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WACC: Portare alla ribalta mondiale il tema del sessismo nei media

Il tema relativo alla presenza e alla rappresentazione femminile nell’informazione sarà oggetto, l’anno prossimo, della 62esima Sessione della Commissione delle Nazioni Unite sullo Status delle donne (CSW): è quanto si apprende dal sito dell’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (World Association for Christian Communication – WACC), da 25 anni in prima linea nel campo dell’advocacy a favore dei diritti delle donne nell’industria mediatica, anche grazie al suo progetto di monitoraggio mondiale dei media (il cosiddetto Gender Media Monitoring Project – GMMP), la ricerca su scala mondiale più longeva relativa alla presenza delle donne nei mezzi d’informazione.

In un recente evento collaterale della 61esima Sessione della CSW (in corso a New York, USA, fino al 24 marzo), organizzazioni e associazioni che fanno parte della “Global Alliance on Media and Gender” (GAMAG) patrocinata dall’UNESCO, tra cui la WACC, si sono fatte promotrici affinché alla prossima Sessione del CSW sia riportata alla ribalta dell’attenzione mondiale la questione del sessismo nei media.

“L’ultima volta che il tema ‘genere e media’ è stato oggetto di una risoluzione della CSW era il 2007, dieci anni fa -, fa sapere Sarah Macharia, coordinatrice per la WACC dei programmi su genere e comunicazione, nonché del GMMP -. Come facenti parte della GAMAG crediamo di avere la conoscenza, l’expertise e le capacità organizzative per proporre una discussione che vada con spirito critico a fondo delle questioni”.

Per la segretaria generale della WACC, la pastora luterana Karin Achtelstetter, l’uguaglianza di genere nei media e l’agenda ONU post-2015 sugli “Obiettivi di sviluppo sostenibile”, sono strettamente correlati. I media, solo se sapranno rispecchiare l’effettivo contributo che le donne danno alla società, potranno essere anche impulso per l’emancipazione femminile, con la conseguente plusvalenza in termini di sviluppo globale: “le responsabilità che ha il sistema mediatico nel diffondere, giustificare e normalizzare le ineguaglianze e discriminazioni tra bambini e bambine, ragazzi e ragazze, donne e uomini, sono ingenti – afferma Achtelstetter -.  Le politiche di sviluppo hanno sottovalutato il ruolo che hanno i media nelle lotte a favore dell’uguaglianza di genere negli ambiti della politica, dell’economia e socio-culturali. Ne va non solo dello sviluppo a livello planetario, ma anche della libertà di espressione”, conclude la pastora Karin Achtelstetter.

Lo scorso 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani e conclusione dei “16 giorni per vincere la violenza contro le donne”, la WACC ha lanciato la sua Campagna per l’eliminazione del sessismo nei media entro il 2020. Questa campagna, che si basa sulle raccomandazioni dell’ultimo rapporto del GMMP, vuole incoraggiare e assistere chi a livello nazionale è impegnato sul fronte della difesa dell’uguaglianza di genere, aiutando a tracciare politiche e pratiche mediatiche tese alla realizzazione della produzione di notizie che siano “gender-etiche”.

Immagine: via Flickr – Department of Foreign Affairs and Trade