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28 ottobre 1962, il mondo sull’orlo di una guerra nucleare

60 anni fa il dialogo vinse. O forse vinse la paura. O forse vinsero entrambe.

Il 28 ottobre 1962 navi sovietiche zeppe di missili nucleari, giunte quasi di fronte alle coste di Cuba, dove avrebbero sbarcato il loro carico, fecero un clamoroso retro-front. 

Il mondo intero tirò un lungo sospiro di sollievo. Lo stesso giorno Nikita Krusciov, presidente dell’Urss, annunciò anche la rimozione dei missili già presenti sull’isola. 

Esattamente due settimane prima, il 14 ottobre, l’aereo spia statunitense U-2, in volo sull’isola dei Caraibi, aveva fotografato con grande chiarezza i siti missilistici già presenti. La Florida è lì, a un pugno di chilometri, gli Stati Uniti si sentono minacciati, a un passo dalla catastrofe nucleare.

L’escalation era stata lunga: la rivoluzione castrista del 1959, quasi subito appoggiata e sostenuta da Mosca, aveva inoculato a Washington e dintorni il virus dell’anticomunismo, ovunque, senza regole, senza pietà.

Quando John Kennedy sale al potere nel gennaio 1961, fra i dossier scottanti lasciati aperti dal suo predecessore Eisenhower c’è il progetto dell’invasione di Cuba per rovesciare Castro e i suoi. Il giovane Kennedy non ha la forza, o la volontà, di fermare l’operazione. 

Passerà alla storia come la disfatta della Baia dei Porci, una delle più grandi umiliazioni per gli Stati Uniti d’America. Fu sempre Eisenhower a installare nel 1959 missili nucleari in Turchia e da noi in Italia, una minaccia considerata gravissima dall’Unione Sovietica (non vi ricorda nulla?). 

In reazione a queste due minacce – missili in Europa e invasione di una nazione protetta – Mosca accetta la richiesta di Castro di installare missili nucleari a Cuba per scoraggiare una futura possibile invasione americana.

La scoperta delle basi fu un trauma collettivo in America e davvero in tutto il mondo: i falchi erano pronti all’invasione in massa dell’isola, si parlò di bombardamenti e blocchi navali.

E invece vinse la trattativa, il dialogo, serratissimo, privato, anzi segretissimo, incessante.

Bastarono pochissimi giorni. Si parla anche di infinite telefonate del papa buono a Kennedy, primo presidente cattolico degli States. Il 28 ottobre l’annuncio: via i missili da Cuba in cambio dell’impegno di Washington a non invadere l’isola. In privato invece viene siglato l’accordo per portare via i missili da Italia e Turchia. Per non far perdere troppo la faccia a Kennedy già odiato da militari pronti all’invasione, da esuli cubani pronti a cacciare Castro, dalla mafia che voleva tornare sull’isola fare soldi a palate con casinò e alberghi a ore.

Che belli erano quei tempi: oggi fra Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) ospitiamo circa cento bombe nucleari statunitensi. 

Insomma, la favola insegna che il dialogo vinse, o la paura vinse, o vinsero entrambe, a un passo dalla catastrofe.

 

Foto di Di USAF – https://www.af.mil/News/Photos/, Pubblico dominio