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CIPAX. Attacco omofobo al cantiere di Pace: «Un abisso etico. Bisogna reagire»

Un attacco omofobo e fascista ha disturbato e poi interrotto il terzo incontro del Cantiere del Centro interconfessionale per la pace (CIPAX) “Linguaggi della violenza e testimoni di pace”, il cui tema è stato “Omofobia, transfobia e chiese”.

Coordinato da Dea Santonico, l’incontro ha visto la partecipazione di due testimoni, una mamma di un giovane gay, Adriana Bustreo, e una donna trans, Francesca Parisi, oltre che della pastora valdese Daniela Di Carlo e del padre gesuita Pino Piva.

«L’incontro si è tenuto lo stesso in un’altra “stanza virtuale”, ed è stato uno scambio bellissimo e intenso di riflessioni profonde e di emozioni personali – scrive la presidente del CIPAX Cristina Mattiello in una nota stampa –. Ma quanto è accaduto all’inizio non può essere sottovalutato. Episodi analoghi si stanno susseguendo con frequenza. Oggi nel nostro paese le vittime dell’odio dilagante vedono minacciato dalla violenza e dall’intolleranza perfino il loro diritto di parola in una connessione web. È stata un’esperienza fortissima e inquietante per tutti, anche per gli ‘etero’ presenti, che venivano insultati anche ad personam e quindi per la prima volta hanno provato direttamente che cosa vuole dire essere LGBT nell’Italia del 2020».

Si legge ancora nel comunicato: «Dobbiamo reagire a questa deriva terribile, cercare di contenerla per poi risalire dall’abisso etico in cui siamo precipitati. Nell’esprimere tutta la nostra solidarietà e vicinanza alle sorelle e ai fratelli LGBT, come CIPAX denunceremo l’accaduto alle autorità competenti e soprattutto ci impegniamo a proseguire con il massimo impegno il nostro lavoro per sostenere il rispetto dei diritti – che se non sono per tutte/i non sono – e la cultura della nonviolenza e della pace».

Nel corso del dibattito, è emersa la necessità di continuare a parlare dell’omofobia, fortemente connessa alla sessuofobia, e del superamento delle cosiddette “teorie riparative”.

Si è parlato di omo-trans-fobia come peccato, in quanto comportamento d’odio che reca offese, umiliazioni, discriminazioni ed esclusione. Fra le proposte, quella di una pastorale rivolta alle comunità, alle famiglie, alle chiese, al clero, più che alle persone credenti LGBTQI+.

La pastora Daniela Di Carlo ha parlato di “Dio della moltitudine”. «Non si può dire a nessuno “tu non fai parte del piano di Dio” – ha detto la pastora Di Carlo –. Serve una pastorale, sì, ma soprattutto contro l’omofobia. Una pastorale a tutte le chiese e al cristianesimo malato che mette ai margini le persone non binarie. Le mie proposte sono, da un lato, di andare nelle chiese, posizionarsi fisicamente nello spazio, per uscire dall’invisibilità. Dall’altro, recuperare lo scandalo della parola biblica, che le chiese hanno addolcito, addomesticato, plasmato a loro uso. La parola biblica porta con sé la gioia della liberazione; bisogna insegnare di nuovo la forza di questa parola rivoluzionaria, che poi è l’unico comandamento che abbiamo ucciso in tutti i modi: quello dell’amore».