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Pietre d’inciampo

Da alcuni anni a questa parte in alcune città italiane sono state deposte delle pietre d’inciampo. Si chiamano così dei cubetti di porfido – tipo i sampietrini a Roma –, posti nel selciato cittadino e coperti da una targa d’ottone sulla quale compare il nome di una persona, la data di nascita e quella di morte. Per esempio a Torino, in corrispondenza del numero 8 di via Parini, davanti al Liceo D’Azeglio, si trovano queste due pietre d’inciampo, che ho preso a caso da una lista di molte altre sparse nel capoluogo piemontese: una riporta il nome di Virginia Montalcini, nata a Torino il 12 ottobre 1920 e morta ad Auschwitz il 6 febbraio 1944. La pietra che le sta accanto ricorda Franco Tedeschi anche lui torinese, nato il 1° febbraio 1922 e morto a Mauthausen il 19 marzo 1945. Pietre d’inciampo sui luoghi della nostra quotidianità, sul percorso che ogni giorno ci porta a scuola, al lavoro, in chiesa; sulle vie dello shopping e del tempo libero. Pietre che fanno inciampare la nostra quotidianità, spesso inconsapevole, nelle vicende e nelle storie di altri esseri umani, di studenti di un liceo nel quale magari oggi vanno i nostri figli, di persone che abitavano nel palazzo di fianco al nostro, famiglie che risiedevano nella nostra via, e che sono state strappate nel modo più osceno e drammatico alla vita, ai loro cari, spesso nel silenzio di chi assisteva.

Le pietre d’inciampo sono una benedizione. Mi sento di dirlo, non solo per la loro funzione, ma anche perché l’artista tedesco Gunter Demnig, che vent’anni fa le ha pensate e create, ha usato un’immagine biblica. Nel Nuovo Testamento, infatti, Gesù stesso è la pietra d’inciampo. Gesù è la pietra d’inciampo per il religioso troppo sicuro e orgoglioso della sua santità e giustizia. Gesù è la pietra d’inciampo per il ricco che interpreta il suo benessere come una benedizione e disprezza il povero, dimenticato da Dio. E certamente Gesù, l’ebreo Gesù, è una pietra d’inciampo per le chiese cristiane nel loro insieme e per i singoli cristiani di ogni tradizione che hanno creato nei secoli un terreno fertile per l’odio verso gli ebrei attraverso discriminazioni, cacciate, creazioni di ghetti, e tolleranza per chi usava loro violenza.

Lo scorso 27 gennaio abbiamo celebrato il Giorno della Memoria per ricordare le vittime dello sterminio nazi-fascista degli ebrei. Una giornata di pietre d’inciampo, benedizione per la nostra vita, spesso troppo inconsapevole. Pietre d’inciampo di cui abbiamo più che mai bisogno oggi, quando sta montando in tutta Europa una rabbia indistinta, verso tutti, e che con estrema facilità finisce per indirizzarsi verso lo straniero, il profugo disperso nella diaspora del mondo, il diverso. 

Foto: By LalupaOwn work, CC BY-SA 3.0, Link