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Francesco Marfè: sola Scrittura

Il 20 agosto, al tempio di Torre Pellice, si terrà il culto di apertura del Sinodo, che sarà tenuto dal pastore Fulvio Ferrario, nel corso del quale, verranno consacrati cinque tra pastori e pastore. Il sabato mattina si svolgerà l’«esame di fede», sulla base delle domande rivolte ai candidati e candidate dai colleghi e colleghe del Corpo pastorale, nell’Aula sinodale che sarà aperta ai membri di chiesa. Invece, i futuri pastori e pastore hanno già pronunciato i loro «sermoni di prova» nel corso delle Conferenze distrettuali.

Al momento della consacrazione l’assemblea tutta è invitata a «imporre la mani» ai candidati e alle candidate, come riconoscimento del fatto che il percorso da loro svolto (un percorso fatto di studio, approfondimento in un anno all’estero, di servizio in prova in una o più comunità) risponde alla vocazione che hanno ricevuto da Dio.

Mi chiamo Francesco Marfè, sono cresciuto a Napoli, educato nella fede cattolica ma con spirito critico. Sono stato anche influenzato e affascinato della fede pentecostale, testimoniatami fin da piccolo da uno zio predicatore. Questo clima fece nascere in me un profondo amore per la Bibbia, in particolare mio zio seppe trasmettermi il sola Scrittura.

Proprio per il desiderio di attenermi a questo principio nella mia ricerca di fede lasciai il cattolicesimo. Per un po’ m’interessai alla fede pentecostale, ma anche quella non mi persuase. Scoprii in seguito la teologia della Riforma; mi resi conto che le mie idee le erano profondamente affini e così aderii al protestantesimo storico diventando membro della chiesa valdese di Napoli.

Poco dopo i miei pastori mi aiutarono a definire ciò che non osavo dire: desideravo spendere la mia vita nel ministero pastorale. Completati gli studi teologici a Roma e Buenos Aires, ho trascorso due anni come candidato pastore nella chiesa metodista di Venosa-Rapolla e in quella valdese di Cerignola.

Oggi posso dire che amo vivere la fede nella dimensione del ministero, sono animato da una profonda passione per quelle che mi piace definire due declinazioni della fede: la teologia e la chiesa. Amo la teologia come spazio dove vivere la fede nella dimensione del pensiero e della ricerca. Amo investire le mie energie per aiutare i credenti nella loro ricerca, mettendo a loro disposizione le mie competenze, sforzandomi di rendere più accessibili le complessità del pensiero teologico. Amo la chiesa, quella vera, con le sue incertezze e suoi difetti, come luogo dato da Dio per vivere la fede nelle relazioni e nella condivisione. C’è una parola dell’apostolo Paolo ai romani che mi è molto cara: «Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunci?».

Apprezzo molto la comprensione riformata del pastore quale ministro della Parola. È proprio questo ciò che cerco di essere nel mio servizio; un servo della Parola! Un fratello al servizio degli altri con il compito di accompagnare la comunità e i singoli membri affinché possano tenere viva la propria relazione con Dio mediante la sua Parola. Questo è quello che provo a fare ogni giorno ed è quello che, nonostante i miei limiti e le mie mancanze, vorrei continuare a fare per tutta la mia vita, finché Dio mi darà la forza.

Per questo chiedo di essere consacrato pastore.