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Terremoto in Turchia. Continuano le operazioni di soccorso

L’Alleanza battista turca ha fatto sapere ieri che il numero dei morti ha raggiunto più di 7.000 persone e più di 40.000 sono i feriti. «Purtroppo – si legge nella nota inviata alla Federazione battista europea (Ebf) –, il bilancio è destinato ad aumentare. Più di 10.000 edifici sono crollati. Nella regione fa molto freddo. Ci sono ancora persone in attesa di essere salvate. Purtroppo, molte persone sono morte congelate mentre aspettavano negli edifici. Il terremoto non ha colpito solo i centri urbani e le loro periferie, ma anche i villaggi più lontani. Poiché le strade sono distrutte e l’aeroporto è danneggiato, è molto difficile raggiungere alcuni villaggi e le persone che vi abitano. Le strade vengono riparate lentamente. Le strade di Antiochia si sono riempite d’acqua a causa dell’innalzamento del livello del mare dovuto al terremoto. In dieci città è stato dichiarato lo stato di emergenza. 13 milioni di persone vivono all’aperto. L’elettricità e il gas sono stati tagliati per evitare incendi ed esplosioni».

Nella nota si riferisce anche che il pastore Abdullah è andato nel distretto di Kahramanmaras/Türkoğlu, sua città natale. «Da quando è lì è molto difficile comunicare con lui perché non c’è elettricità. Alcuni dei suoi parenti sono morti, altri parenti si riparano nelle macchine perché hanno paura di entrare negli edifici: il pastore Abdullah cercherà di portare i suoi parenti a Istanbul. Intanto il clima è molto freddo, quindi c’è il rischio che i bambini contraggano la polmonite. Tutti i negozi della zona sono stati saccheggiati. Quasi tutti gli edifici della zona sono distrutti. Manca il gas, e il pastore Abdullah sta comprando carbone e lo sta distribuendo alle persone perché possano riscaldarsi. A Kahramanmaras c’è una piccola chiesa domestica e i membri vivono tutti all’aperto».

Per quanto riguarda invece il pastore della Chiesa battista di Adana, che ricopre il ruolo di segretario generale dell’Alleanza battista turca, le notizie sono che la sua famiglia e i membri della chiesa stanno vivendo nelle auto e nei parchi. L’edificio in cui si riunivano come chiesa è vecchio e non può essere utilizzato.
Ad Antiochia, invece dove c’è una piccola chiesa domestica, un membro di chiesa ha riferito che c’è un urgente bisogno di acqua e cibo. Il numero di persone morte è molto alto e i membri della chiesa hanno perso molti parenti.

Anche a Gaziantep c’è una chiesa domestica che il pastore Ertan ha visitato diverse volte. I membri della comunità stanno bene, ma c’è un grande bisogno di acqua e pane.

Le squadre di soccorso dell’Hungarian Baptist Aid controllano più di duemila case intorno ad Antakya, una città al confine con la Siria dove, secondo le autorità locali, centinaia di persone sono rimaste bloccate sotto le macerie. I sette cani del team battista Rescue24 hanno iniziato a lavorare in turni di 4 ore. I soccorritori hanno condiviso la buona notizia di aver trovato ancora persone in vita! Alle 21 circa di ieri i soccorritori hanno estratto un ragazzo e hanno iniziato le cure mediche prima di riprendere le ricerche.
Il team di ricerca, soccorso medico dell’Hungarian Baptist Aid è arrivato ad Antakya martedì pomeriggio, dove ha allestito la propria base e ha iniziato a cercare le coordinate fornite dalle autorità locali. L’Autorità turca per la gestione dei disastri (AFAD) ha informato di 3381 vittime, 20426 feriti e 5775 edifici crollati dopo il terremoto di magnitudo 7,8 che ha scosso la Turchia.

Aggiornamenti sono giunti anche dalla Siria attraverso la Lebanese Society for educational and social development (LSESD).
In Siria il tragico terremoto ha aggravato ulteriormente la situazione di una popolazione già traumatizzata e stremata da 11 anni di guerra, difficoltà economiche e condizioni di vita precarie.
La tempesta invernale che si è abbattuta sulla regione dalla scorsa settimana sta rendendo ancora più difficili le operazioni di soccorso.
Mazen Hamati, pastore della Chiesa evangelica battista del Redentore a Safita e Tartous in Siria, ha esortato i battisti della famiglia mondiale a pregare non solo per le famiglie in difficoltà affinché ripongano la loro fede in Dio, ma anche per la fermezza della Chiesa locale che è attiva sul campo per rispondere ai numerosi bisogni. «In una situazione in cui la speranza scarseggia – si legge in una nota della LSESD –, la Chiesa locale deve essere il rifugio di cui le persone hanno bisogno.

Il team di Merath, Ong cristiana in Libano, sta già coordinando una risposta d’emergenza con le chiese siriane partner nelle aree colpite, pianificando al contempo i bisogni a medio e lungo termine che sicuramente deriveranno da questa nuova catastrofe».