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Giulio Regeni. Ieri, l’ennesima presa in giro

Ieri, nel giorno della nuova udienza davanti al Giudice per le indagini preliminari (Gup) per l’omicidio di Giulio Regeni – procedimento che vede imputati i quattro agenti egiziani della National Security Agency, il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati di avere sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore italiano – si è tenuto un nuovo presidio per chiedere verità e giustizia promosso da giornalisti e attivisti davanti al Tribunale di Roma (Piazzale Clodio). 

Udienza, per l’omicidio Regeni, che è stato nuovamente sospesa. La prossima sarà il 10 ottobre. Il motivo della sospensione è lo stesso che aveva indotto la Corte d’Assise (lo scorso ottobre) a non procedere perché i quattro imputati «non sono (sarebbero, ndr) a conoscenza del processo a loro carico, perché non è stato possibile inviare loro la notifica degli atti».

Lo scorso gennaio il giudice aveva chiesto al Ministero della Giustizia di sollecitare la collaborazione delle autorità egiziane per ottenere gli indirizzi degli imputati a cui far pervenire la notifica. Ieri si appreso che le autorità si sono rifiutate di collaborare. Marta Cartabia, ministra della Giustizia, aveva già chiesto (era lo scorso gennaio) un incontro con il ministro della Giustizia egiziano. 

«Prendiamo atto dei tentativi falliti del Ministero della Giustizia di ottenere una concreta collaborazione da parte delle autorità egiziane – ha detto ieri l’avvocata Alessandra Ballerini, legale dei genitori di Giulio Regeni – e siamo amareggiati e indignati dalla risposta della procura di Al Sisi che continua a farsi beffe delle nostre istituzioni e del nostro sistema di diritto. Chiediamo che il presidente Mario Draghi, condividendo la nostra indignazione, pretenda, senza se e senza ma, le elezioni di domicilio deiquattro imputati. Oggi è stata un’ennesima presa in giro». 

Al sit-in a Piazzale Clodio, tra gli altri, l’Associazione Articolo21 liberi di… (leggi l’articolo di Tiziana Ciavardini), rappresentata dalla portavoce Elisa Marincola, la Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi) con il presidente Giuseppe Giulietti, l’Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai) con il segretario Daniele Macheda, il collettivo «Giulio Siamo noi», i genitori di Giulio e tante persone della società civile vicina alla famiglia. Anche attivisti, politici e volti noti televisivi: Aboubakar SoumahoroGianni CuperloGregorio de FalcoFlavio Insinna.

«Non saremo mai liberi da questo dolore – ha detto ieri il presentatore Rai Flavio Insinna, intervistato dal il Fatto quotidiano– e sarebbe un sussulto per tutto il paese trovare la verità per questa famiglia e per Giulio Regeni. Come ha detto la mamma di Giulio “su quel viso, sul viso di mio figlio ho visto tutto il dolore del mondo”. Ecco, noi non dobbiamo darci pace fino a quando non si arriverà alla verità. Lo dobbiamo alla famiglia, ma anche alla parte sana di questo Paese; un Paese che rispetta le regole e che non fa affari con le dittature».