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Lucas Cranach il Vecchio: l’artista di mezzo

Un protagonista importante del percorso che stiamo facendo intorno alla Germania del 1500, in occasione del prossimo cinqucentenario della Riforma, è Lucas Cranach detto il vecchio.

Anche lui, artigiano e incisore, come il padre si è formato nella bottega di famiglia ed è legato a Lutero, in particolare per i ritratti che ha realizzato del predicatore e di sua moglie.

Un appassionato di questa figura artistica è Paolo Morlacchetti, pastore della Chiesa Protestante Unita di Francia a Nizza.

«Lucas Cranach è una figura di mezzo perché eredita l’arte del medioevo e si proietta già, da un lato nel rinascimento, e dall’altro lato in un terreno inesplorato per l’epoca, quello delle nuove idee della Riforma. Circa 15 anni fa ho visto una mostra a lui dedicata, a Bruxelles e la domanda che mi sono posto osservando i suoi quadri è stata: come mai Lucas Cranach è considerato colui che ha strutturato l’arte pittorica della Riforma? In lui infatti sono evidenti gli elementi che appartengono al gotico internazionale, al manierismo e alle tendenze pittoriche comuni della sua epoca, così ho cominciato ad approfondire il personaggio e a leggere meglio la sua arte.

Non sappiamo molto dell’infanzia di Cranach, è nato nel 1472 e ha lavorato nell’atelier di suo padre, il percorso tipico di un artista del medioevo; dal 1501 al 1504 ha soggiornato a Vienna e nella valle del Danubio, un periodo particolarmente fecondo per lui, in cui ha dipinto essenzialmente dei nudi femminili, dei quadri religiosi e delle raffigurazioni mitologiche».

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«Un esempio di questo suo primo periodo viennese è il dipinto “Il riposo durante la fuga in Egitto”, dove possiamo vedere gli elementi fondamentali della pittura del primo periodo di Cranach che ci possono far pensare a Bosch. Si possono riconoscere le caratteristiche del paesaggio tipico del gotico internazionale, che si dispiega in profondità, nella distanza, abbastanza confuso ma ordinato al tempo stesso, le forme degli alberi e degli elementi paesaggistici sono molto semplificati. Una caratteristica importante sono i corpi molto chiari che si staccano dallo sfondo scuro e che possono ricordare la pittura di tanti altri artisti dell’epoca. Un elemento importante è che in quel periodo il paesaggio sparisce e diventa secondario, perché l’intento della pittura era un altro: non celebrare i personaggi né avvenimenti storici o inserire elementi simbolici, il centro della pittura diventa la parola biblica e soprattutto la volontà di attualizzarla. Questo sarà un aspetto fondamentale, un fil rouge nell’opera di Cranach nel periodo di Wittemberg, dal quale si separerà soltanto per i ritratti».

«Nella città tedesca Cranach aderisce alla Riforma e diventa pittore di corte del principe elettore Federico il Savio, protettore di Lutero. Questo percorso lo vede arrivare in questa città già celebre e con una rete di contatti e di ordini molto estesa. Una particolarità di Cranach che spesso ignoriamo è che lui conserverà per tutta la sua vita dei clienti che non avevano aderito alla Riforma, rimasti fedeli alla chiesa romana. Produce opere nel quadro della vita della città di Wittemberg e della corte di Sassonia secondo i criteri della Riforma, criteri che costruisce insieme a Lutero, ma continua parallelamente a lavorare per persone che non hanno questa sensibilità riformata.

Sempre a Wittemberg, Cranach apre una stamperia, attività molto importante anche in virtù della sua formazione da incisore, oltre all’importanza della stampa nel favorire la diffusione delle idee della Riforma in’Europa. Molti degli scritti di Lutero sono infatti stampati nella bottega di Cranach, che ha conosciuto il riformatore nel periodo in cui è ancora monaco, legandosi a lui in amicizia: Lucas Cranach e sua moglie saranno testimoni al matrimonio di Caterina Von Bora e Lutero, che a sua volta sarà il padrino della figlia più grande di Cranach, che farà lo stesso per uno dei figli più grandi di Lutero. Molto spesso Lutero si reca da Cranach per controllare la stampa delle sue opere e, secondo molti commentatori, si lamenta delle immagini di nudo e di quelle mitologiche prodotte per esterni all’ambito della corte di Wittemberg.

Cranach è notabile della città di Wittemberg, borgomastro a più riprese, così come altri artisti, ricopre ruoli di rilievo nella vita civile della sua città. In quell’epoca essere artista implicava anche essere molto integrato nel tessuto sociale della vita della società.

Cranach aderisce sinceramente alle idee della Riforma, ma leggendo le sue opere si può capire che da un lato c’è l’adesione intellettuale e di fede dell’artista, dall’altro rimane la sua intelligenza emotiva».

