

 

Erano stati rifiutati da una famiglia, che si era resa disponibile per accogliere persone in fuga dall’Ucraina, perchè neri. Ora hanno trovato una casa grazie ai valdesi. Protagonisti dell’ormai tristemente celebre episodio sono due ragazzi nigeriani, di 27 e 21 anni, che studiavano a Kiev, uno medicina e l’altro economia, prima dell’inizio della guerra.

Di questa vicenda si è tra l’altro parlato nella trasmissione tv di Geppi Cucciari, “Che succede?”, andata in onda il 29 marzo, su Rai Tre. In particolare è intervenuta come ospite del programma suor Anna Alonzo, la persona che per prima, in Sicilia, a Casteldaccia, ha accolto i due studenti, arrivati nell’isola dall’Ucraina passando per la Romania, in pullman. Dal paese in provincia di Palermo e dalla struttura gestita da Anna Alonzo i giovani sono poi arrivati nel capoluogo, dove si spera possano continuare i loro studi, e sono ospiti da due giorni dell’housing sociale del Centro diaconale La noce – istituto valdese.

«Siamo stati contattati dall’Università di Palermo, con la quale già collaboriamo per il progetto UNICORE (i corridoi universitari, ndr) – spiega Anna Ponente, direttrice della struttura – e abbiamo subito offerto la nostra disponibilità per accogliere i due studenti. L’obiettivo è quello di dare loro la possibilità di continuare i loro percorsi di studio. Ma prima di tutto, occorre lavorare sul percorso di socializzazione e soprattutto far loro capire che hanno uno spazio sicuro, protetto, di ascolto, dove vivere. E’ necessario in primis costruire una relazione di fiducia con loro».

I due giovani di origine nigeriana erano a Kiev con una borsa di studio, sono orfani e, con lo scoppio della guerra in Ucraina, «hanno vissuto tanti traumi, diversi abbandoni, dalla loro terra natia a quella che li ha accolti, fino all’ultimo rifiuto da parte della famiglia che li avrebbe dovuti accogliere». E che si sarebbe invece tirata indietro dopo aver scoperto il loro colore della pelle.

Oggi, ad ogni modo, sono ospiti de La Noce, dove, grazie all’accoglienza di cui si è fatta carico la Diaconia valdese, vivono nell’housing sociale, ovvero uno spazio in cui risiedono una ventina di persone, migranti e non, studenti ma anche famiglie. Hanno una camera a loro disposizione e condividono spazi comuni con gli altri ospiti. Hanno iniziato a studiare italiano.

«Sono molto determinati a continuare il loro percorso – aggiunge la direttrice de La Noce – anche se fortemente traumatizzati. Per questo abbiamo avviato un’attività di sostegno psicologico».

Quanto al rifiuto da parte della famiglia che ha deciso di non accogliere, per Ponente «si parla moltissimo di accoglienza e di integrazione ma bisogna lavorare sulla disponibilità autentica verso l’altro. Conosciamo bene le dinamiche che coinvolgono le persone migranti, che li rendono visibili e gli rendono la vita possibile. E che dovrebbero valere sempre. Eppure ci sono delle differenze, purtroppo come dimostra questo episodio che ha coinvolto i due giovani: questo è inaccettabile in termini di diritti umani, che sono universali, per tutte e tutti. Umanamente ci ha molto colpito l’aspetto tragico dell’essere doppiamente vittime, della guerra e anche del rifiuto. Noi, dal canto nostro, non abbiamo fatto niente di straordinario». Cioè accogliere, senza se e senza ma.

Da Nev-Notizie Evangeliche

Foto aerea, vista di Monte Pellegrino dal quartiere Noce. Credits: Ph. Maghweb