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Dibattito sul fine vita in Francia. La Federazione protestante: «Non serve una nuova legge»

Lunedì 3 aprile il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha dichiarato di aspettarsi un progetto di legge sulla fine della vita «entro la fine dell’estate», dopo aver ricevuto le conclusioni della Convenzione dei cittadini che si è espressa a favore dell’«assistenza attiva nel morire» a determinate condizioni. Tuttavia, il capo dello Stato ha rimandato al governo e ai parlamentari il compito di definirne il contenuto.

La Federazione protestante francese (Fpf) ha dichiarato ieri martedì 4 aprile che «non è opportuno legiferare» sulla materia, in quanto esiste già una norma che non è probabilmente applicata in tutte le sue caratteristiche, ma ha auspicato una «legge di programmazione pluriennale» sul grande tema dell’assistenza alle «vecchiaia».

La commissione “Etica e società” della Fpf ha reso pubblico il suo parere in un rapporto presentato alla ministra della Sanità, Agnès Firmin Le Bodo. Non è «opportuno aprire la legge al suicidio assistito o, come principio di equità, all’eutanasia», ha scritto la commissione, dopo aver rilevato che «molti protestanti, di tutte le convinzioni, non sono favorevoli a iscrivere nella legge qualsiasi possibilità di porre fine alla vita di un altro».

La Commissione osserva che «esistono ancora situazioni limite che richiedono attenzione, in particolare nelle situazioni “a medio termine”», dove «una sofferenza intrattabile e duratura (…) richiede la consapevolezza di tutti». Cita la «possibilità» della «sedazione reversibile», che può essere «una tregua» ma «non è nemmeno priva di conseguenze: al risveglio, la sofferenza può essere riattivata». Un altro argomento addotto per chiedere di non legiferare è che «non tutte le disposizioni precedenti sono state messe in atto e non sono state valutate correttamente». In particolare «la legge attuale, nota come Claeys-Leonetti del 2016 non è applicata in tutte le sue potenzialità, soprattutto nei capitoli relativi alle cure palliative».

Al contrario, la Federazione protestante francese chiede l’attuazione di «una legge di programmazione pluriennale, periodicamente valutata e rivista, riguardante il sostegno agli anziani e al fine vita». Raccomanda inoltre di «sostenere la diffusione e la formazione delle cure palliative, che in Francia sono ancora scarse». Ciò dovrebbe avvenire attraverso una «programmazione finanziaria», affinché l’accesso alle cure palliative diventi un «diritto esigibile».

Una posizione sfumata e complessa, a immagine del protestantesimo. Il rapporto “Per una maggiore umanità alla fine della vita: le interpellanze protestanti”, redatto dalla Commissione Etica e Società della Federazione protestante francese si può leggere qui.

«L’ambizione del lavoro della Commissione Etica e Società – vi si legge – non è quella di affermare un “divieto” o un “permesso”, di affermare una posizione “a favore” o “contro”. Il Protestantesimo federato ritiene che la sua vocazione sia soprattutto quella di far luce sulle questioni fondamentali in gioco nelle nostre scelte personali e nelle nostre libertà individuali, così come nelle nostre scelte collettive e sociali. Una legge fotografa una normalità, ed è questa normalità che la Fédération protestante de France si propone di mettere in discussione, fornendo in questa pubblicazione elementi di riflessione per contribuire a pensarla».

«Molti protestanti, di qualsiasi orientamento, – prosegue il documento – non sono favorevoli a sancire per legge la possibilità di porre fine alla vita di un altro, e la commissione condivide questa convinzione.
Tuttavia, tutti i membri della commissione riconoscono che ci sono ancora situazioni limite che mettono in discussione, in particolare nelle situazioni “a medio termine”. In questi casi, la sedazione reversibile può essere una possibilità, consentendo una tregua, ma non è priva di conseguenze: al risveglio è possibile riattivare la sofferenza.
Alcuni rifiutano anche la depenalizzazione del suicidio assistito e dell’eutanasia. Per loro, la depenalizzazione porterebbe inevitabilmente alla loro legalizzazione. Gli esempi dei Paesi vicini lo dimostrano. Tuttavia, sono sensibili, come tutto il protestantesimo, a questi “casi limite”, in cui la sofferenza refrattaria e duratura (il famoso “termine medio”) sfida la coscienza di ogni individuo.

Tuttavia, ritengono che se, in queste situazioni, si può porre la questione della trasgressione del divieto di dare la morte, in coscienza, la persona che compie questa trasgressione deve poterne rendere conto davanti a un giudice, senza che questo atto singolare sia scritto a priori nella legge. L’indulgenza dei giudici francesi dimostra che essi esaminano questi casi con un “tatto particolare ” .

Altri protestanti, invece, ritengono che la depenalizzazione del suicidio assistito e dell’eutanasia non porterà necessariamente alla sua legalizzazione. Pertanto, questi protestanti sostengono che in queste situazioni straordinarie, critiche ed eccezionali, il governo dovrebbe sviluppare una procedura rigorosa per la depenalizzazione del suicidio assistito e dell’eutanasia. È certo, infatti, che se l’accesso al suicidio assistito e all’eutanasia diventasse possibile, sarebbe necessario un forte concetto di protezione per i più vulnerabili (anziani, malati e disabili) e una buona prevenzione per tutte le persone in crisi suicida. La pubblicità per il suicidio assistito e/o l’eutanasia dovrebbe rimanere vietata, così come i profitti derivanti dalla morte assistita.

Per le ragioni sopra esposte, la Commissione Etica e Società della Fpf, fedele ai principi strutturanti che guidano la sua riflessione etica, ritiene che non sia opportuno aprire la legge al suicidio assistito o, per un principio di equità, all’eutanasia. È necessario consentire una migliore considerazione delle situazioni eccezionali che vengono individuate e valutate collegialmente, ma soprattutto è urgente agire per un cambiamento della visione globale e sociale a favore degli anziani».


Nella foto il pastore Christian Krieger, presidente della Federazione protestante di Francia e la ministra della Salute francese Agnès Firmin Le Bodo