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«La vergine col bambino è un’opera del 1537, anno in cui viene eletto borgomastro per la prima volta. Opera molto particolare perché qui si cimenta con la raffigurazione di una maternità in stile protestante, infatti possiamo notare che Maria non ha nessun segno che appartiene all’iconografia precedente: non ci sono aureole e non c’è un’accentuazione dei caratteri della maternità; è una giovane donna con un bambino in braccio che la accarezza protendendosi verso di lei. Anche Gesù non ha nessuna caratterizzazione simbolica cristica, è veramente un bambino; siamo di fronte a una madre e a un figlio che potrebbero essere chiunque. La storia particolare di quest’opera è che oggi è oggetto particolare di pietà nella chiesa cattolica. Si trova nella cattedrale di Salisburgo ed è molto celebre in Austria, in particolare nel Tirolo e mostra come, in un certo senso, in questa raffigurazione della maternità che voleva essere protestante, Cranach ha mantenuto dei tratti legati alla sua sensibilità personale ma parlando un linguaggio che è diventato in un certo senso ecumenico. Un’opera che doveva essere la capofila di una rappresentazione della maternità protestante è diventata oggi un quadro nell’iconografia cattolica e ci fa capire bene come Cranach si situa, da un punto di vista pittorico e della sua arte, in una terra di mezzo».

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In Adamo ed Eva troviamo delle tracce dell’influenza che Dürer ha avuto su di lui. La prima cosa che colpisce, così come in altre raffigurazioni dei due personaggi del racconto di Genesi 2, è che hanno l’ombelico, un’incongruenza totale. Le tracce di Dürer si trovano nella raffigurazione degli animali attorno alla coppia che non hanno tratti simbolici o mitologici accentuati, sono proprio animali come si posso incontrare in natura. Possiamo anche notare che dietro ad Adamo ed Eva ci sono un agnello e un leone: un riferimento biblico al libro del profeta Isaia perché c’è comunque la volontà di esprimere un radicamento biblico che va al di là dei due protagonisti ma che percorre tutta la Bibbia, perché il riferimento a Isaia si ritrova anche in altri libri delle Scritture.

L’animale è demitologizzato, il paesaggio è molto più leggibile rispetto al gotico precedente e abbiamo dei riferimenti biblici che vanno al di là del semplice racconto di Genesi 2. Un’opera del periodo di Wittemberg molto importante».

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«Per fare un paragone possiamo vedere come anche in questo schizzo di leone di Dürer manchino i riferimenti mitologici dell’animale. Dürer, di qualche anno più anziano di Cranach, ha avuto modo nel periodo viennese di lavorare con lui».

«Nel periodo della Riforma credo che ci siano tre criteri fondamentali nell’opera di Cranach. Il primo è che, al di là dei ritratti, le opere hanno tutte un riferimento biblico che va al di la del testo stesso, come vediamo in Adamo ed Eva. Le opere che si iscrivono nel contesto storico del presente, quindi la Germania del nord e dell’est e hanno uno scopo importante che è quello dell’attualizzazione del messaggio biblico, non quello storico e celebrativo. Un esempio, da questo punto di vista è la pala d’altare di Wittemberg che si trova nella cattedrale».

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«Qui è raffigurato Lutero che predica, in mezzo si vede l’ultima cena dove si trovano, vestiti in modo particolare, Lutero e Melantone. Un modo di trasporre il messaggio della Riforma nei fondamenti della fede cristiana. Non c’è più una funzione iconografica legata al culto e alla liturgia ma diventa un mezzo esplicativo e didattico nei confronti della comunità».

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«I ritratti di Martin Lutero e Caterina Von Bora sono molto importanti per noi soprattutto in questa ricorrenza del 2017. Molti critici notano una discrepanza tra l’adesione entusiasta di Cranach alla Riforma e il modo in cui egli stesso legge il personaggio di Lutero come si ritrova nell’espressione del protagonista: il riformatore non è rivestito da luce eroica nel suo sguardo, non è neanche in una dimensione benevola, è in una fase di calma riflessiva che sembra ben esprimere la caparbietà del personaggio. Cranach, ritraendo l’amico, non può impedire a se stesso di raffigurarlo come lui lo percepisce dal punto di vista affettivo e umano. Siamo molto lontani dall’apologia, sappiamo che nella ritrattistica molto spesso si cercava di mettere in evidenza gli aspetti positivi della persona, mentre qui Lutero è naturale, certamente con le sue qualità ma anche con i suoi difetti. La stessa cosa vale per la moglie. Questo ritratto mette in scena una coppia normale, impegnata in una realtà molto più grande di loro che affrontano con grande coraggio e grande determinazione, però sono una coppia che si ama e che costruisce la propria vita assieme. Non c’è nulla di eroico o di accentuato in questo ritratto, c’è semplicemente la vita come l’artista la percepisce».