8b0fc7be-d824-66f8-7871-19901cb17738

Per una Chiesa veramente inclusiva

In una conferenza stampa tenutasi il 6 settembre nell’ambito dell’11ª Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) in corso a Karlsruhe, in Germania, i leader ecumenici globali hanno parlato della risposta necessaria da parte delle Chiese per quanto riguarda la giustizia di genere, le persone con disabilità e i diritti della terra.

La dottoressa Karen Georgia Thompson, pastora e vicepresidente per i Ministeri e le Operazioni della Chiesa Unita di Cristo (Ucc) negli Stati Uniti, ha richiamato l’attenzione e sensibilizzato l’opinione pubblica sulle sfide della giustizia di genere e sulle questioni che devono essere considerate prioritarie nella comunione delle chiese e a livello globale. Secondo la Thompson, «la ricerca della giustizia di genere deve includere l’identificazione delle sfide che le donne devono affrontare, la difesa globale e l’empowerment delle donne». 

La Thompson ha poi descritto le lotte delle donne, come l’occupazione, l’ottenimento di posizioni, i salari e la violenza di genere, come «una grave violazione dei diritti umani e un problema di salute e protezione che mette a rischio la vita».

«Mentre noi in questa comunità, che è il Consiglio ecumenico delle Chiese, e come persone di fede continuiamo ad esaminare le disparità di genere che esistono in tutto il mondo, sarà importante per noi trovare il modo di continuare ad impegnarci per affrontare questi problemi», ha dichiarato. «E credo che la cosa più importante sia quella di sottolineare i modi in cui la Chiesa stessa continua a sostenere le strutture che contribuiscono alle disparità di genere».

Il pastore Gordon Cowans, coordinatore regionale della Rete ecumenica dei difensori della disabilità del Cec e membro della Chiesa Unita in Giamaica e nelle Isole Vergini, ha parlato delle persone con disabilità e delle ingiustizie e dell’esclusione che devono affrontare all’interno delle chiese e delle comunità. «La comunità dei disabili nella Chiesa e nel mondo non chiede carità e compassione», ha dichiarato Cowans. «Dobbiamo ricordare a noi stessi nella Chiesa che il Dio dell’amore è anche il Dio della giustizia».  

Cowan ha concluso sottolineando che le chiese «non sono pienamente, non del tutto, il corpo di Cristo finché tutta l’umanità di Dio non è disponibile a essere coinvolta e a partecipare».

La dottoressa Henriette Hutabarat-Lebang, neoeletta presidente del Cec per la regione asiatica e delegata della Chiesa Toraja (Indonesia), ha sottolineato l’importanza di preservare le spiritualità indigene per contrastare le strutture sociali ingiuste e difendere i diritti della terra. Ha sottolineato l’importanza di mantenere una cultura di condivisione e di rispetto nonostante le differenze di etnia, razza, religione e status socioeconomico. 

Di fronte alla realtà delle 700 etnie e lingue del suo Paese, Hutabarat-Lebang ha parlato di una spiritualità più profonda insegnata dai suoi antenati e visibile nelle loro comunità locali, la spiritualità della condivisione e dell’aiuto reciproco. 

Nel suo contesto, hanno sviluppato la “spiritualitas keugahariana“, o spiritualità della moderazione, che impone alle persone di evitare la cultura dell’avidità nell’acquisizione di ricchezza e potere, e di non contribuire alla distruzione della terra attraverso l’inquinamento e le pratiche che mettono in pericolo la natura.

«Nella mia cultura c’è un’espressione che parla dell’unità degli esseri umani con tutto il creato. Siamo parte della creazione di Dio. Dobbiamo prenderci cura dell’ambiente… perché la Terra è la nostra casa», ha aggiunto Hutabarat-Lebang.

 

Photo: Sean Hawkey/WCC