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Infanzia, diritti non secondari

L’emergenza derivata dalla diffusione del Coronavirus ha comportato una situazione di grande difficoltà sociale e relazionale, oltre ai noti rischi sul piano sanitario e alle difficoltà economiche a livello nazionale. Ma solo con molto ritardo ci si è anche accorti che la sospensione delle attività educative e dell’istruzione hanno determinano una situazione crescente di difficoltà, sia per le famiglie che hanno dovuto provvedere quotidianamente a una gestione dei propri figli non certo di sola cura, ma anche e soprattutto per i bambini e le bambine, per le giovani e i giovani privati della possibilità di frequentare i servizi educativi per l’infanzia operanti sul territorio o la scuola. Per le famiglie, infatti, se da una parte si è sicuramente instaurata un’occasione positiva, pur tuttavia in alcuni casi la convivenza forzata ha indotto momenti di difficoltà nelle dinamiche relazionali, soprattutto in situazioni di povertà educativa ed economica. Mentre anche per i più piccoli, specie quelli in maggiore difficoltà personale, sono stati almeno temporaneamente ridotti alcuni diritti fondamentali, quali quelli all’educazione fin dalla nascita, alle pari opportunità culturali, allo studio.

Questi diritti, oggi fortemente compromessi, non possono essere considerati secondari ad altri, ed è dunque necessaria una forte attenzione in merito a ciò che potrà essere al momento della auspicata ripresa della attività, affinché il virus non produca conseguenze ancor più negative di quelle oggi purtroppo in essere.

Intanto, mi sembra doveroso elogiare l’impegno di tutte quelle educatrici ed educatori, di maestri e maestre, insegnanti e docenti universitari che si sono prodigati e si stanno ancora prodigando, sia nei sistemi educativi e di istruzione sia nei più diversi sistemi di educazione informale anche attraverso metodologie a distanza, per garantire il massimo di continuità didattica e di interazione educativa. 

E certo non possiamo dimenticare che la normativa italiana in merito ai servizi per i bambini e le bambine da 0 a 6 anni oggi prevede (tramite i nidi, le sezioni primavera, i servizi integrativi e le scuole per l’infanzia) un sistema integrato dell’educazione e dell’istruzione che, se coerentemente applicato, ci permette di essere al passo con le migliori acquisizioni metodologiche e gestionali a livello europeo e internazionale. Peraltro, attraverso l’interazione e in alcuni casi il positivo coordinamento di soggetti pubblici, quali lo Stato e gli Enti Locali, e i gestori privati, spesso in convenzione, in affidamento o accreditati dai comuni.

Come Gruppo nazionale Nidi e Infanzia, che rappresento come Presidente, da tempo consideriamo che soprattutto i nidi e le scuole dell’infanzia si sono dimostrati come i contesti più idonei per favorire quei processi di crescita, di autonomia e di apprendimento che la stessa comunità europea indica da anni come fondamentali nei processi di crescita dei più piccoli. 

Auspichiamo dunque che nell’uscita dalla crisi il sistema educativo venga non solo confermato nella sua dimensione attuale, ma addirittura rafforzato nelle sue potenzialità, al fine di garantire tutti i diritti dei nostri giovani concittadini, sanciti non solo dal buon senso comune, ma da norme e disposizioni nazionali e internazionali, non ultima la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, sottoscritta sin dal 1991 dal nostro Paese.

Peraltro, proprio per queste considerazioni, ritengo che i ritardi e le indeterminatezze ancora oggi presenti nella riapertura di questi servizi, soprattutto per i bambini e le bambine tra 0 e 3 anni di cui poco si parla, sia un fatto preoccupante. Così come altrettanto gravi continuano a essere quei pensieri che ricollocano i servizi per l’infanzia nel solo alveo della conciliazione e del sostegno alle famiglie, con ciò confinando in secondo piano quella primaria funzione educativa che prima ho richiamato.

Come Gruppo nazionale stiamo quindi chiedendo, attraverso un appello pubblico, che qualsiasi azione e progetto riferito al sistema integrato dell’educazione e dell’istruzione 0-6 anni si fondi soprattutto sulla dimensione educativa dei servizi, trovando peraltro nel loro potenziamento e non nella loro rimozione una risposta anche alle pur comprensibili esigenze della famiglie. Così come, viste le difficoltà crescenti denunciate sia dai gestori pubblici sia privati, ci sembra necessario che siano previsti adeguati stanziamenti per sostenere con efficacia e prontezza l’intero settore al fine di garantirne la migliore e più efficiente ripresa. Perché sono assolutamente convinto che anche nei servizi educativi per l’infanzia si fonda il futuro della nostra comunità.