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Di morti vere (e falsi scoop)

Ci siamo presi qualche giorno per avviare una seria verifica della notizia, decisamente stupiti da essa, ma intenzionati a non cedere alla tentazione di un commento a caldo.

La vicenda è questa: lunedì 7 novembre il quotidiano “La Repubblica” spara lo scoop: citando una «fonte interna» la giornalista racconta che il governo tedesco non riesce più a nascondere una «palpabile irritazione» nei confronti della Ekd, la Chiesa evangelica tedesca, rea di supportare con persone, mezzi e denari la United4Rescue, Ong fondata giusto tre anni fa per intervenire nel Mediterraneo a salvare vite umane, laddove i governi europei litigavano e litigano, ma soprattutto latitano nel gestire la grande questione migratoria. 

Il 3 novembre ad Amburgo si era tenuto il varo della terza nave della coalizione che riunisce, oltre all’Ekd, varie organizzazioni della società civile tedesca, e molti privati cittadini, celebri e no. Il tutto mentre alle nostre latitudini si ingaggiava una battaglia sulla pelle di disperati stipati per settimane sulle imbarcazioni di soccorso al largo delle coste della Sicilia. La crisi delle navi a Catania è diventata immediatamente argomento centrale per le cancellerie europee. 

La notizia dell’invasione di campo del governo di Berlino nei confronti della Chiesa evangelica poteva essere vera, in un’ottica di realpolitik, di relazioni politiche da mantenere ad ogni costo? 

Abbiamo dunque avviato una attenta verifica, anche noi con le nostre fonti: primo passo la ricerca dell’irritazione di Berlino direttamente sui giornali tedeschi, senza trovare neppure una riga sul tema. Secondo passo: abbiamo contattato vari referenti della Chiesa evangelica, che hanno definito senza mezzi termini una «fake news» quanto stavamo loro argomentando. 

Domenica 13 novembre la stessa Repubblica titola «La Germania finanzierà United 4 Rescue. Il Bundestag donerà 2 milioni di euro l’anno fino al 2026 alla Ong battente bandiera tedesca». 

Effettivamente questa volta è così, le fonti da noi consultate e i siti visionati confermano il finanziamento per i prossimi 3 anni, segnale dell’estrema attenzione e partecipazione del governo nei confronti di chi salva vite in mare, senza se e senza ma, senza «carichi residuali» da rispedire nell’inferno libico. Il pastore Rafael Nikodemus della Chiesa evangelica in Renania, teologo e membro di varie commissioni per il lavoro con le persone migranti, ci ha detto che «Non c’è alcuna irritazione da parte del governo tedesco nei confronti della Chiesa protestante. Al contrario. Anche in Germania, molti compiti del lavoro umanitario della Chiesa, nel lavoro con i rifugiati, sono in parte finanziati da programmi governativi. Naturalmente, la Diakonie e la Chiesa in Germania sono sempre molto più orientate agli aspetti umanitari rispetto al governo, alle prese con i compromessi interni alla Germania e all’Europa».

Nikodemus ci ha ricordato come «Il precedente governo di Angela Merkel era piuttosto critico nei confronti dell’impegno della Chiesa protestante, in particolare lo era l’ex ministro degli Interni (Horst Seehofer, ndr). Con l’attuale governo federale, tuttavia, la situazione è cambiata radicalmente. Nell’accordo di coalizione, i partiti di governo si erano già posti l’obiettivo di un “salvataggio in mare nel Mediterraneo coordinato dallo Stato e sostenuto dall’Europa” e avevano annunciato il sostegno al salvataggio civile in mare. Tuttavia, al momento non ci sono quasi Stati partner per questo obiettivo, soprattutto dopo le elezioni in Italia. Il governo tedesco si impegna a garantire che il soccorso civile in mare non venga ostacolato».

Secondo l’articolo, a firma della stessa giornalista del primo scoop, Berlino così «irrompe a gamba tesa nei fragili equilibri di un’Europa che tenta di ricomporre subito la frattura tra Italia e Francia. La Germania è tra i Paesi che ha deciso di non raccogliere l’invito francese a ritirare la partecipazione al patto di redistribuzione dei migranti ma di certo non condivide la crociata italiana contro le Ong».

Una virata a 360 gradi per il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Possibile un cambio di opinione e strategia così rapido da parte di Berlino? Ovviamente no. E quindi? Forse è stata Repubblica a calarsi a tempi di record sul tema in una realpolitik tutta nostrana, in un (ri)posizionamento a fianco di Palazzo Chigi, impegnato in quelle ore in un’aspra polemica con Parigi? 

Sono già oltre 1300 i morti nel Mediterraneo nel 2022, un’ecatombe senza fine. Da anni le nazioni di primo approdo chiedono una differente politica di gestione dei flussi, ma mentre non riescono ad accordarsi su pressoché nulla, come ignorare la disperazione di chi è fuggito dalle proprie case, dagli affetti, per costruirsi un futuro differente nella chimera Europa?

United4Rescue utilizzerà i finanziamenti statali per sostenere le missioni di salvataggio inter-organizzative di soccorso civile nel Mediterraneo. Il forte aumento dei prezzi, soprattutto per il carburante e il cibo, comporta attualmente un forte aumento dei costi anche per il soccorso civile in mare, mettendo a rischio le missioni di salvataggio. Nonostante l’impegno finanziario del governo tedesco, la ong tedesca – insieme a tutte le altre organizzazioni di soccorso – continua a dipendere con urgenza dal forte impegno della società civile e dalle donazioni. Incidenti navali mortali, violazioni della legge da parte delle autorità statali e azioni arbitrarie da parte delle autorità lungo le frontiere esterne dell’UE sono all’ordine del giorno, e la diffamazione e la criminalizzazione della società civile che mostra solidarietà continuano. 

Non a caso il membro del consiglio di amministrazione di United4Rescue, il teologo evangelico Thies Gundlach, ha parlato di un forte segnale politico da parte del Parlamento tedesco. Allo stesso tempo, ha invitato il governo a continuare a lavorare per una «soluzione europea e solidale e per un salvataggio in mare organizzato dallo Stato».