
Uruguay, cinque parole per un viaggio
Un gruppo di persone dalle valli valdesi, ha “reso” la visita dei fratelli e delle sudamericane, avvenuta l’anno scorso
Radici, viaggio, frontiera, libertà e sorriso: queste cinque parole, seguite da riflessioni, immagini e canti hanno accompagnato il nostro gruppo durante il viaggio in Sud America dal 20 aprile al 3 maggio.
Cinque parole che sono le tappe di un percorso, quello di andata e ritorno tra due lati del mondo, che nel febbraio 2024 aveva portato la corale di Cosmopolita e il gruppo Viento Sur in visita alle valli valdesi e che molto tempo fa aveva condotto famiglie valdesi verso nuove terre.
In effetti, le comunità del Rio de la Plata sono nate dai flussi migratori che hanno spinto, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, molte famiglie valdesi a mettersi in cammino per un viaggio di speranza e di fortuna verso una nuova vita. Oggi, queste stesse terre diventano per noi la meta di un viaggio in cui si fondono radici, amicizia, legami e fede.
Molti tra noi sognavano da tempo di fare un viaggio nel Sud America. Grazie all’organizzazione del nostro pastore Stefano e alla calorosa ospitalità che ci hanno riservato i nostri amici uruguayani, abbiamo potuto realizzare questo desiderio.
Nel corso della prima settimana, siamo stati accolti nelle famiglie di Colonia Cosmopolita, un piccolo villaggio nel dipartimento di Colonia nel sud dell’Uruguay. Questo dipartimento è caratterizzato da un territorio pianeggiante, case basse spesso senza recinzioni, strade dritte dritte e semideserte, frutteti e campi a perdita d’occhio.
Dominano il paesaggio i grandi allevamenti di bovini, in particolare da latte, soprattutto per la produzione del tipico dulce de leche che tanto ha conquistato i nostri palati.
In questo viaggio oltre oceano abbiamo incontrato un pezzo di famiglia che non pensavamo di avere e, anche a migliaia di chilometri di distanza, ci siamo sentiti a casa, accolti con affetto e calore da persone che fino a pochi giorni prima la maggior parte di noi non conosceva.
È stato emozionante condividere discorsi in dialetto con persone ancora legate alle proprie radici, cantare il Giuro di Sibaud in francese e recitare il Padre Nostro insieme ma ognuno nella propria lingua.
Una stessa comunità, una stessa fede, la stessa volontà di essere attenti e sensibili di fronte alle difficoltà e alle contraddizioni del mondo, lo stesso desiderio di fratellanza e comunione.
La seconda settimana abbiamo attraversato il grande Rio de la Plata, un fiume che sembra un mare, costeggiato da meravigliose spiagge di sabbia fine. Attraversandolo siamo giunti in Argentina, pronti a riempirci occhi, cuori, menti e palati di altri colori, suoni, odori e sapori. Buenos Aires ci ha accolti con il sole e con la sua vivacità culturale, nonostante le molte contraddizioni che la connotano. Una città la cui storia recente ha scritto pagine tragiche e che oggi ancora vede compromessa la costruzione di una società libera, democratica e plurale.
In queste due settimane abbiamo messo radici nell’altrove, come piante che si nutrono di allegria e relazioni positive, di sorrisi che scaldano e fanno crescere, permettendo di guardare al proprio mondo e al mondo con uno sguardo rinnovato e di immaginare un futuro senza frontiere né barriere.
Un altro continente, altri cieli e terre, un’altra lingua, altre consuetudini e stili di vita, al ritmo del candombe, in un Uruguay così lontano eppure così vicino…

