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Dietrich Bonhoeffer. Testimone contro il nazismo

176 pagine proposte da Roberto Fiorini per Gabrielli Editori e dal titolo Dietrich Bonhoeffer – Testimone contro il nazismo (15 euro) parlano ancora una volta e con estrema attualità della vita, del pensiero, e della teologia del pastore luterano.

Obiettivo del libro, sostiene l’autore, «É quello di mettere il lettore in contatto direttamente con il pensiero di Bonhoeffer (Breslavia, 4 febbraio 1906 – Flossenbürg, 9 aprile 1945) con la sua parola, con le scelte maturate, con la sua fede, con il suo amore, con l’itinerario che l’ha portato sino al “caso limite”, cioè la sua diretta opposizione alla politica distruttiva del nazismo» e per questo alla sua morte. 

Un libro, ricorda il teologo valdese Paolo Ricca che ne ha curato la prefazione «Si legge tutto d’un fiato. Per tre motivi. Il primo è che il suo contenuto – la storia di Dietrich Bonhoeffer, qui raccontata nei suoi momenti cruciali – possiede un grande potere di attrazione, ed esercita su chi ne viene a conoscenza, un fascino unico: non ci si stanca di sentirne parlare e non è facile staccarsi da una figura come la sua. Il secondo motivo è che in questo libro Bonhoeffer è molto più soggetto che oggetto.

Fiorini, ovviamente, parla di lui, ma, soprattutto, fa parlare lui – prosegue Ricca -; e quando Bonhoeffer parla è difficile non stare ad ascoltarlo; la sua parola è avvincente tanto quanto la sua vita, anche perché, mentre lo si ascolta, si ha l’impressione che ci parli non dal passato, ma dal futuro, come se quest’uomo fosse oggi più avanti di noi, ci precedesse e anticipasse: il suo discorso sul futuro del cristianesimo dopo la «fine della religione» (che in realtà non sembra finita), resta oggi più ancora di allora di un interesse palpitante. Ma c’è un terzo motivo, per cui questo libro lo si legge tutto d’un fiato: è lo speciale punto di vista, inconsueto, ma accattivante, di chi ha imparato a “guardare i grandi eventi della storia universale dal basso, dalla prospettiva degli esclusi, dei sospettati, dei maltrattati, di chi non ha potere, degli oppressi e dei derisi – in una parola dei sofferenti” in un itinerario che lo ha portato sino al “caso limite”, cioè alla sua diretta opposizione alla politica distruttiva del nazismo e alla conseguente salita sul patibolo 75 anni fa, il 9 aprile 1945.

Ora, in diverse parti d’Europa ritornano simboli, messaggi e organizzazioni politiche che evocano quei tempi oscuri nei quali la disumanità raggiunse dei picchi inimmaginabili. 

La chiarezza, la determinazione e l’intelligenza della fede con le quali Dietrich Bonhoeffer affrontò quell’“ora della tentazione”, sono preziosi anche oggi per un discernimento più che mai necessario. Il suo amico e confidente Eberhard Bethge disse: “Bonhoeffer non è alle nostre spalle, ma è ancora davanti a noi”. Bonhoeffer è stato e resta un testimone per chiunque si accinga a percorrere la “via stretta” (Matteo 7,14) della fede e della vita cristiana. Questo libro di Roberto Fiorini lo conferma in maniera egregia». 

La narrazione del testo dunque è finalizzata a dare al teologo luterano la parola. 

I titoli dei capitoli sono parole sue. A parte il primo che è una brevissima biografia, tutti gli altri si aprono con ampie citazioni che mettono Bonhoeffer al centro e a fuoco i temi approfonditi nei singoli capitoli.

Le pagine più intense, afferma in una bella recensione Giuseppina Vitale sul sito di Micromega  «restano, senza dubbio, quelle che rivelano la netta opposizione al nazismo: «La stupidità è il nemico più pericoloso della malvagità» (p. 57), dove per stupidità intendeva la perdita della indipendenza interiore, della capacità di assumere un atteggiamento personale davanti alle situazioni esistenziali. È l’ostentazione esteriore di potenza, che sia religiosa o politica, a provocare la stupidità umana, quello svuotamento di senso e significato che condurrà alla perpetrazione di crimini efferati. Dinanzi alla presa di potere di Hitler, Bonhoeffer avvertì la natura invasiva del totalitarismo in tutti gli ambiti della vita, alimentando sospetto generalizzato e perciò frantumazione dei rapporti sociali. Egli identificò il führer piuttosto con la figura del verführer (seduttore), ossia colui che svia, corrompe e agisce in modo delittuoso nei confronti del seguace come di se stesso. Fiorini, riporta delle bellissime pagine nelle quali il pensiero del teologo di Breslavia irrompe nel nostro tempo, consegnando al lettore finissimi ragionamenti in grado di ispirare le coscienze. Il dissenso scuote anche la chiesa tedesca degli anni Trenta, animata da una ceca accondiscendenza nei confronti del totalitarismo».