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Perché una riflessione sul male nell’economia

 

Inizia domani 5 maggio e prosegue nelle giornate di venerdì e sabato, alla Casa valdese di Torino (corso Vittorio Emanuele II, 23) il convegno «Sappiamo ancora “riconoscere il male”?», organizzato dal Centro culturale protestante della città. Una caratteristica dell’evento sarà quella di affiancare gli approcci che sono ricorrenti in convegni e dibattiti di questo genere (dal punto di vista filosofico, teologico, morale) ad approcci che vengono da altre discipline. La relazione di Giovanni Balcet, membro del Comitato scientifico del Centro e docente di Global Economy and Multinational Corporationsall’Università di Torino, va proprio in una di queste direzioni che permettono di “allargare il campo”.

«Partecipare a questo convegno è per me un invito al dialogo con discipline e prospettive diverse, e a porre nuove domande sull’agire economico», ci dice. «Nel titolo del mio intervento richiamo il problema del potere economico, che appare centrale. Ho scelto di focalizzarmi sull’economia internazionale, in cui due filoni di pensiero normativo, all’origine di diverse politiche, si confrontano da tre secoli: il mercantilismo protezionista o nazionalismo economico e il liberismo, nelle loro molteplici varianti. Fino alla globalizzazione, il nuovo paradigma che si è affermato negli ultimi decenni. Accanto alla finanza, il grande protagonista della più recente globalizzazione (ce ne sono state altre nella storia) è stata l’impresa multinazionale, il cui potere relazionale nei confronti delle altre imprese, degli Stati e dei corpi sociali risiede nella capacità di integrare a proprio vantaggio la frammentazione dello spazio geografico e delle istituzioni che lo governano». 

Da questo scenario, arriviamo a un crescendo di eventi drammatici fino a questi ultimi mesi, che richiedono una capacità di “visione” per non cedere al pessimismo: «La crisi profonda della globalizzazione, innescata prima dalla crisi del 2008, e approfondita poi dalle guerre commerciali di Trump e dalla pandemia, ha aperto nuovi scenari, fino all’inquietante e drammatico riproporsi del rapporto tra economia e guerra. In conclusione, quindi, cercherò di proporre alcune piste di riflessione per una diversa gestione della “casa comune” e per costruire un’etica economica responsabile».

Il convegno potrà essere seguito anche sulla pagina Facebook del Centro culturale protestante di Torino.

 

Foto di Guillaume Paumier