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Siamo una chiesa che invita?

Che cosa significa essere una chiesa accogliente in un mondo multiculturale? Chi è invitato alla Cena del Signore? Solo chi è stato battezzato, istruito, confermato, membro di chiesa – oppure tutti?

Sono queste le domande che hanno guidato i lavori richiesti dall’Assemblea generale (2018) della Comunione di Chiese protestanti in Europa (Ccpe) di Basilea. Nel frattempo l’esecutivo della Ccpe aveva inviato alle chiese un apposito sondaggio e preparato una bozza di documento sulla «Prassi e teologia della Cena del Signore» nella quale sono confluiti i risultati dell’inchiesta.

Dal 22 al 24 febbraio, a Hildesheim (Germania), si sono incontrati quarantatré rappresentanti di Chiese protestanti in Europa, ospiti della Chiesa luterana di Hannover, nella splendida cornice del monastero di San Michele, per consultarsi e lasciare il proseguo, con le proprie raccomandazioni, nelle mani di una commissione (editorial group) formatasi alla fine della consultazione, che a sua volta riconsegnerà la nuova bozza di documento all’esecutivo della Ccpe affinché lo invii alle chiese membro per lo studio e la discussione.

La Comunione delle varie chiese luterane, riformate, valdesi, dei fratelli Moravi e metodisti, nata 50 anni fa (1973) a Leuenberg, vicino a Basilea, ha visto unirsi chiese prima divise a causa delle diverse interpretazioni della celebrazione della Cena del Signore. La ritrovata «comunione ecclesiale» si basa appunto sulla comune comprensione della giustificazione per la sola grazia del Signore e la “retta amministrazione” dei sacramenti, quali il battesimo e la Cena del Signore. Questi due punti cardini sono ritenuti sufficienti per l’unità della chiesa, sia dalla Confessione augustana del 1530 (art. VII), sia dalla Seconda Confessione elvetica del 1566 (art. 17).

Qualcosa è cambiato negli ultimi anni, il titolo del documento infatti non recita: «Teologia e prassi», bensì «Prassi e teologia». Non nel senso di un passaggio paradigmatico dalla «ortodossia» all’«ortoprassi», né vuole stabilire qualsivoglia «prima e poi» cronologico o d’importanza. Il lavoro teologico non passa in secondo ordine, ma avviene dentro la prassi, dentro la storia, dentro le chiese, anzi, dentro il culto. L’approccio del documento è infatti «liturgico-teologico».

In alcune chiese si nota un forte divario tra le discipline codificate e la celebrazione di fatto in forma aperta a tutti/e, a cominciare dall’accoglienza di bambini/e, non confermati/e e, talvolta di conseguenza, non battezzati/e. Altre chiese persistono sulla disciplina tradizionale che ammette esclusivamente coloro che sono battezzati/e. Detto diversamente, quanto alla celebrazione aperta della Cena (open table; offener Tisch, «tavola aperta»), non c’è un consenso tra le chiese della Ccpe. Tuttavia, questa differenza non mette in questione la fondamentale comunione ecclesiale tra le nostre chiese. Al contrario, tiene viva la buona tensione che caratterizza la creatività della nostra comunione.

Le nostre chiese, per quanto tradizionalmente e culturalmente particolari, sono chiamate a lasciare il segno dell’universale; per quanto espressione di una storia, devono aprirsi a quel che verrà; per quanto umane, non possono non annunciare Dio.

Gesti invitanti di apertura e di accoglienza fanno parte della «retta amministrazione» della Cena.

L’intenzione del documento è quella di fare maggiore chiarezza e di accrescere la consapevolezza rispetto alle prassi, riscoprendo però la Cena quale gesto missionario, come parte della missio Dei in questo mondo, del disegno di un Dio invitante. Al di là delle belle parole di apertura, accoglienza e «ospitalità eucaristica», le nostre celebrazioni sono veramente aperte, accoglienti e ospitali? Siamo una chiesa che invita?

L’anima dell’incontro sono stati i vari culti e l’instancabile animazione musicale, con una celebrazione della Cena del Signore a tavola davvero invitante, e la toccante testimonianza del rappresentante della Chiesa luterana in Ucraina Dmytro Tsolin in occasione dell’anniversario della guerra in Ucraina.



Da www.chiesavaldese.org