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I cuori dei padri vengano ricondotti verso i figli

«Sono stato poche settimane fa a Riga in visita ai nostri fratelli e alle nostre sorelle dell’Unione delle chiese battiste in Lettonia. Una piccola comunità, come la vostra in Italia, con circa 6000 membri di chiesa. Una in particolare di queste chiese, che conta una cinquantina di membri, è formata per lo più da allevatori di pecore. Con una parte dei ricavati della lana venduta hanno deciso di fondare un campo per dare sostegno agli orfani. Ebbene, su circa 2000 bambini senza famiglia in tutta la nazione, un migliaio passano da quelle strutture della chiesa battista, cioè il 50% degli orfani sono aiutati da persone di fede riunite in una piccolissima comunità. Questo è a mio avviso uno dei segnali della potenza della missione affidata da Dio, potenza che rende possibile l’impossibile. Quando penso a quanto, anche le numericamente piccole chiese protestanti in Italia, stanno facendo a esempio nel campo delle migrazioni, rivedo questa missione. Vi auguro di essere sempre un modello in tal senso». Sono le parole di Elijah Brown, segretario generale della Bwa, l’Alleanza battista mondiale, in visita in Italia a dicembre sia per incontrare le chiese battiste nazionali sia per una importante sessione di dialogo in Vaticano con la Chiesa cattolica.

Brown, texano, 41 anni, dal 2018 è il nono segretario generale della Bwa, fondata nel 1905 e che oggi conta fra le sue file 246 chiese e alleanze di chiese in 128 nazioni in rappresentanza di oltre 51 milioni di persone, una potenza globale. «La famiglia battista è cresciuta del 29% negli ultimi 10 anni – ci racconta durante un incontro a Roma, a margine dell’inaugurazione dei rinnovati spazi della chiesa di via Teatro Valle, in pieno centro città –. In Europa il calo di membri di chiesa è stato del 3%, negli Stati Uniti del 6%, ma in Asia il numero è cresciuto del 20%, in America Latina del 41% e in Africa addirittura del 135%. Una grande comunità mondiale, ognuna con le proprie sfide; insieme, strumenti nelle mani di Dio per tentare di alleviare le sofferenze del mondo».

Ecco, partiamo dai troppi scenari di guerre e violenze che ci circondano e che vedono fra le altre anche le chiese battiste in prima linea: «Sono troppe le sofferenze che ci circondano. Qui in Europa avete la guerra in Ucraina così vicina, dove sono state distrutte anche 46 chiese battiste (quella battista è la più grande convenzione protestante del Paese) e abbiamo perso alcuni dei nostri leader, morti nei bombardamenti russi. Eppure siamo riusciti ad aiutare almeno un milione di persone in tutto il Paese e nelle ultime settimane ci sono state più di 2000 conversioni di donne e uomini che hanno scelto di abbracciare il nostro messaggio. I conflitti purtroppo sono ovunque: in Myanmar dove i battisti sono numerosissimi, più di un milione, le sofferenze per noi e per le altre chiese cristiane sono all’ordine del giorno e sono terribili. Solo pochi giorni fa è stato arrestato il pastore Hkalam Samson, leader religioso noto ben al di fuori dei confini nazionali, instancabile nel denunciare i soprusi patiti dalle minoranze, e non sappiamo dove si trovi. C’è poi l’Africa con le violenze subite dalle chiese cristiane in varie nazioni come la Nigeria. A breve sarò in Nicaragua dove il governo vuole prendere possesso delle scuole e delle opere sociali battiste. Insomma i contesti di dolore sono ovunque, e ovunque dobbiamo tentare di essere una luce nell’oscurità».

Sembra spesso al giorno d’oggi che le chiese, capaci di grandi sforzi nei confronti del prossimo in difficoltà, sia esso straniero o povero, sofferente o angosciato, fatichino poi a trovare una sintesi su alcuni grandi temi che riguardano sempre lo stesso gregge: penso alle grandi divisioni, a esempio, sui temi della sessualità, che anche nel panorama battista vede impostazioni e sensibilità assai differenti. «La famiglia battista è enorme, come enormi sono altri organismi simili che riuniscono moltissime chiese, anche altre battiste non appartenenti alla nostra denominazione. Le sensibilità sono di conseguenza moltissime e estremamente diverse fra loro. È innegabile che sul tema dei matrimoni fra persone dello stesso sesso, del sacerdozio per le persone omosessuali le velocità sono differenti; l’importante è non smettere mai di dialogare, di mantenere costanti i canali di ascolto, di rappresentare un luogo in cui le istanze vengono messe sul tavolo senza remore, nello sforzo di un percorso verso cui tendere».

Pastore Brown, lei è qui in Italia anche per una importante sessione di incontri legati al dialogo battista-cattolico: «Esatto. Si è trattato dell’ultimo appuntamento della terza fase di queste conversazioni che durano da quasi 40 anni. Tutto questo ciclo è stato dedicato al tema della comune testimonianza di Gesù Cristo nel mondo, specialmente in questi tempi di crescente secolarismo. Si tratta di un dialogo teologico per capire come e dove possiamo fare sentire la nostra voce congiunta. Ci sono molte aree in cui possiamo testimoniare insieme, per esempio sulla grande sfida delle migrazioni e dei rifugiati, che hanno raggiunto un numero record sulla nostra Terra. Possiamo dire al mondo del nostro impegno comune su questi temi, e ricordare come la stessa esperienza di Gesù sia la storia di un rifugiato costretto a fuggire da un governo tirannico. In questo tempo di festività legate alla sua venuta dobbiamo ricordarcelo quanto sia un tema centrale, nel Dna delle nostre chiese. Abbiamo incontrato papa Francesco in una bellissima riunione privata da cui siamo usciti con l’incoraggiamento a proseguire con gioia le nostre relazioni».

Chiudiamo con un suo personale auspicio per l’anno che si apre: «In questi anni in cui ho visitato molte zone di guerre ho visto le tante insopportabili sofferenze patite da bambine e bambini, e in questi ultimi mesi mi è capitato spesso di riflettere sulle molte parole che Cristo riserva loro. In primis penso all’annuncio dell’angelo Gabriele, in Luca 1, 17, sui “cuori dei padri che verranno ricondotti verso i figli”, perché le responsabilità delle sofferenze dei bambini è degli adulti, che decidono guerre, che abusano di loro, li sfruttano o abbandonano. L’auspicio è dunque di rivedere la gioia nei loro cuori perché significherebbe trovarci al cospetto di un mondo più giusto».

 

Nella foto Elijah Brown con il presidente Ucebi Giovanni Arcidiacono