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Honduras. Alternative alla migrazione

Dopo le carovane di persone che hanno lasciato l’Honduras l’anno scorso, con oltre 15.000 richiedenti asilo che hanno viaggiato insieme verso il confine statunitense, altri due gruppi di migranti sono partiti dall’Honduras a gennaio e un terzo è previsto per metà febbraio. Il Messico ha appena ricevuto 9.000 domande di visto umanitario dall’Honduras. A Tijuana, al confine tra Messico e Stati Uniti, circa 750 persone transitano ogni giorno.

Mentre questo fenomeno ha attirato l’attenzione da parte dei media, pochi commentatori si sono chiesti il perché queste persone sono pronte a lasciare tutto e ad affrontare un viaggio, spesso con bambini piccoli, attraverso territori controllati da cartelli della droga e da bande criminali, verso il confine USA ostile e chiuso?

La migrazione verso gli Stati Uniti è antica: ci sono milioni di honduregni, salvadoregni, guatemaltechi e messicani che vivono già negli Stati Uniti, molti dei quali con status irregolare. Ma fino ad ora, queste persone in cerca di asilo e protezione hanno viaggiato da sole o in piccoli gruppi, normalmente al seguito di contrabbandieri. Questo nuovo modo di viaggiare in massa ha diversi vantaggi per i migranti: non solo non devono pagare il danaro che i contrabbandieri esigono, ma viaggiando in gruppi numerosi si evita di cadere vittime delle reti criminali che: trattengono le persone per ottenere un riscatto, uccidono coloro che non pagano, e spesso rapiscono donne e ragazze che finiscono schiave della tratta sessuale.

Per la maggior parte di quelle persone che fuggono dal proprio paese, la violenza è il principale motore. Con il collasso del sistema legale della nazione, i criminali godono di alti livelli di impunità che consentono alle bande e ai gruppi di trafficanti di gestire il paese. Altri fattori che spingono le persone a mettersi in viaggio sono la povertà, l’insicurezza alimentare e il cambiamento climatico.

Per far fronte a queste difficoltà, la Federazione luterana mondiale, attraverso il Programma per il Centro America del World Service, sta lavorando con i migranti che sono tornati in Honduras, offrendo alternative concrete e, soprattutto, segni di speranza a coloro che scelgono di rimanere nel proprio paese. In particolare, il Programma garantisce formazione professionale in carpenteria, elettricità e saldatura, oltre a fornire attrezzature e materiali per l’avvio di microimprese comunitarie e familiari.

I giovani migranti del dipartimento di Olancho hanno creato anche una rete di formazione per la difesa dei diritti umani. Insieme ai funzionari del governo locale, due rappresentanti di questa rete fanno ora parte del primo «Tavolo di protezione» per i migranti rimpatriati a Olancho, nel comune di Catacamas.

Photo: LWF/Sean Hawkey