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Salvare la vita di Ahmadreza Djalali

Anche Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) e Articolo 21 (in collaborazione con il Circolo regionale del Piemonte) hanno aderito ieri alla manifestazione a Novara, organizzata da Amnesty International, per chiedere di salvare la vita e liberare Ahmadreza Djalali, il ricercatore universitario arrestato nel dicembre 2016 condannato a morte con l’accusa di spionaggio, senza alcuna prova della sua colpevolezza.

Le autorità iraniane hanno annunciato che la sentenza sarà eseguita il 21 maggio.

«Ahmadreza, innocente, vive con un “cappio al collo”. Dev’essere liberato – ha detto ieri Riccardo Noury portavoce Amnesty International Italia (guarda il servizio della Rai – deve poter tornare dalla moglie Vida e dai figli, deve poter tornare a dare il suo prezioso contributo alla ricerca da uomo libero, e senza alcuno scambio o ricatto».

Il sindaco Alessandro Canelli, la Provincia, l’Università del Piemonte Orientale, dove Djalali ha lavorato per tre anni, attraverso il collega e amico Luca Ragazzoni, hanno chiesto l’intervento di tutta la diplomazia europea e di alzare ancora più la voce per fermare l’esecuzione.

«Sono passati sei anni ma non perdiamo la speranza», ha ricordato Mimma Caligaris, presidente della Commissione pari opportunità (Cpo – Fnsi) che ha espresso la vicinanza di tutta la Fnsi e l’impegno in prima linea al fianco di chi si batte per fermare la condanna e liberare Ahmadreza. 

«La Fnsi ci sarà sempre per affermare i diritti umani negati». Un impegno che è anche di Articolo 21, ribadito ieri, nel messaggio inviato da Tiziana Ciavardini e letto al presidio e raccolto nel nostro articolo (leggi qui).