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Roma. Donne afghane sfuggite alla violenza dei talebani

Il 6 dicembre a Roma, alle 10, presso la sede del Parlamento europeo Sala delle bandiere, in via IV novembre 149, si tiene una conferenza stampa dedicata all’accoglienza e ai percorsi di sostegno per le donne afghane della rete femminista «Afghanistan Women’s political partecipation network» di Kabul, sfuggite coi loro bambini all’orrore dei talebani e giunte in salvo in Italia grazie alla Rete Umanitaria della società civile, fondata dalla giornalista del TG1 Maria Grazia Mazzola

Tra gli interventi previsti in occasione della conferenza stampa, quelli del direttore dell’ufficio italiano dell’Europarlamento, Carlo Corazza, di don Luigi Ciotti presidente di Libera, e dei rappresentanti della rete umanitaria impegnata nell’operazione internazionale di protezione.

Il 30 agosto 2021, dopo l’invasione dei talebani in Afghanistan, mentre le Forze Occidentali si ritiravano, le donne femministe dei diritti umani dell’Afghanistan Women’s Political Partecipation Network di Kabul hanno rivolto con una mail il disperato appello di salvezza all’inviata speciale del TG1 Maria Grazia Mazzola: «Salvaci dalla morte, vendetta certa dei talebani». Costrette a nascondersi in sotterranei per mesi e mesi con le loro bambine per non cadere nelle mani dei terroristi talebani, sono stati messe in salvo silenziosamente nell’arco di un anno, con i loro familiari, 70 profughi in tutto (63 Hazara e 7 Tajiki, tanti giovani e 30 bambini), tra questi: Sediqa Mushtaq, vicepresidente della Camera del Commercio Nazionale delle donne dell’ex Afghanistan; Batool Heidari, psicologa e scrittrice; Nesa Mohammadi, dottoressa ostetrica; Razia Hesani Sadat, giornalista e producer, e ancora altre. 

Fanno parte della Rete Umanitaria: l’Unione Donne in Italia (responsabili Vittoria Tola e Giulia Potenza); i Salesiani per il Sociale di don Francesco Preite, a capo don Roberto Dal Molin, presidente CNOS – Salesiani don Bosco Italia con la partecipazione di 6 case nel territorio nazionale e una collaborazione col Sai; le chiese cristiane evangeliche battiste, con i pastori Giuseppe Miglio, Ivano De Gasperis, Antonella Scuderi; la Federazione delle chiese evangeliche in Italia; la cooperativa “Una Città non basta” (responsabili Maria Rosaria Calderone e Gianni Caucci), e l’ass. Federico nel cuore (presidente Antonella Penati). 

«Una testimonianza di come il bene possa essere contagioso quando tante mani si legano insieme: unità nella diversità per i vulnerabili – ha dichiarato Maria Grazia Mazzola –. I profughi hanno pagato i loro biglietti aerei di viaggio, dopo avere sopportato ogni sopruso, pestaggi e umiliazioni di ogni tipo. Le donne afghane e la Rete testimonieranno pubblicamente e risponderanno alle domande dei giornalisti». L’impegno della Rete Umanitaria è stato sostenuto dai ministeri degli Esteri e dell’Interno.  

 

Foto di USAID da Pixnio