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Ciclone Idai. La Federazione delle chiese evangeliche rilancia la sottoscrizione

A un mese e mezzo dal ciclone Idai, nelle aree colpite dalla catastrofe ancora si fatica a riprendere anche solo una parvenza di normalità. Alla calamità di metà marzo si è aggiunta, nei giorni scorsi, una nuova ondata di maltempo con un nuovo tornado (Kenneth), con venti di oltre 220 km/h, che si è abbattuto sulle coste delle Isole Comoros e del Mozambico settentrionale nei distretti di Quissanga, Macomia e Cabo Delgado lasciando un nuovo bilancio di distruzione e vittime.

Il ciclone Idai aveva colpito, a metà del mese di marzo, tre paesi dell’Africa orientale: Mozambico, Malawi e Zimbabwe.

Il Mozambico è stato il paese più colpito dell’area. Il bilancio del ciclone nel paese è stato spaventoso: 600 morti e oltre 1.600 feriti; 240.000 case danneggiate e oltre 111.000 distrutte. Case, ospedali, scuole, infrastrutture sono state travolte dal vento e dell’acqua e, come spesso accade in questi casi, a pagare il prezzo più alto sono state le fasce di popolazione più deboli. Le principali emergenze in questo momento sono la realizzazione di ricoveri provvisori per chi è rimasto senza casa, l’alimentazione, il ripristino delle strutture scolastiche (circa 300.000 bambini sono in attesa di poter riprendere le attività didattiche) e degli ospedali. La grave compromissione del sistema sanitario locale contribuisce a rendere la situazione ancora più critica. Senza contare che c’è una crisi sanitaria in corso, con circa 5.000 i casi di colera, e il rischio crescente di un’eventuale epidemia.

Nello Zimbabwe le province più colpite sono state quelle di Manicaland e Masvingo: 344 persone hanno perso la vita e altre 200 sono rimaste ferite. Si stima che in tutto 270.000 persone siano state danneggiate dall’evento e, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale per le Migrazioni (IOM) ci sarebbero circa 51.000 sfollati interni al momento collocati in centri collettivi, siti di sfollamento e comunità di accoglienza.

In Malawi 60 persone sono decedute e 672 hanno riportato ferite.

Il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha lanciato una sottoscrizione nell’immediatezza degli eventi; i proventi saranno destinati a programmi di soccorso e ricostruzione nei tre paesi colpiti attraverso organismi di soccorso internazionale delle chiese come l’Alleanza Action by Churches Together (ACT Alliance) o direttamente a chiese locali, come nel caso della Chiesa battista dello Zimbabwe che intrattiene da molti anni un rapporto diretto e proficuo di collaborazione con l’Unione cristiana evangelica battista italiana (UCEBI).

ACT Alliance sta intervenendo nella zona attraverso le tre strutture regionali presenti nei tre paesi colpiti e in stretto coordinamento con i partner locali in programmi di protezione e supporto psicosociale, salute e nutrizione. Dalle ultime notizie che abbiamo avuto si sta lavorando per combattere il colera e altre malattie in Mozambico con una distribuzione di contenitori per l’acqua e attrezzature per la depurazione dell’acqua. Le offerte possono essere inviate sul conto corrente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia – Via Firenze 38, 00184 Roma

Banca Unicredit – Via Vittorio Emanuele Orlando, 70, 00185 Roma

IBAN : IT 26 X 02008 05203 000104203419

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Causale: Ciclone IDAI