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24 marzo ’44. L’eccidio nazifascista delle Fosse Ardeatine

Nei pressi di Roma il 24 marzo del 1944 è il giorno dell’eccidio delle Fosse Ardeatine: luogo dove furono fucilate 335 persone (https://www.mausoleofosseardeatine.it/vittime/). La rappresaglia per l’attentato di Via Rasella (dove avevano trovato la morte 33 militari tedeschi) è guidata dal colonnello Herbert Kappler, coadiuvato dal capitano Eric Priebke. La maggior parte delle vittime viene dal carcere di Regina Coeli e dalla prigione di via Tasso; cinquanta sono state scelte e consegnate dal questore fascista Pietro Caruso.

«Il mausoleo in memoria delle vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine (24 marzo 1944) – “ ricorda Claudio Geymonat ” – è forse il simbolo più alto legato al secondo conflitto mondiale, elevato all’assurdità della violenza, posto a significare gli abissi insondabili in cui può precipitare l’essere umano. Come Marzabotto, come Sant’Anna di Stazzema, come Boves, come decine di altri siti in Italia, in cui vi sono croci e lapidi, chiese e memoriali, ma che un tempo erano paesi e luoghi in cui scorreva la vita. E che sono stati trasformati in luoghi di morte dalla barbarie delle truppe nazifasciste che ormai sentivano la loro fine vicina.

E che nel tentativo di mantenere autorità e controllo del territorio si lasciavano andare ad azioni indicibili. Che invece vanno raccontate, classe per classe, studente per studente, perché anche quando l’ultimo testimone di quel tempo sarà scomparso, ne possano rimanere altri, a passare il testimone della storia alle generazioni future. 335 morti alle Fosse Ardeatine, scelti più o meno a caso, in fretta e furia, per rappresaglia contro un attentato partigiano avvenuto a Roma il giorno innanzi, che aveva causato la morte di 33 militari tedeschi.

Anche se manca più di un anno alla fine ufficiale della Seconda Guerra Mondiale i destini appaiono ormai chiari. I leader antigermanici già si riuniscono più o meno informalmente per spartirsi le fette di torta del mondo post bellico. Ma in Italia quell’anno sarà il più terribile. Stretti fra truppe naziste in ritirata e bombardamenti alleati la popolazione è allo stremo ed è vittima inerme dell’orrore. I partigiani combattono casa per casa, sentiero per sentiero. La bomba che scoppia in via Rasella e che uccide il comando tedesco è opera partigiana. La reazione di Hitler è furibonda: pretende 50 morti italiani per ogni tedesco ucciso. Si scenderà ad una proporzione di uno a dieci. Le grotte lunghe e larghe delle Fosse Ardeatine sono un luogo ideale. L’eccidio dura ore ed ore, i corpi si accavallano ad altri corpi. Kappler, Priebke, Kesserling, i nomi tristemente noti di una cronaca che è giunta fino ai giorni nostri (Priebke morto centenario poco più di un anno fa)».

La scelta del capo dello Stato Sergio Mattarella (nato proprio negli ani della guerra) dell’anno scorso, ossia di commemorare il 78° anniversario con una corona d’alloro sulla lapide dedicata ai Caduti del 24 marzo 1944, è stata ricca di significati perché si fonda sul ricordo della Resistenza, complesso di azioni cardine per la nostra democrazia, punto di partenza irrinunciabile.