
Un racconto di accoglienza per avviare i lavori
20 agosto 2023
Si è aperto a Torre Pellice il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
Il culto inaugurale del Sinodo valdese, tenuto dal pastore Sergio Manna questo pomeriggio, ha visto rinnovare la gioia di fratelli e sorelle e degli ospiti provenienti da altre chiese, per l'evento che segna la presa di responsabilità assembleare nella conduzione della chiesa. Il pastore Sergio Manna, ha scelto di attenersi al testo biblico indicato dal lezionario (Luca 7, 36-50): il racconto della peccatrice che, nella casa del fariseo Simone, incontra Gesù. «Il primo passo per accogliere il Signore e per essere accolti da lui – ha detto il predicatore – è riconoscerci per quello che siamo, peccatori e peccatrici, bisognosi di grazia e di redenzione. Ed è proprio ciò che fa la donna nel nostro racconto». E ancora: «È probabile che in questa donna, come giustamente afferma il teologo Paul Tillich, siano mescolati, il desiderio spirituale e l’attrazione naturale verso Gesù. Ma in fondo le motivazioni che spingono gli esseri umani non sono mai del tutto prive di una certa dose di ambiguità». Il modo in cui questa donna avvicina Gesù è forse l’unico linguaggio che conosce per esprimere riconoscenza, per dimostrare amore oppure per manifestarne un disperato bisogno. E Gesù questo lo capisce, perché legge nel profondo del suo cuore e così, in un istante, vede tutta la sua vita, le sue scelte, le sue motivazioni, tutto ciò che l’ha portata a essere quella che è». A questa donna, però, nonostante tutto, rivolge uno sguardo amorevole, «lo sguardo amorevole di Dio sull’umanità peccatrice, bisognosa di redenzione; uno sguardo che si posa su ciascuno e ciascuna di noi». Quello sguardo che fece dire a Lutero: “I peccatori non sono amati perché sono belli, essi sono belli perché sono amati”.
Questa predicazione può avere un senso importante proprio in apertura della sessione sinodale. Gesù prefigura con un gesto di accoglienza «una comunità di donne e uomini la cui religiosità non si esprima nell’esercizio del giudizio sul prossimo, bensì nell’accoglienza; una comunità che non percepisca se stessa come una congregazione di santi che si guarda bene dal mescolarsi con i peccatori, quanto piuttosto come una comunità di peccatori perdonati che sa accogliere e perdonare». «Ma, in verità – ha proseguito il predicatore – questo tipo di comunità è proprio quella che si è riunita fin dall’inizio intorno a Gesù Cristo. E questo tipo di comunità è in fondo ciò che è chiamata ad essere ogni Chiesa che voglia fondarsi su Cristo e sul Vangelo». Una comunità «di peccatrici e peccatori perdonati che sempre di nuovo hanno bisogno di ravvedimento, di conversione e di affidarsi alla grazia immeritata del Signore che li ama non perché siano belli, ma che li rende belli perché li ama».
Sentire queste parole, all'apertura della più importante assemblea delle chiese metodiste e valdesi, significa dirsi vicendevolmente, che i lavori che si protrarranno intensi per quasi una settimana non sono la messa in pratica della fede perfetta; non sono il luogo delle scelte infallibili: sono il risultato della pratica, condotta con fede, di una comunità di uomini e donne che, in ascolto della Paola, e ricercando l'intervento dello Spirito Santo, si mettono al servizio dell'opera di Dio, cercando di operare adeguatamente, consci dei propri limiti. Senza pretese di infallibilità, senza presunzione di risolvere tutti i problemi. Ma consapevoli della necessità di non sottrarvisi
Lo aveva ben detto il giorno prima, al momento del suo esame di fede, il candidato al ministero pastorale Giovanni Bernardini: ci sono situazioni in cui il pastore, interpellato da un membro di chiesa in difficoltà, deve riconoscere i propri limiti, e mettersi al servizio del prossimo anche chiedendo aiuto e collaborazione presso altri: altre chiese, istituzioni pubbliche, gruppi di volontariato. Perché nessuno e nessuna si senta abbandonato. Perché Gesù non lasciò nessuno a un suo destino ineluttabile.
Nel corso del culto sono state anche accolte le pastore Adriana Florea e Sarah Mae Gabuyo, la prima alla direzione del Centro Agape (Prali) e la seconda alla Chiesa metodista di lingua inglese di Roma Ponte S. Angelo