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Colportori d’Italia

«Il 20 settembre del 1870 – ricorda Rai Cultura -, le truppe del Regno d’Italia, dopo ore di cannoneggiamento, aprono una breccia nelle mura Aureliane vicino Porta Pia, una delle vie di accesso a Roma. I bersaglieri possono così entrare in città». Negli scontri muoiono 49 soldati italiani e 19 soldati pontifici. L’annessione di Roma al Regno d’Italia, che decreta la fine del potere temporale dei papi, viene ratificata dal successivo plebiscito del 2 ottobre».

L’esercito italiano «in una delle sue prime battaglie risorgimentali sconfiggeva l’esercito pontificio ed entrava in Roma – ricorda Mario Cignoni su Riforma -, che di lì a poco, dopo Torino e Firenze, sarebbe stata proclamata capitale del nuovo Stato. Fu un evento molto importante e venne celebrato come festività nazionale dal 1895 al 1928, poi soppressa con il Concordato del 1929. Quel giorno, dopo l’esercito, entrarono in Roma alcunicolportori: venditori ambulanti di Bibbie. Le cose andarono così. L’agente per l’Italia della Società biblica britannica e forestiera, T.H. Bruce, un laico scozzese, organizzò in anticipo l’azione della Sbbf. Scelse personalmente alcuni colportori, tra i tanti attivi allora in Italia, e li inviò a Roma, al seguito dei reparti dell’esercito. 

Il 20 settembre essi entrarono in città, ma non tutti insieme: il primo passò per la breccia ancora fumante; un altro passò per Porta Pia, seguito da un cane che tirava un carretto carico di Bibbie; altri lo seguirono per quella via, mentre un altro passò per Porta San Giovanni e qualcuno giunse nei giorni successivi.

Cominciarono a girare, promuovendo la Bibbia: chi preferì la città leonina intorno al Vaticano, chi scelse le piazze del centro (Pantheon, il Corso) montando tavoli e banchi per esporre i libri, chi affrontò il pubblico sui sagrati delle chiese principali. «Invece del vino annacquato che avete bevuto finora, vi offriamo il vero vino spirituale», proclamava uno di loro. Il messaggio venne accolto da parte di alcuni uditori, ma venne anche contestato da molti e alcuni di loro furono fermati dalla polizia. La Bibbia che promuovevano era essenzialmente quella tradotta dal Diodatinel Seicento, la classica versione dei protestanti italiani, che era stata ripresa e revisionata. Per superare ogni disputa confessionale, venne promossa anche la versione cattolica del Martini, e verrà stampato a Roma, con l’imprimatur, un libretto con Luca e le Lettere di Pietro».

Il 20 settembre 1870, dunque, la Breccia di Porta Pia pose fine al potere temporale del papato: il Regno d’Italia conquistò Roma per farne la nuova capitale. 

Tutto qui? 

No, c’è di più. A ricordarlo senza infingimenti con una  dichiarazione rilasciata all’Agenzia di stampa Nev, nel 2009 è stato Daniele Garrone (allora Decano della Facoltà) e ancora oggi docente di Antico Testamento: «Il XX settembre 1870, una data fausta per le minoranze religiose in Italia, in primisprotestanti ed ebrei. Perché? Molto semplice: perché fino al 20 settembre gli ebrei potevano vivere nella città del papa solo ghettizzati, i protestanti nemmeno quello. 

Tra la Riforma del XVI secolo e il 1870 a Roma risultano soltanto le seguenti presenze protestanti: quella del pastore Giovan Luigi Paschale, ministro delle chiese valdesi di Calabria, che vi fu condotto nel 1561 per essere processato dall’Inquisizione e che fu arso di fronte a Castel Sant’Angelo; i membri protestanti delle ambasciate europee, che nelle sedi diplomatiche potevano celebrare il loro culto, dovevano esser sepolti “fuori le mura” della città santa; quelli che vennero a stamparvi il Nuovo Testamento durante la Repubblica Romana e che dovettero lasciare la città dopo il rientro di Pio IX e furono così risparmiati dall’assistere al rogo papalino dei testi evangelici. 

Possiamo immaginare – e li condividiamo come cittadini e come cristiani – i sentimenti dei “colportori” che entrarono in Roma poco dopo i bersaglieri con un carretto di Bibbie trainato da un cane che portava una gualdrappa con il nome “Pio IX”!  

XX settembre 1870, una data fausta per l’Italia. 

Veniva posta fine ad une delle ultime e più caparbie monarchie assolute dei tempi moderni, che motivava la sua intolleranza e il suo dominio sulle coscienze e sui corpi non solo con il richiamo ad un generico diritto divino, ma con la specifica pretesa che il papa-re fosse il vicario del crocifisso, una contraddizione in termini, tanto più per ogni lettore del Vangelo.» 

(Daniele Garrone, da NEV – Notizie evangeliche 36/37 – 2009)