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L’offerta del Venerdì Santo per il Medio Oriente

L’Europa era appena uscita da una pandemia che aveva provocato più vittime della prima guerra mondiale, anchessa conclusasi pochi anni prima. Era il 1922, esattamente un secolo fa, ma gli argomenti all’ordine del giorno (la salute pubblica e le conseguenze, sia immediate sia a lungo termine, di una guerra) non erano molto diversi da quelli di oggi. 

Proprio allora nasceva nella Chiesa episcopale degli Stati Uniti, anglicana, l’idea dell’“offerta del venerdì santo” (Good Friday Offering) con un destinatario e uno scopo ben preciso. Come si legge nel testo che accompagna il video-messaggio diffuso il 30 marzo dal vescovo Michael Curry, primate della Episcopal Church, questo dono era stato destinato alle chiese di Gerusalemme e del Medio Oriente, colpite per l’appunto «dalla devastazione della prima guerra mondiale, dalla pandemia di influenza spagnola e dai disordini sociali e politici che avevano colpito i cristiani armeni, tra gli altri, in quella regione».

La Chiesa episcopale di Gerusalemme e del Medio Oriente è una delle “province” (chiese membri) della Comunione anglicana e copre una vasta area, suddivisa in tre diocesi: Gerusalemme, Iran e Cipro+Golfo Persico (Iraq, Kuwait, Bahrain, Qatar, Emirati Arabi, Oman, fino allo Yemen). Fino al 2020 ne faceva parte anche l’Egitto, oggi provincia a sé stante.

L’iniziativa della Good Friday Offering continua ancora oggi, sostenendo progetti scolastici e sanitari, oltre ad aiutare le chiese locali. Da qui l’appello del presiding bishop Curry a ricordare con particolare attenzione questo centenario, appello già espresso in una lettera inviata ai fedeli nel mercoledì delle Ceneri, occasione per «celebrare e rallegrarci nella speranza e opportunità per i giovanissimi e i più anziani, per le famiglie bisognose, gli studenti e molti altri nella provincia di Gerusalemme e del Medio Oriente».

Nella lettera Curry ricordava alcuni dei progetti realizzati con quelle offerte, dalla clinica oculistica di Ras Morbat, nello Yemen dilaniato dalla guerra, al Centro Princess Barma di Gerusalemme, che aiuta bambini con disabilità, alla pastorale giovanile che ha potuto essere avviata nella chiesa di St. Matthew a Zababdeh, in Cisgiordania.

Sono passati cento anni dalla prima Good Friday Offering, ma la necessità, visto il contesto attuale, è più viva che mai.

Sono state pubblicate diverse risorse utili per sapere di più sulla storia di questa iniziativa, decennio per decennio, e materiali in quattro lingue.