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«Ispirati dalla fede per costruire un mondo migliore»

Dal 1 al 9 ottobre si celebra la Settimana mondiale del quaccherismo, il cui tema di quest’anno è «Ispirati dalla fede per costruire un mondo migliore». Sette giorni in cui le comunità presenti nelle più diverse latitudini e longitudini organizzano incontri pubblici, culti, attività intergenerazionali che hanno l’obiettivo di far conoscere la tradizione, la spiritualità e le azioni dei quaccheri nel mondo.

I quaccheri (trascrizione fonetica dell’inglese quakers, dal verbo to quake, “tremare”), noti come «Società degli amici», sono un movimento nato nel Seicento in Inghilterra, negli anni della rivoluzione inglese in cui numerosi gruppi religiosi contestarono la religione ufficiale. Fondatore del movimento fu George Fox che propugnò la riforma carceraria, l’abolizione della schiavitù e la diffusione dell’istruzione elementare.

Per i quaccheri centrale è l’esperienza della «luce interiore», dell’illuminazione spirituale, possibile da vivere in quanto ciascun individuo possiede una presenza di Dio che, nascosta, ha bisogno di essere manifestata. Il movimento si diffuse rapidamente in Inghilterra, soprattutto tra le classi più disagiate. Famoso è il rifiuto dei quaccheri di giurare, di prestare servizio militare, di togliersi il cappello o fare l’inchino davanti a re e magistrati, dal momento che tutti gli uomini erano uguali davanti a Dio. Ne derivarono condanne, arresti e persecuzioni. Ma nulla fermò il movimento che si diffuse anche in America, dove in particolare i quaccheri divennero i difensori della tolleranza religiosa. William Penn, giovane aristocratico inglese convertitosi al quaccherismo, nel 1667 ricevette dalla corona inglese il vasto dominio della Sylvania che, dal suo nome, divenne Pennsylvania, la cui capitale si chiamò Philadelphia (“amore fraterno”, dal greco). La struttura di governo della colonia, avviata nel 1682, promuoveva la tolleranza di tutti coloro che credevano in un solo Dio e la libertà di frequentare il luogo di culto che ciascuno avrebbe scelto secondo la propria sensibilità. In tutta l’America i quaccheri si impegnarono anche per l’abolizione della schiavitù, per l’estensione dell’istruzione popolare e per le riforme nelle carceri e nei manicomi. Si distinsero nella prima e seconda guerra mondiale per la loro opera di assistenza tanto da conquistare il premio Nobel per la pace nel 1947.

La riunione fondamentale di culto (il meeting mensile) è silenzioso, secondo lo schema di Fox, nelle congregazioni più tradizionali; più vicino al culto protestante in altre. Benché negli anni ci sia stato un inevitabile processo di istituzionalizzazione, la dottrina della «luce interiore» fa ancora sì che ogni uomo, donna e anche bambino sia libero di prendere la parola in qualunque meeting. I quaccheri sono impegnati nel movimento ecumenico e, in particolare, lo United Meeting partecipa al Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).

La Settimana mondiale del quaccherismo vedrà coinvolti circa 350mila quaccheri in tutto il mondo. In particolare in Inghilterra, Scozia e Galles – dove il movimento è nato e dove i quaccheri sono circa 23.000 – sono in corso eventi musicali e artistici, rappresentazioni teatrali, dibattiti, culti e momenti di testimonianza.

Peter Rutter, da Shrewsbuty, ad esempio, racconterà nel corso di un programma radiofonico della BBC la sua esperienza di obiettore di coscienza durante la Seconda guerra mondiale. A Bath, invece, andrà in scena l’opera «Io ho detto no», che invita a riflettere sull’obiezione di coscienza al servizio militare (di cui quest’anno ricorre il centenario), sul rifiuto di combattere e sugli aiuti umanitari alternativi.

Alistair Fuller, responsabile dei quaccheri britannici, ha detto, «La settimana mondiale dei quaccheri è un’interessante opportunità per le persone di conoscere il quaccherismo e scoprire la nostra tradizione e la nostra azione nel mondo. Incoraggiamo i quaccheri di tutta l’Inghilterra, la Scozia e il Galles a pensare a modi creativi e coinvolgenti per condividere con gli altri in che modo la fede ha plasmato la propria vita».