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Albert Schweitzer. A tutta musica!

Il 4 settembre del 1965 moriva in Africa (Gabon) Albert Schweitzer. Intellettuale, musicista, teologo e Premio Nobel per la pace (nel 1952), per la sua straordinaria opera realizzata come medico missionario in Africa.

Organista, interprete di Bach, musicologo, filosofo, scrittore, conferenziere e fervente pacifista nella sua poliedrica vita Schweitzer creò un ospedale e un lebbrosario: imprese per le quali Albert Einstein lo definì: «Il più grande uomo vivente».

Una vita intensa la sua, nota a molti. 

Meno nota, invece, è la sua vita artistica e musicale. 

Le registrazioni dei suoi dischi incisi nel 1936 gli dettero «di che vivere» per molti anni. 

Nato nel 1875 in terra tedesca a Kaysersberg (passata alla Francia dopo la Prima guerra mondiale) Schweitzer morì proprio in Africa nel 1965, a Lambaréné.

Un «dottore bianco», ricorda Alberto Baleari su Il Corriere salute«(bianco di pelle e bianco di vestito) che veniva pagato in natura dai suoi pazienti: pollame, capre, maiali. Lui, rigorosamente vegetariano, distribuiva i “pagamenti” a chi più ne aveva necessità».

L’omaggio riconoscente a quelle lontane incisioni che gli avevano permesso di continuare la sua opera «Schweitzer lo scrisse nel 1952 nel corso di una breve corrispondenza con Walter Legge, “signore e padrone” della produzione di musica classica presso la casa discografica inglese Emi-Columbia. Proprio sotto gli auspici di Legge, Schweitzer aveva realizzato sedici anni prima alcuni dischi con la musica di Johann Sebastian Bach (sul quale scrisse anche un libro, ancora oggi imprescindibile), dischi che non erano certo sfuggiti al raffinato orecchio degli specialisti, ma che il normale pubblico aveva lasciato tranquillamente passare senza troppo emozionarsi. Dopo il conferimento del Nobel per la pace, il nome di Schweitzer era sulla bocca di tutti, in tutto il mondo. Moltissimi, ammirati e incuriositi, avrebbero voluto ascoltare cosa le sue mani sapevano trarre dalla doppia tastiera di un grande organo. Non solo Bach, ma anche Mendelsshon, Franck e Widor, suo secondo maestro, fiorivano sulla punta di quelle dita».

Bach è stato un poeta nell’animo scriveva Albert Schweitzer nel libro dedicato a Il musicista poeta (oggi edizioni Jouvence 2019). 

Secondo il Premio Nobel per la pace, «Bach quando esamina un testo, cerca soprattutto di metterne in luce la poesia. Lo sviscera e lo approfondisce fino a trovare quello che a lui sembra l’idea essenziale, che si propone di illustrare». 

Oggi è ancora possibile acquistare cd (e qualche vecchio vinile) o ascoltare le esecuzioni di Bach eseguite da Schweitzer anche sulle piattaforme digitali: un esempio qui.

Mentre la casa editrice Claudiana ha pubblicato il suo volume “Rispetto per la vita”: di fronte alla minaccia di una catastrofe nucleare ed ecologica, gli scritti qui presentati mostrano con grande chiarezza la sorprendente attualità del lavoro di Schweitzer in difesa della vita – inclusa quella animale – e della libertà di pensiero.