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L’intervento di Dio nella storia

Innalzati, o Signore, con la tua forza; noi canteremo e celebreremo la tua potenza 
Salmo 21, 13

Senza dubbio, grande è il mistero della pietà: Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria 
I Timoteo 3, 16

Il versetto 13 del Salmo 21 conclude una preghiera del re. Egli ha ricordato i numerosi atti di liberazione che Dio ha compiuto e, a conclusione, mette davanti a Dio quanto resta da compiere per liberarlo dai nemici e dai malvagi. Il re chiede a Dio di compiere atti che sono al di là delle proprie possibilità, con cui Dio manifesterà la sua forza e la sua potenza e che il re celebrerà apertamente con gratitudine. Qui la lode e la richiesta di nuovi interventi si muove sul piano della storia. Dio è riconosciuto capace di intervenire per cambiare in meglio il corso degli eventi, non solo a livello personale, ma anche a livello di salvezza per il popolo.

Si dirà che questo discorso si muove nell’ambito della teocrazia di Israele, in cui il vero re è Dio e chi sta sul trono ne è solo un vicario. Avendo noi abbandonato l’idea della teocrazia ci viene difficile rivolgerci a Dio perché risolva i nostri guai, tipici di una cultura e di una politica corrotta. Anche pregando per il mondo e i suoi abitanti la nostra preghiera, per paura di fraintendimenti, spesso assume il carattere intimistico o ecclesiastico e non sfocia nella dimensione pubblica, della confessione di fede in Dio, della testimonianza della nostra fede e della nostra visione di Dio nella storia. Appariamo troppo timidi, così che Dio viene relegato ai margini della storia. Ecco che la storia, la politica, diventa laica, senza quell’anima che solo la fede può dare.

Vedere nella condanna dei mafiosi e dei criminali un intervanto salvifico di Dio appare sproporzionato. Sproporzionato appare ringraziare Dio per l’approdo di una nave che porta in salvo centinaio di donne, bambini, giovani strappati ai conflitti e alle angherie in terra e alle onde del mare. Non c’è dubbio che il principio di laicità soppianta la testimonianza che le chiese e le persone credenti sono chiamate a rendere per dare, in ogni tempo, lode e gloria al Signore dell’universo. La ricerca di una sempre più coerente adesione alla parola biblica, anche contro il mainstream, sta davanti a noi per non lasciarci rinchiuderci in testimoni muti e frustrati.