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In Germania sgombero forzoso di interi paesi per lasciare spazio a una miniera di carbone

Il movimento cristiano “Lasciate le chiese nel villaggio” ha criticato aspramente lo sgombero e la distruzione della “” “La cappella del tasso” di Lützerath in Nord-Reno Westfalia in Germania.

Il Comune è salito alla ribalta della cronaca prima nazionale e poi internazionale in questi ultimi mesi, quando è giunto alla fase operativa lo sgombero di tutti gli abitanti per consentire l’allargamento di una enorme miniera di carbone, lignite nello specifico. Proprio così, nella Germania paladina delle nuove tecnologie nell’ambito ecologico, nel 2023 si scacciano cittadini per far posto alle estrazioni minerarie. Un tuffo nel XIX secolo, ma non siamo davanti a un documentario storico.

Negli ultimi 60 anni in realtà sono stati almeno venti i paesi svuotati e distrutti per fare spazio alla grande miniera di Garzweiler, grande oggi come tutta la città di Bergamo. Con lo sgombero dei due Comuni di Lützerath e Keyenberg centinaia di persone hanno dovuto abbandonare le proprie case.

La grande società che si occupa degli scavi ha negli anni acquistato le abitazioni della zona e risarcito gli abitanti che in sostanza hanno avuto pochi strumenti per opporsi. In Germania l’uscita dal carbone è prevista per il 2038, ma certamente certe aree una volta demolite non potranno tornare a ospitare comunità umane. Ancora oggi un quarto dell’energia del Paese viene ricavata dalla combustione del carbone e della lignite, elementi responsabili della maggior parte delle emissioni inquinanti di Anidride Carbonica della nazione.

Da mesi gli attivisti per l’ambiente hanno avviato varie forme di protesta, che hanno subito un’accelerazione e visto una partecipazione maggiore negli ultimi giorni, quando le ruspe per le demolizioni delle ultime abitazioni ancora in piedi sono giunte a Lützerath.

Nel paesino lo scorso anno, quasi per caso, era stata riscoperta una piccola croce in un luogo che si è poi scoperto aveva ospitato un piccolo tempio protestante nel corso del 1800, poi demolito. Gli antenati dell’ultimo proprietario dell’area, sgomberato come i suoi concittadini, avevano ceduto il lotto di terreno alla Chiesa evangelica locale. L’attuale pastore della comunità aveva negli ultimi anni per questo motivo avviato una causa legale con la grande azienda Rwe per evitare l’esproprio. Nel fine settimana la cappella improvvisata, ricostruita sull’antico luogo di culto, è stata demolita dopo uno sgombero avvenuto con la forza. Era diventata un luogo di incontro e preghiera multi-religioso, decorato con testimonianze della fede personale di chi si trovava a passare da quelle parti: accanto a una piccola statua di Buddha di Patna, in India, si trovava un San Francesco, una foto della suora brasiliana Dorothy Stang, assassinata da speculatori fondiari, un’icona della Trinità, un’icona mariana e molto altro. Il 1° agosto 2021 era arrivata qui una croce gialla della Via Crucis per il Creato, portata a piedi per circa 420 km.

Il movimento cristiano “Lasciate le chiese nel villaggio”, nato proprio per coordinare le manifestazioni di protesta nella regione presentava la “Eibenkapelle” come un «luogo di spiritualità liberatoria ed ecologica». Si è fatta conoscere a livello nazionale con una campagna firme quando ha chiesto ai vescovi di Colonia e Aquisgrana di non vendere le chiese minacciate dagli scavi.

Innumerevoli persone hanno trovato nei mesi conforto in questo «santuario creato dalla natura, hanno obbedito a se stessi e hanno ricaricato le batterie per la lotta per un mondo in armonia con i piani di Dio», hanno commentato i referenti dell’associazione. Fino all’ultimo, il luogo era stato sorvegliato da persone della comunità di fedeli per impedire l’accesso attraverso la loro presenza.

La cappella del tasso prende il nome da una ghirlanda di alberi di tasso che crescono in modo protettivo attorno al piccolo recinto.

Intanto la presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (Ekd), Annette Kurschus, ha fatto appello alla non violenza. «Lützerath è il luogo in cui interessi e obiettivi sociali contrastanti si scontrano duramente in questi giorni. Ci vuole rispetto per tutti coloro che esercitano pacificamente il loro diritto di manifestare e che si impegnano per la protezione del clima. Tuttavia, è anche vero che lo Stato ha il compito di far rispettare i diritti esistenti. Pertanto, serve lo stesso rispetto per la polizia e le autorità. Sì alle proteste, ma senza violenze dunque».

«Quello di cui non abbiamo bisogno sono scene e immagini di violenza e distruzione. Queste causerebbero solo disperazione e allontanamento dalla democrazia».

Kurschus ha sottolineato la necessità di coesione sociale: All’inizio dell’anno 2023, la società non ha bisogno di atti di forza, nuovi scontri e scene di lotta. Serve piuttosto «una pausa di riflessione e discussione su come promuovere la fragile pace sociale nel nostro Paese, la sfiduciata fiducia nella politica e la tanto necessaria pace con il Creato».

L’estrazione e la conversione del carbone in energia elettrica è stata riconosciuta come «un modo sbagliato ed ecologicamente suicida di gestire il Creato e il futuro delle prossime generazioni», ha spiegato Kurschus.

La presidente del Sinodo della Chiesa evangelica in Germania Anna-Nicole Heinrich, ha espresso la sua solidarietà ai protezionisti del clima nella città renana di Lützerath. «Abbiamo bisogno di persone che rendano forte la loro protesta nella preghiera, per strada, in politica e talvolta nelle case sugli alberi», ha scritto Heinrich in un post sul social network Instagram. Ha ringraziato tutti coloro che «lavorano in modo non violento per la protezione del clima, per la giustizia climatica, per la conservazione del Creato». Nel suo post ha elogiato l’iniziativa “Lasciate le Chiese nel villaggio”, che negli ultimi mesi aveva utilizzato l’Eibenkapelle di Lützerath come luogo ecumenico di resistenza. «Abbiamo bisogno di luoghi come l’Eibenkapelle che diano speranza e forza per agire con coraggio contro la catastrofe climatica verso cui stiamo correndo», ha scritto Heinrich.

Photo: Lützi lebt/Unwisemonkeys CC BY-NC 2.0.