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Donne pastore, la forza del cambiamento

Nella Chiesa protestante di Maluku (Gereja Protestan Maluku – Gpm), provincia dell’Indonesia corrispondente alla parte meridionale delle isole Molucche, le donne pastore superano i colleghi maschi, rappresentando il 55% dei 1444 pastori in servizio. Ma non è solo una questione di numeri.

La teologia femminista assume una rilevanza crescente, come si legge in questo articolo del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), al punto da avere spinto nel 2019 la Chiesa, riformata dal punto di vista teologico e presbiteriana da quello ecclesiastico, ad avviare un percorso di formazione ad hoc per le predicatrici.

Il moderatore della Chiesa, il pastore Elifas Tomix Maspaitella, è infatti convinto che sviluppare il pensiero teologico delle donne pastore potrà rafforzare le comunità locali nel loro complesso, in particolare rispetto ad alcune sfide che le vedono impegnate: l’assistenza a donne e bambini in stato di necessità (per esempio tramite la costruzione di case d’accoglienza e protette), ma anche la risposta negli eventi climatici estremi, sempre più frequenti, che colpiscono la zona: dalle inondazioni, agli incendi dovuti alla siccità, agli tsunami, fino ai terremoti, a cui si sono aggiunte le difficoltà causate, o esacerbate, come nel caso delle violenze domestiche, dal Covid-19. Per non parlare di un altro aspetto importante, qui come in altre zone del mondo: la battaglia delle popolazioni native per i loro diritti calpestati, nella fattispecie nel campo dell’industria mineraria.

Finora, 35 pastore hanno partecipato alla formazione, in cui ampi spazi sono stati dedicati alla discussione e all’esplorazione del punto di vista femminista, e il confronto fra donne ha facilitato anche lo scambio di idee per risolvere i problemi che si presentano nelle diverse comunità locali.

L’auspicio è che questo modello, avviato da ex allievi dell’istituto ecumenico di Bossey, in Svizzera, che sostiene fortemente questo tipo di lavoro, possa diffondersi anche in altre chiese, come ha concluso il past. Benjamin Simon, professore di Etica sociale ecumenica all’istituto del Cec.

L’Indonesia è un paese a forte maggioranza musulmana (circa l’87% della popolazione), ma in questa provincia più della metà, il 58%, è cristiano, in seguito alla colonizzazione portoghese e olandese nel 1500-1600. A cavallo del Duemila un contrasto esploso tra le due componenti religiose, durato alcuni anni, ha portato alla distruzione di un centinaio di chiese (ma anche di edifici connessi, come case, scuole e università) e l’uccisione di un migliaio di persone. Ci sono state conversioni forzate, e sono state distrutte anche le comunità miste dove cristiani e musulmani convivevano pacificamente. La situazione si è poi stabilizzata ma la Chiesa è stata impegnata in un lungo e difficile lavoro di ricostruzione e pacificazione.

La Chiesa protestante di Maluku si è costituita nel 1935 distaccandosi dalla Chiesa protestante dell’Indonesia: le chiese locali sono 770, con circa mezzo milione di membri.


Foto: Le pastore partecipanti al programma di formazione teologica della Chiesa protestante di Maluku (past. Jenne Jessica Pieter – CEC/WCC)