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Report «sott’inchiesta»

«Il segreto delle fonti è un cardine inviolabile della professione giornalistica, in particolare per quello di inchiesta. Le perquisizioni sono sempre atti invasivi, anche quando non espressamente “ostili” nei confronti dei perquisiti, a maggior ragione se non indagati». 

L’ha detto ieri il presidente del Consiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli in seguito alla notizia delle perquisizioni effettuate dalla Dda di Caltanisetta presso la redazione di Report, la trasmissione di inchiesta in onda su Rai Tre,  e nelle case di alcuni giornalisti del programma, tra i quali Paolo Mondani, autore del servizio sulla strage di Capaci che ha denunciato la presenza di Stefano Delle Chiaie di Avanguardia Nazionale, nel luogo dell’attentato. 

Il conduttore di Report Sigfrido Ranucci (che in serata via social ha annunciato il ritiro del decreto di perquisizione da parte della stessa Dda) ha sempre dichiarato la massima disponibilità a collaborare con la Magistratura per fare luce sulle ombre relative alle uccisioni di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, ovviamente nel rispetto dell’autonomia del lavoro giornalistico. 

«Occorre fare attenzione – ricorda il sito Articolo 21 liberi di… –, quindi a non confondere i piani del necessario corso delle indagini con la tutela dell’operato dei giornalisti che, ancora una volta, hanno sollevato dubbi e mostrato aspetti non chiari delle due stragi più controverse della storia italiana».

Vicenda che «apre uno spaccato molto preoccupante sulla libertà di informazione e sul tentativo di aggirare il segreto professionale dei giornalisti», è stato affermato ieri davanti alla sede Rai al presidio (immediato) convocato in Via Teulada dal sindacato dei giornalisti Rai (UsigRai), dalla Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), da Articolo 21, dall’Ordine dei giornalisti (OdG) insieme a Sigfrido Ranucci e Paolo Mondani, direttore della trasmissione il primo e autore dell’inchiesta di Report sulla strage di Capaci il secondo.

«Le perquisizioni nella redazione di Report e a casa dell’inviato Paolo Mondani ripropongono l’urgenza di approvare norme più efficaci a tutela delle fonti e del segreto professionale dei giornalisti – ha dichiarato il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti –. Più volte la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ribadito che gli effetti di ingerenze di questo tipo nell’attività di chi fa informazione equivalgono ad un attacco al diritto dei cittadini ad essere informati, ma in Italia sembra che questo monito nessuno voglia ascoltarlo».

Quanto accaduto ieri mattina ai colleghi di Report «è inaccettabile – dice una nota della Federazione Nazionale della Stampa Italiana –, perché, nonostante la dichiarata disponibilità a collaborare con gli inquirenti, era stata disposta anche l’acquisizione di copie dei dati presenti su computer e telefoni. L’auspicio è che quanto accaduto possa spronare governo e parlamento a trovare finalmente il modo di intervenire per rafforzare la tutela delle fonti e il segreto professionale, come primo tassello di un sistema di regole che consenta di fermare la rovinosa caduta che l’informazione di questo Paese sta facendo registrare nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa».