Germania, 31 ottobre non più festività?
Dopo la Francia anche la Germania parla di soppressione di festività. Mentre l’Italia ne aggiunge
Come vi abbiamo raccontato in questi mesi c’è un gran trambusto in vari Stati europei attorno ai giorni festivi da eliminare o da aggiungere dai vari calendari nazionali. La Francia stava per eliminarne ben due, l’8 maggio, giorno in cui si ricorda la vittoria degli Alleati sul nazismo, e il Lunedì di Pasquetta, ma dopo varie levate di scudi il provvedimento è uscito dall’agenda. In Italia il Parlamento ha appena votato ad ampia maggioranza la creazione, ma è più corretto dire il ripristino di qualcosa che c’era già tempo fa, di una nuova festività a carattere nazionale dedicata a San Francesco il 4 ottobre. Ora al dibattito si aggiunge la Germania che in nome dell’operosità sta valutando di abolire dal calendario festivo il 31 ottobre, giorno che ricorda la Riforma protestante.
La Chiesa evangelica in Germania (Ekd) replica che i benefici macroeconomici non sono dimostrabili. «Nonostante le sue festività, la Germania è una delle economie più efficienti al mondo. Non ci sono prove empiriche di un effetto positivo dell’abolizione dei giorni festivi» ha dichiarato una portavoce dell’Ekd al servizio stampa protestante (epd). La politica della Cdu Gitta Connemann, commissario federale per le piccole e medie imprese, è la promotrice dell’abolizione. A suo avviso il giorno della Riforma non è più attuale come giorno festivo: «Persino nella Bassa Sassonia, a maggioranza protestante, le chiese quel giorno sono vuote, ha raccontato all’editore “Table Media”» .Il giorno della Riforma è molto più di una festa ecclesiastica, ha sostenuto di contro l’Ekd: «Ricorda una partenza storica che ha plasmato il nostro paese culturalmente, spiritualmente e politicamente. Il Giorno della Riforma rappresenta il rinnovamento ed è proprio per questo che rimane attuale anche per l’economia e la società in tempi di trasformazione. Il riposo e il relax sono un prerequisito per le nostre attività».
Il vescovo regionale della Chiesa protestante della Germania centrale (Ekm), Friedrich Kramer, ha dichiarato che come ex cittadino della DDR, la Germania dell’Est, ha vissuto a lungo in un paese in cui la Giornata della Riforma non è stata rispettata dallo Stato. Ha descritto l’argomentazione secondo cui si poteva fare a meno della festa di fronte alle chiese vuote come «assurda». «Secondo questa logica, si potrebbe anche discutere dell’abolizione della Giornata dell’Unità Tedesca, quando quasi nessuna persona partecipava alle celebrazioni».
La Confederazione delle Chiese Protestanti in Bassa Sassonia ha dichiarato che il suo stato federale ha deliberatamente deciso nel 2018 di introdurre il Giorno della Riforma come giorno festivo. «È un’occasione importante per riflettere insieme sulle radici e sui valori della società liberale e crea un forum per il dialogo tra e con le confessioni e le religioni», ha detto il portavoce Benjamin Simon-Hinkelmann all’epd.
Il Cancelliere Friedrich Merz rilancia con una dichiarazione durante il fine settimana alla televisione ARD: «si potrebbe immaginare di abolire il Lunedì di Pentecoste. Tuttavia, non abbiamo ancora abolito un giorno festivo perché non c’è consenso nella società su questo punto».
Oggi il Giorno della Riforma è riconosciuto come festività ufficiale in nove stati federali su sedici, tra cui quelli della Germania orientale e, dal 2018, anche in regioni del Nord come Brema, Amburgo, Bassa Sassonia e Schleswig-Holstein.
Come scrive il sito della Chiesa luterana in Italia «Per le Chiese evangeliche, il 31 ottobre non è un semplice “giorno libero”, ma il ricordo di un evento che ha trasformato la storia d’Europa e ha dato vita al protestantesimo. È un giorno che invita ancora oggi a riformare la fede, la società e la convivenza civile, nella libertà e nella responsabilità. Come luterani in Italia il giorno della Riforma aiuta a riscoprire le radici della nostra fede, ma anche per guardare con speranza al futuro, nella consapevolezza che la Riforma non è un fatto del passato, bensì un processo continuo di rinnovamento spirituale, culturale e sociale».