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Rai e «Protestantesimo». Una storia, due compleanni

Era il 3 gennaio del 1954 (domenica) quando la Rai iniziò le sue trasmissioni. Nel 1952 era partita una fase sperimentale di trasmissione, ma solo nel 1954 arrivarono le immagini del primo telegiornale. I due speaker ( Mike Bongiorno e Armando Pizzo – annunciati da Fulvia Colombo) presentarono ( il programma era Arrivi e partenze) l’evento così: «La televisione italiana ha iniziato oggi il regolare servizio con l’inaugurazione ufficiale degli studi e delle attrezzature di Milano, Torino e Roma, trasmessa in telecronaca diretta». 

Quando la Rai inizia dunque le trasmissioni, gli abbonati sono solo 88.000, nel giro di quattro anni saranno più di un milione.

Correva invece l’anno 1973, giovedì 4 gennaio, quando per la prima volta nella storia della televisione italiana (e con quasi vent’anni di ritardo rispetto all’inizio delle trasmissioni regolari del 1954), entrarono in scena due trasmissioni di 15 minuti ciascuna dedicate alle due minoranze religiose storicamente presenti nel paese: ebrei e protestanti. 

Rileggendo a distanza la storia, tre fatti contribuirono a questo successo. 

Il primo fu la nascita, nel 1967, della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) la quale, dotandosi di un Servizio stampa, radio e televisione, cominciò da subito ad incalzare la Rai, lamentando l’assenza totale di pluralismo religioso in televisione. 

Colloqui, promesse, assicurazioni, passarono così cinque anni. 

Il secondo fu il nuovo clima ecumenico inaugurato da papa Giovanni XXIII. 

Il terzo fu l’imminenza (si fa per dire, siamo pur sempre in Italia), di una legge di riforma della televisione, che fu poi varata nel 1975, ma della quale si discuteva ormai da anni. 

Il direttore generale del tempo, Ettore Bernabei, prevedendo e soprattutto prevenendo la possibilità che la nuova legge obbligasse la Rai ad aprirsi ad un autentico pluralismo, giocò d’anticipo, in un momento in cui poteva ancora modellare un pluralismo prudente, anzi prudentissimo: le due trasmissioni dedicate alle minoranze furono così collocate in un deserto televisivo, cioè il secondo canale. 

15 minuti ciascuna, una dopo l’altra, dalle ore 18 alle 18,30. 

Per i primi tre anni, negli archivi di cineteca della Rai le puntate di «Sorgente di vita» e di «Protestantesimo»furono catalogate come rubriche «a-cattoliche». 

Il 31 ottobre del 1976, le due rubriche, da settimanali diventano quindicinali e spostate nel palinsesto di terza serata – allora riconducibile come orario alle 22,30 – con una durata di 30 minuti ciascuna. 

Mantennero quest’orario (più o meno stabile) sino alla primavera dell’86, quando ebbe inizio l’infausta escalation che le portò a precipitare verso la barriera della mezzanotte; ormai sono tanti anni che le due rubriche si collocano in un orario compreso tra l’1,30 e le due di notte (fatto salvo il nuovo palinsesto e le nuove disposizioni che le hanno inserite nel terzo canale Rai e con orari leggermente diversi), un dato però che ben rappresenta il reale clima politico ed ecumenico che vive il nostro Paese. 

Nonostante questi orari proibitivi, le due rubriche tuttavia vantano un indice d’ascolto più che dignitoso. 

Inoltre, dal 1992, alla programmazione quindicinale della rubrica «Protestantesimo» sono stati poi aggiunti 4 culti: Natale, Pasqua, Pentecoste e Riforma, trasmessi in Eurovisione e offerta un’opportunità in più, ormai consolidata da anni, uno studio Rai dedicato. 

Allo stato attuale l’informazione religiosa della Rai è ancora tendenzialmente di stampo cattolico, le rubriche «Protestantesimo» e «Sorgente di vita» sono due «felici finestre» rispetto ad altre realtà religiose e che spesso non ottengono nemmeno visibilità all’interno dei telegiornali e di altri programmi in palinsesto: Buddisti, Induisti, Baha’i, o cristiani come le Comunità di base, i Testimoni di Geova ed altri ancora. 

«Protestantesimo» oggi è un megafono (all’insegna della libertà religiosa – argomento dirimente per la Fcei) per tutte le minoranze religiose (poco rappresentate) e presenti in Italia. 

Di Islam in tv si parla, vero, però quasi sempre in modo fuorviante.

Buon compleanno dunque alla Rai e alla nostra rubrica «Protestantesimo».