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Per una visione globale del paziente oncologico

Una giornata per ragionare su tutte le implicazioni che possono riguardare il trattamento del malato oncologico: questo il senso dell’iniziativa di studio promossa dall’Associazione Missione vita onlus, il cui ambito corrisponde al territorio della Asl To3, poiché si estende dalle strutture ospedaliere come Rivoli e Pinerolo alle valli valdesi. La giornata si svolge sabato 25 febbraio a Pinerolo con il patrocinio della AslTo3 e del Consorzio servizi sociali di Pinerolo (Ciss), nonché della Caritas diocesana e della Diaconia valdese (Serv. Adulti e territorio), sotto il titolo complessivo: «Aspetti sanitari, etici e sociali nella presa in carico del paziente oncologico fragile».

Il programma si articola in quattro “tavoli”, a partire dalle 9 alla Sala Bonhoeffer del Seminario diocesano (via Trieste 44). Le quattro aree riguardano le «nuove sfide nella presa in carico del paziente fragile a domicilio (case della salute, domotica e telemedicina)», con la conduzione da parte di Lara Pezzano, assessore alle Politiche Sociali di Pinerolo e presidente di Missione vita; gli «aspetti sanitari nella presa in carico del paziente oncologico fragile (dall’ospedale al domicilio e viceversa)», modera Maurizio Bellina, oncologo; gli «aspetti etici dal punto di vista del paziente, del sanitario e delle Istituzioni» e infine gli aspetti sociali: «Come la povertà e la mancanza di strumenti incidono sulla prevenzione e sull’avvicinamento al Sistema sanitario nazionale», quest’ultimo con la conduzione di Paola Molino, direttrice de L’Eco del Chisone. Su questo aspetto Monique Jourdan, direttrice del Consorzio Ciss, ci anticipa che si affronterà «il tema della fragilità sociale dei cittadini e delle cittadine del territorio pinerolese e dell’importanza della prevenzione per garantire una presa in carico precoce che permetta di non cadere nella cronicità. Si parlerà anche del ruolo che possono avere i Servizi sociali e gli enti del Terzo settore nel contribuire alla sensibilizzazione sulla tematica della prevenzione ed educazione sanitaria e all’invio precoce verso i Servizi sanitari. L’obiettivo del servizio sociale è quello di garantire il soddisfacimento dei bisogni primari che possono incidere sulla capacità di cura e sulla consapevolezza di come la prevenzione sia uno dei principali strumenti per affrontare la dimensione della salute nella sua globalità».

Il tavolo di apertura del pomeriggio, dedicato ai problemi etici, sarà moderato da Alberto Corsani, direttore di Riforma – L’Eco delle valli valdesi, e vedrà la partecipazione della pastora Ilenya Goss, medico e coordinatrice della Commissione delle chiese battiste, metodiste e valdesi per i problemi etici posti dalla scienza; di don Giuseppe Zeppegno, docente di Bioetica alla Facoltà teologica di Torino, e di Sergio Tosi Beleffi, vicepresidente di Missione vita. Al centro della discussione sarà l’intreccio e la necessaria collaborazione fra i punti di vista rispettivi del paziente e degli operatori, senza tralasciare l’importanza del punto di vista istituzionale. «Riprendere a ragionare in termini di principi di Etica biomedica è essenziale – dice la pastora Goss – perché si affermi una attenzione alla qualità della cura che mantenga al centro l’idea di servizio e non quella del profitto, anche nel quadro dei nuovi investimenti che il Pnrr prevede per la Sanità pubblica». Un discorso che va pensato «nel quadro dei progetti di riorganizzazione dei servizi legati ad assistenza e sanità: quindi – prosegue – affronterò il tema della ricerca e dell’innovazione, la telemedicina e la domotica in relazione alle criticità etiche». Il suo intervento farà riferimento anche allo Spiritual Care, tema «in Italia ancora troppo poco trattato, e ad alcune Leggi che toccano aree sensibili dal punto di vista dell’Etica della cura della salute».

Don Giuseppe Zeppegno, dal canto suo, sottolineerà la necessità di un rapporto forte e corretto tra i vari soggetti: «La persona gravemente malata entra in un graduale dedalo di difficoltà e timori difficilmente gestibili – ci dice nell’ultima riunione di preparazione al convegno –. È indispensabile che tra il medico e il paziente o le persone autorizzate a prendere decisioni, qualora il paziente non fosse più in grado di intendere e volere, si instauri un’autentica alleanza terapeutica atta a stabilire le cure proporzionate e a evitare ogni forma di accanimento. Nella fase della terminalità, peraltro, quando ogni rimedio per arginare l’evolversi della malattia è inutile, la doverosa desistenza terapeutica non abbandona il malato, ma, attraverso le cure palliative, l’avvolge di tutte le attenzioni necessarie affinché, controllati i sintomi, possa vivere l’ultimo tratto della sua esistenza il più serenamente possibile. Quando prevale il dolore intenso, si può prevedere anche la somministrazione di farmaci soppressivi della coscienza. La certezza di essere accompagnato permette al malato di non cade nell’angoscia di chi si sente solo e abbandonato al suo destino di sofferenza e di morte».