csm_lasapienza_78a46845ca

A Roma abbiamo un problema: i fascisti

Il reticolo di strade attorno a Viale Aldo Moro, l’ingresso principale dell’Università La Sapienza, è presidiato da decine di camionette e agenti di polizia in assetto antisommossa. C’è anche un camion con gli idranti. Poco distante, vicino alla biblioteca nazionale, all’angolo tra Via San Martino della Battaglia e Via del Castro Pretorio, sostano una ventina di uomini. Schierati. Impugnano bastoni. Sono le “squadracce” al comando di Roberto Fiore, portavoce nazionale di Forza Nuova che qualche giorno prima avevano annunciato l’intenzione dei suoi “camerati” di impedire l’ingresso nell’ateneo capitolino al sindaco di Riace Mimmo Lucano; il quale era stato invitato a tenere una lectio magistralis alla facoltà di Lettere, sul modello riacese di accoglienza e integrazione dei migranti. 

 

Per “motivi di ordine e sicurezza pubblica”, poi, il questore di Roma, Carmine Esposito, aveva vietato il permesso di manifestare ai neofascisti, con il leader di Forza Nuova, Roberto Fiore che aveva comunicato l’intenzione dei suoi uomini di sfidare comunque il divieto della questura. E con la tensione, che, a Roma, dunque, continuava a salire; perché nel frattempo sin dalle prime ore della mattinata centinaia di studenti raggiungevano il piazzale dell’Università per “presidiarla dalle provocazioni dei fascisti”, si legge in un volantino distribuito all’ingresso dell’ateneo. Sono le ore 15 quando la tensione si scioglie definitivamente, con un boato di gioia che accoglie l’arrivo di Mimmo Lucano.

Gli studenti antifascisti ora sono quasi tremila, e, intonando Bella Ciao e cori a sostegno di Lucano, lo accompagnano con un breve corteo dagli ingressi dell’ateneo fin dentro la facoltà.  Quando il sindaco di Riace arriva davanti alla scalinata della facoltà di Lettere e Filosofia dedicata a Paolo Rossi, lo studente ucciso lì davanti dai fascisti è un tripudio. L’Aula 1 che dovrebbe ospitare l’intervento del sindaco è naturalmente gremita in ogni posto. Centinaia di studenti restano fuori dall’aula. È un giorno di festa. Il pericolo rappresentato dalle provocazioni fasciste, per ora, è scampato.

Ma quel che è certo è che restano ancora un rischio per la democrazia i gruppi neofascisti capitolini così variamente denominati: da Forza Nuova a Casa Pound, dalla disciolta Militia a ciò che resta della disciolta anch’essa e poi rifondata Avanguardia Nazionale del “comandante” Stefano Delle Chiaie, un passato da terrorista nero fin dalla prima metà degli anni’70 e un presente da reclutatore di giovani camerati nelle periferie romane.  

Dalle rivolte aizzate contro gli stranieri alle aggressioni ai giornalisti. Il Fascismo è opinione? Che tali gruppi rappresentino un vulnus nella democrazia, oltre che un pericolo per gli abitanti romani, dunque, a riferirlo sono i recenti fatti di cronaca, cioè le rivolte contro gli stranieri aizzate dai vari gruppi dell’estrema destra, dai fatti avvenuti all’interno del quartiere di Torre Maura nello scorso aprile a quelli altrettanto tristemente noti avvenuti nella borgata di Casal Bruciato, ai piedi della antica via Tiburtina, appena qualche giorno fa.                     Capita anche che i giornalisti Federico Marconi e Paolo Marchetti de L’Espresso che hanno cercato di documentare con il loro lavoro le saldature tra camerati vecchi e nuovi, vengano picchiati in pieno giorno, all’interno del cimitero monumentale del Verano. È accaduto all’inizio dell’anno, lo scorso 7 Gennaio, alla presenza della polizia, mentre all’interno del cimitero si svolgeva il rito nero di commemorazione dei “morti di Acca Larentia”. Tra gli autori dell’aggressione ai giornalisti quel giorno troviamo Giuliano Castellino, portavoce romano di Forza Nuova, che all’epoca dei fatti era stato appena scarcerato, ed era sorvegliato speciale, imputato del reato di truffa al sistema sanitario nazionale. 

 

Oggi, proprio per quelle botte ai colleghi, invece, Castellino si trova agli arresti domiciliari nella sua casa nel quartiere Monteverde, aggiungendo così un altro tassello al suo già ricco bagaglio di estremista nero; un curriculum fatto di frequentazioni con i gruppi ultras neofascisti della Curva Sud della Roma, dalle sigle Opposta Fazione, Boys, Padroni di Casa, ma anche di amicizie illustri, come quelle con i sodali del boss Massimo Carminati, documentate dagli atti del processo Mafia Capitale, e di parentele altrettanto illustri con personaggi in “odor di malavita”, come la stessa inchiesta del settimanale l’Espresso, “Fasci protetti”, curata da Federico Marconi, ha ben documentato. 

Il saluto dei camerati. Se lo sdoganamento dei fascisti a Roma è un processo concluso. E tuttavia non si tratta della presenza di un estremismo nero che è relegato nelle curve o nei bar delle periferie capitoline. È un processo di avanzamento, quello dei gruppi e delle personalità che si richiamano al fascismo, che, almeno a Roma, è stato sdoganato da almeno un decennio, da quando, cioè, uno di loro, Gianni Alemanno diventa il sindaco della Capitale, portando in dote con sé nell’amministrazione della Città tutta una serie di personalità con un passato addirittura di militanza negli ex Nar (nuclei armati rivoluzionari). 

Dunque, che le parole, le immagini e le pratiche nostalgiche del “ventennio” siano per così dire ampiamente “sdoganate” nella capitale d’Italia, lo dimostra plasticamente un dettaglio. È la foto di un manifesto apparso nelle scorse ore vicino la centralissima Piazza San Giovanni che annuncia per oggi una cerimonia in Piazza Tuscolo per ricordare l’ex senatore del Pdl Peppino Ciarrapico. 

L’iconografia è firmata dai “Camerati” e l’iniziativa in ricordo di Ciarrapico è promossa dal Cis, il Centro di iniziative sociali diretto dal senatore Domenico Gramazio, si legge nel manifesto. Il figlio del senatore Gramazio si chiama Luca, era un enfant prodige della destra estrema romana, considerato il collante tra il palazzo e la strada dei Neri, ed è stato di recente condannato in appello a 8 anni ed 8 mesi di carcere.