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Dirigenti scolastici e dove trovarli

È in distribuzione in questi giorni il numero di settembre del free press “L’Eco delle valli valdesi” con un dossier dedicato allo stato di salute del sistema scuola nelle valli del pinerolese.

Qui di seguito uno degli articoli, dedicato alla difficoltà di reperimento di dirigenti scolastici.

L’anno scolastico 2022/2023 inizia in Piemonte con 39 istituti scolastici senza dirigente, un numero che va interpretato a partire dall’ultimo concorso per i dirigenti che si è svolto a livello nazionale.

Secondo Maria Grazia Penna, segretaria generale regionale della Cisl Scuola, «la causa di tutto questo è che nel 2017 è stato bandito un concorso nazionale con una lunga graduatoria, dove i candidati potevano scegliere in ordine di preferenza, tutte le Regioni. Il Piemonte è stata la meno scelta per ragioni geografiche: siamo una regione marginale, non facilmente raggiungibile, dove le zone più periferiche sono in genere meno scelte di quelle nel centro Italia». 

Funziona così: un aspirante dirigente della Sicilia, della Calabria o del Lazio che non è riuscito a ottenere un posto nella propria zona o nelle regioni vicine, avrà magari inserito il Piemonte come ventesima opzione. Alla fine sarà il Piemonte il luogo di assegnazione, e a quel punto il candidato sarà più portato a scegliere una sede di città, vicino all’aeroporto o vicino alla stazione per poter tornare a casa più facilmente. «Le zone montane – continua Maria Grazia Penna – sono occupate o da persone che ci vivono, e quindi volentieri restano lì a lavorare, ma difficilmente vengono scelte per rimanere».

Nel primo anno di reclutamento dei dirigenti scolastici, il 2019, c’è stato un grande ingresso di persone non piemontesi in Regione; è ora il terzo anno del loro obbligo di permanenza, e alcuni di loro stanno tornando nei loro luoghi di origine. Il Piemonte si ritrova così molto scoperto per quanto riguarda il numero dei dirigenti, e i nuovi ingressi non potranno coprire tutte le sedi vacanti. Un problema che riguarda maggiormente le zone più periferiche, che vedranno gli istituti andare “a reggenza”.

«Per la reggenza – dice Simona Sacchero, segretaria generale della Cisl Scuola Torino-Canavese – i problemi sono quelli di avere un dirigente diviso un po’ a metà tra un istituto e l’altro. Se la struttura ha un Dsga (Direttore dei servizi generali amministrativi), se il Collegio docenti, la segreteria e le figure che rappresentano la scuola sono stabili, allora grosso modo l’istituto non sbanda. Diversamente la reggenza è sempre un problema: ci sono aspetti anche burocratici e amministrativi che devono essere rinviati a quando il dirigente è in sede».

Però la scuola non è solo questo, anzi, è soprattutto rappresentata dall’aspetto pedagogico, didattico ed educativo, in capo per lo più al corpo docente, e se questo è affiatato e lavora nella sede da diversi anni allora può assicurare una continuità nella didattica e nella programmazione del lavoro. «Anche se – continua Sacchero – avere un buon dirigente è importante perché per determinate scelte, in una fase di progettualità e di proposte alle quali la scuola può aderire per ottenere dei finanziamenti nuovi, è necessaria questa figura che dia la direzione verso la quale andare». 

Questo anche alla luce delle differenti complessità che un istituto in centro città ha rispetto a uno di area montana, magari diviso in diversi plessi su diversi Comuni. «Questi corpi distanti tra di loro hanno bisogno ognuno di una propria autonomia per funzionare: degli insegnanti per quelle classi specifiche e per quegli alunni specifici, ma ha bisogno anche del personale ATA, il personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Mentre, se in un istituto grande, unico, in centro città, manca il collega di un piano, il Dsga riorganizzerà il lavoro attribuendo la pulizia di alcuni spazi al collega presente in ufficio. In un istituto dove c’è distanza tra un plesso e l’altro, magari di qualche chilometro, devo considerare che bisogna spostare delle persone, e le devo spostare durante l’orario di servizio, con la loro auto. E possono anche esserci persone che non guidano. Ci sono delle tabelle che attribuiscono livelli di complessità maggiore per gli istituti con plessi sparsi sul territorio o per quelli più marginali, però francamente non è che ci siano quelle grandi differenze che tutelano le zone di montagna». 

In assenza di una situazione ottimale dal punto di vista dei docenti e del personale, quindi, il rischio è che le scuole facciano fatica a caratterizzarsi per l’offerta formativa, il che si ripercuote sulla capacità di radicamento delle famiglie, e questo fattore a sua volta porta a un impoverimento del tessuto sociale e di alcuni elementi di territorialità. Dice ancora Maria Grazia Penna: «Questa è una preoccupazione che abbiamo sempre espresso. La richiesta della mia sigla sindacale è che il prossimo concorso da dirigente scolastico abbia almeno una connotazione regionale». Forse se ne riparla nel 2024.